Da zero a Tananai: chi è il nuovo volto della scena indipendente

Sono anni difficili e bellissimi, quelli che sta vivendo la musica italiana; anni in cui, costantemente, siamo circondati da prodotti nuovi, lanciati a profusione nelle orecchie degli ascoltatori, tanto da non avere davvero il tempo di assimilarli perché subito diventano vecchi, mentre il nuovo diventa una fotocopia. In questi momenti diventa un salvagente essere in grado di selezionare, di innamorarci di qualcosa e avere la pazienza di scoprirlo. Qualche mese fa, in un clima più freddo, era comparso tra le cose da ascoltare il nome di Tananai con il suo primo singolo “Volersi Male”.  Era stato amore a primo orecchio, tanto da diventare una di quelle poche cose che entrano negli ascolti in loop per impararla, per cantarla, per aspettare trepidante un suo concerto.

Tananai, nome d’arte di Alberto Cotta Ramusino, classe 1995 di Cologno Monzese, diventa subito una delle cose più interessanti dell’ultimo anno musicale.

Noto nella scena come Not For Us, progetto elettronico con testi in inglese uscito qualche anno fa per Universal Music Italia, Alberto passa allo pseudonimo di Tananai e alla completa indipendenza. Attualmente sembra essere seguito solo dalla sua manager, Dontcallmejoe e una piccola crew di creativi come il fotografo Grorgbroggi e i video maker Olmo & Marco. Grattando sotto la superficie, scopriamo che il nuovo nome d’arte non è altro che il nomignolo datogli dal nonno quando era piccolo, mentre la sua scrittura italiana si rivela essere intima, malinconica e suggestiva.

In sordina ma già molto atteso, l’8 marzo, esce “Ichnusa”, il secondo singolo del nuovo Alberto.

“Ichnusa” è un brano che parla di una storia d’amore finita, sospesa tra le cose che si sarebbero potute fare e per cui ora non c’è più tempo. Così, in un racconto a tratti urlato, Tananai ci fa entrare nei sentimenti strascicati che accompagnano l’assenza, nella quotidianità un po’ vuota che circonda la fine di una relazione, con i difetti in rilievo e i pregi nascosti, ma presenti.

La forza di questo brano sta, indubbiamente, nella capacità di scrivere quello che tutti abbiamo provato, di avere la forza di mettere bianco su nero i rimpianti che, tutti, abbiamo avuto, perché a vent’anni, tutti abbiamo avuto il frigo vuoto la sera in cui avremmo voluto invitare a cena qualcuno. A vent’anni tutti abbiamo chiesto scusa troppo tardi. A vent’anni tutti abbiamo tagliato via persone. Sarà questa grande forza di immedesimarsi negli altri che sarà valsa a Tananai la copertina della più fresca tra le playlist redazionale di Spotify? Intanto teniamo d’occhio la deliziosa selezione di Scuola Indie, dove l’esordiente senza etichetta discografica, né booking, né ufficio stampa finisce per la seconda volta.

Spogliandosi di ogni sovrastruttura, Tananai racconta “l’indifferenza servita a colazione”, con una semplicità che oggi manca davvero troppo nella musica italiana.

Così con le sue parole, che diventano i nostri stessi ricordi, cadiamo in questa canzone come si cade nel primo amore. Sono pochi i nomi, in questi anni, che restano incisi nella memoria, ma possiamo scommettere che Tananaisarà tra quelli.

…e non mi parli da mesi, non mi parli perché ti sei offesa. Ti chiedo anche scusa, ti inviterei a cena ma non ho un bel cazzo di niente, nel frigo, nemmeno un’Ichunsa”.

Se queste sono le premesse, dopo questo frigorifero vuoti, sotto i palchi di mezza Europa, tra amori che vanno e vengono e una grande nostalgia, non ci resta che aspettare di innamorarci ancora, di ascoltare nuove canzoni e di scoprire altri parti di lui e di noi. Non vediamo l’ora di scoprire le prossime mosse, in attesa del suo debutto al Wow! Roba Fresca A Milano del Circolo Magnolia, il 22 marzo.

di Mariarita Colicchio

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