“Montecalvario” di Livio Cori e la musica dei Quartieri

Lo scorso 8 Febbraio, nel pieno del Festival di Sanremo, è uscito, per la Sugar Music, l’album d’esordio di Livio Cori: Montecalvario (Core senza paura). Il suo lancio nel periodo sanremese non è casuale. Livio, infatti, ha partecipato al Festival insieme a Nino D’Angelo con il brano Un’altra luce. Nonostante l’ultimo posto nella classifica del festival, il pezzo sta riscuotendo un ottimo successo. Su Spotify ha registrato più di un milione di ascolti e il video conta più di due milioni di visualizzazioni su Youtube. Ma procediamo per gradi.

Livio Cori non è un novello della scena musicale napoletana. Nel 2015 ha vinto il premio MEI come miglior artista hip hop emergente. Ha inciso vari brani, ha duettato con Ghemon e con Luchè e ha preso parte alla terza stagione di Gomorra per cui ha firmato la colonna sonora col brano Surdat, contenuto in Montecalvario, album in cui ha collaborato con Big Fish. Possiamo dire, però, che Livio si collochi nel filone della nuova musica napoletana che spazia dalla trap all’hip hop, dal rap all’elettronica e alla musica napoletana, sulla stessa scia percorsa anche da altri artisti partenopei come Liberato, Davinci e Franco Ricciardi, solo per citarne alcuni.

Montecalvario è un mix di tutti questi generi. L’album, che è una dedica al quartiere dove Livio è nato e cresciuto ed è cantato interamente in napoletano, è frutto della nostalgia per i propri luoghi e vuole celebrare la bellezza della quotidianità della propria città. All’interno troviamo due versioni di Un’altra Luce, la versione originale interamente in dialetto (che risulta essere anche la migliore) e quella sanremese. Ma sono vari i brani interessanti.

Ascolta qui “Montecalvario (Core Senza Paura)” di Livio Cori

Amore e guapparia, ad esempio, ha un sound che rimanda un po’ alla musica dance ed elettronica anni ’80 e tratta di incomprensioni e dispetti ordinari tra innamorati. Core senza paura, invece, è un brano blues in chiave elettronica e il testo tratta delle delusioni nei rapporti umani.

L’ammore che dai nun torn aret, si nun so chill e prima e pecchè fin a mo m’ enn rat e spall, è pecchè nun i riesc chiù a perdunà” e “ si quann allucc nun ti sent nisciun pei j annanz ce vo sul nu cor senza paur”.

Uno dei migliori testi dell’album è quello di  Nu juorn a vota: “nato addò ‘o diman nun è mai sicuro e l’anima se perd ind ‘a nu vic scur”. Il ritmo del brano è un po’ più lento di quello degli altri ed è più riconoscibile il suono della drum machine. Il testo vuole essere anche una sorta di denuncia sociale.

Campamm addo nun  se cagna c’a scusa che è na cultur e a gent nun dice nient e s’annasconn  ind a paur”.

A casa mia, invece, ha un sound da tormentone estivo. Nel brano Livio spiega ad una ragazza non del posto ciò che è davvero Napoli, cercando di abbattere gli stereotipi “no, nun è sul criminalità”. È contenuta anche qualche riflessione sull’attualità: “mare che sta chin r’anem, mare mo salvac tu, prima per noi era l’America mo ngopp’ e barche a Sicilia pare nu futur”. Nennè, invece, è un singolo pubblicato lo scorso giugno e che ha anticipato l’uscita del disco. Tratta del voler staccare da tutto e divertirsi per una sera.

Nei prossimi mesi vedremo Livio nella quarta stagione di Gomorra e il 13 aprile live al Duel a Napoli.

Non è un mistero che per una certa affinità di stile musicale con Liberato, Livio Cori sia stato spesso indicato come colui che si nasconderebbe dietro l’artista misterioso, nonostante Livio abbia ripetutamente smentito. Addirittura nelle scorse settimane è stata condotta un’analisi spettrografica dal foniatra Ugo Cesari e da Fanpage che dimostrerebbe che le voci dei due cantanti siano equivalenti. Si possono fare parecchie scommesse, dibattiti, indagini, studi e perizie sull’equivalenza di questi due artisti ma la verità è che non ci interessa neanche più di tanto: a noi interessa solo la buona musica, come quella che fanno Liberato e Livio Cori.

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