Pinguini Tattici Nucleari: l’unico modo per dimostraci affetto è lanciarci affettati

Un po’ di anni fa ascoltai “Bagattelle” brano che poi divenne virale in tutte le mie playlist, di lì a poco approfondì e scopri il mondo dei Pinguini Tattici Nucleari. Si tratta di un gruppo di coetanei che sapeva fare buona musica, oggi hanno un contratto con la Sony e mezza Italia canta le loro canzoni ma per me sono sempre la voce nelle mie cuffiette. Ho fatto due chiacchiere con Riccardo Zanotti ma più che un’intervista questo è l’incontro tra l’artista e un suo fan.

Riccardo con “Fuori dall’Hype” siamo arrivati al quarto album, diciamo che siete diventati adulti?

Adulti penso che non lo diventeremo mai, sinceramente spero di morire prima. Forse abbiamo capito un po’ di cose in più e siamo diventati giusto un pelo più maturi, ma niente di più.

L’album precedente “Gioventù Brucata” era completamente autoprodotto e finanziato con una campagna su Musicraiser, il percorso che vi ha portato a questo album è stato diverso?

Noi abbiamo sempre deciso di intraprendere una strada del tutto indipendente, poi quando è uscito “Gioventù Brucata” ci siamo resi conto che il progetto stava diventando troppo grosso per gestirlo solo noi sei. Quindi abbiamo deciso di cominciare a collaborare con persone che potevano permetterci di mandare avanti al meglio il progetto.

Ma quindi prima di questa decisione eravate solo voi sei?

Si fino alla fine del 2017 c’era solo la musica ed i social, era un nostro passatempo nonostante tutto stesse andando già molto bene. Penso infatti di poter dire che eravamo una delle band più grosse indipendenti sul serio, è davvero molto raro se non impossibile trovare qualcuno che faceva come noi.

La tua è una scrittura piena di citazionismo, di metafore e di allegorie. Riesci ad incastrare tutto come un tetris è molto difficile o ti riesce naturale?

Ti ringrazio per i complimenti  e ti dico che dipende da canzone a canzone, per qualche strana alchimia le canzoni che sono andate meglio sono quelle che ho scritto in meno tempo, per esempio Irene l’ho scritta in 20 minuti.

Le citazioni e le metafore non si costruiscono di solito, sono comunque qualcosa che viene furori dall’esperienza se cito un libro, una serie tv o un videogioco è perché in quel momento li sto vivendo. Osservo molto la quotidianità e quello che vivo e lo inserisco nella musica, non sto molto tempo a riflettere su quello che posso e non posso scrivere lì ma è una sorta di flusso.

Certo è che c’è un grande lavoro successivo, infatti non mi reputo una persona celere nello scrivere, perché dopo l’ispirazione del momento c’è un duro lavoro di rivisitazione costante del testo . E’ un punto di equilibrio.

Il 6 ottobre del 2017 pubblicasti questo post dove in un certo senso preannunciavi Scatole, era uno spoiler?

Qualche giorno fa mi è arrivata a casa la laurea da Londra, per posta. Ricordo che da piccolo guardavo il diploma da geometra di mio padre, appeso in soffitta, e non vedevo l’ora di avere anche io una teca con dentro un foglietto che attestasse che sapevo qualcosa. Mio padre, da buon bergamasco, fa il muratore, e avrebbe voluto per me un futuro da architetto, o ingegnere, e devo dire che ci ho anche pensato. Poi è arrivata la mia adolescenza, che come tutte le adolescenze può essere riassunta dal titolo dell’album d’esordio degli Arctic Monkeys.

Allora cercai in tutti i modi di fuggire da questo futuro edile che mi si presentava come un testimone di Geova al campanello. Non mi ci vedevo proprio a progettare case, che alla fine se ci pensi sono soltanto scatole dove la gente si rifugia quando fa freddo. Io sognavo più in grande, volevo il mondo.

Quindi decisi che volevo fare il musicista, e mio padre accettò a patto che un giorno gli possa far conoscere Vasco. Ho scelto di andare a Londra a studiare musica per tre anni, e gli è andato bene. Ormai si era rassegnato al futuro che mi ero scelto e si era seduto a bere un caffè coi testimoni di Geova. Alla fine mi sono laureato ed ora ho un pezzo di carta in una teca che attesta che so qualcosa. So scrivere canzoni, che alla fine se ci pensi sono scatole dove la gente si rifugia quando fa freddo.

RZ (che sta scrivendo nuove canzoni)

Spoiler no, perché le persone non immaginavano che fosse una canzone, in quei giorni avevo appena finito di scrivere Scatole e decisi di vedere se quello che avevo scritto potesse piacere attraverso un post. Dopo un anno e mezzo abbiamo fatto uscire l’arcano. Tra l’altro in pochi si ricordavano di quel post, solo alcuni.

foto di Sofia Carminati
Sono andato a spulciare sul gruppo del vostro fanclub e ho trovato vari commenti sulle vostre canzoni facendo un po’ un sondaggio generico ho notato che la preferita da tutti è Antartide,  tu quale canzone pensi sia il tormentone dell’album?

Ci sono due cose da dire, la prima è che forse in tanti si possono rivedere nel  testo di Antartide,  la fuga dalla provincia è un tema in cui le persone si ritrovano spesso. Altra osservazione è che Antartide è uscita da poco e quindi ha il fascino del nuovo, io ai concerti sto notando che anche Verdura  è un pezzo molto apprezzato delle persone, solo che in questo mondo così veloce sembra un pezzo già vecchio.

Quindi da quello che ho visto ai live Verdura e Antartide sono quelle che se la giocano di più, il metro vero di paragone è il pubblico che canta ai live. Non c’è nulla di più vero, ne il cielo ne la terra.  Comunque tra un paio di mesi vedremo quale sarà la preferita è ancora presto e magari i fan ci sorprendono.

Appena uscì il titolo dell’album fui molto colpito dal concetto di fuori dall’hype, soprattutto in questo periodo in cui l’hype è un po’ tutto nella musica.

L’hype  è qualcosa di strano, può essere sia una cosa positiva che negativa ma nella maggior parte dei casi miete delle vittime. E’ qualcosa di molto effimero un giorno guarda un’artista ed il giorno dopo ti tradisce con un altro. Questo non è il nostro obiettivo di carriera noi vogliamo costruirci una carriera coerente e non condizionata dall’hype, con questo titolo ci siamo dichiarati ad una carriera contrapposta all’hype.

Vi siete impossessati di indie Italia e di scuola indie due grandi playlist di Spotify ma diciamoci la verità il vostro sogno è finire sulla playlist  “Canzoni di chiesa che spaccano”.

Assolutamente si, ma un giorno ci arriveremo. Ultimamente ai live non stiamo facendo più le canzoni di chiesa, ma se la gente lo richiederà lo faremo. Come dicevo prima l’urlo dei fan è la mia religione, l’unico momento bello in una vita nefasta.

foto di Sofia Carminati
Spiegami questo abuso di pinguini, mai come questa volta avete messo pinguini ovunque da le copertine dei brani a quell’album. Siete passati dalla pecora di gioventù brucata a pinguini ovunque.

Sai perché usiamo sempre degli animali? In generale usiamo degli animali perché vorremmo essere degli animali da palcoscenico. Comunque questo album ha l’obiettivo di arrivare a quante più persone possibile e visto che con fuori dall’hype molti ci conosceranno abbiamo deciso di ritirare fuori la figura del pinguino. E’ il concetto fondante della nostra band, questo uccello sfigato che non sa volare ma che se lo sapesse fare potrebbe conquistare il mondo. È il nostro biglietto da visita.

In effetti in tanti vi stanno conoscendo ora, quindi immagino in quanti vi stanno chiedendo perché vi chiamate così, io già lo so e quindi non lo chiedo.

Eh mi viene chiesto spesso, vorrei rispondere ogni volta una cosa diversa perché è noioso.

Però nonostante parlate spesso di Pokemon e di pinguini non ho mai sentito di un Piplup, come mai?

Ma perché è  un Pokemon di nuova generazione, io giocavo con la prima generazione quando giocavo durante l’intervallo al Game Boy  Advance, diciamo che la prima generazione mi si è sedimenta nel cuore. Confesso che ultimamente sto sviluppando un amore spassionato per Bulbasaur, consiglio a tutti la pagina Facebook BULBASAUR PROPAGANDA che è molto bella.

C’è una sfida insolita tra i vostri fan e quelli degli Eugenio in via di gioia, un po’ come i fan di Ligabue e Vasco, ma voi vi odiate?

Noi in verità ci odiamo all’inverosimile (ride). Ovviamente scherzo siamo amici da una vita c’è sana competizione ma comunque ormai abbiamo vinto noi.  Le sfide tra fan vanno bene finché non sfociano nella violenza, comunque non sei il primo che ci dice questa cosa. Siamo davvero molto amici, e ci piace molto stuzzicarci a vicenda, gli auguriamo tutto il bene. Hanno fatto un bell’album, non bello come il nostro però.

Visto che siete in giro con il tour, lanciamo una sfida a chi ci legge cosa vuoi che accada ai tuoi concerti? Qualcosa si assurdo.

Abbiamo già avuto due che si sposavano ad un nostro concerto e ne sono felice perché la musica è amore, adesso vorrei che due divorziassero ad un nostro live perché va bene l’amore ma vogliamo che la musica sia anche separazione. (ride)

Comunque ultimamente accadono sempre cose assurde e molte volte ci tirano dei reggiseni ma in realtà il mio appello è lanciateci degli affettati tipici del posto in cui veniamo. L’unico modo per dimostraci affetto è lanciarci affettati.

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