Sicuramente è successo anche a te. Magari non a Guardia Piemontese, non proprio la più ridente località turistica della Calabria. Magari non nel 1982. Eppure sai benissimo di cosa scrivo. Perché la potenza delle canzoni – quando le canzoni sono potenti – sta nella loro universalità. E tu, proprio tu che stai leggendo, puoi negare che Guardia ‘82 di Brunori SAS sia un pezzo potente? Si perché anche oggi, 31 agosto 2025, c’è sicuramente una storia che nasce mentre un’estate muore.
Perché il 31 agosto ci ricorda sempre questo: che il tempo scorre. Scorre quando i castelli di sabbia si dissolvono e la ragazza che correva al mare non è più una bambina, ma una donna che ti fa tremare le mani. Scorre quando capisci che ciò che hai vissuto in quei giorni non tornerà più, e che non potrai fermare niente.
Il significato di Guardia ’82 di Brunori SAS
Siamo nell’estate dei Mondiali di Spagna, quella di Bearzot e di Pertini. Di Tardelli che urla al cielo dopo il gol alla Germania, di un Paese intero che si riscopre comunità davanti a una televisione a colori. È un’estate che profuma di vittoria, di tricolori appesi ai balconi, di famiglie che si ritrovano sulle stesse spiagge dove vanno ogni anno, quasi per rituale.
In una di queste spiagge, quella di Guardia Piemontese, c’è un bambino di cinque anni. Porta un cappello in testa, una paletta in mano, e davanti a lui il compito più serio che un bambino possa darsi: costruire castelli di sabbia.
Attorno a lui gli adulti parlano, discutono animatamente di calcio, del presidente Pertini che gioca a carte in aereo con i nuovi campioni del mondo.
Ma lui, quel bambino, non ascolta. È altrove. Nel suo mondo fatto di secchielli, onde che cancellano i bastioni appena alzati, tesori immaginati sotto la sabbia.
E poi c’è lei. Una bambina della sua stessa età, libera come lo sono i bambini al mare, senza costume, senza pensieri. Ma lui non la guarda. O, meglio, la guarda con l’innocenza tipica dei bambini: quella che ancora non conosce malizia. La sua urgenza è un’altra: tuffarsi tra le onde con i braccioli e sfidare il mare. In quell’estate del 1982, sulle spiagge calabresi, comincia una storia che in realtà ancora non è cominciata. Perché certe cose, lo sappiamo, hanno bisogno di tempo per sbocciare.
1992 – Dieci anni dopo
Il tempo scorre, inesorabile. I castelli di sabbia si sbriciolano, le voci degli adulti lasciano spazio ai silenzi complici dell’adolescenza. Eccoli di nuovo lì, dieci anni dopo, sulla stessa spiaggia. Ma ora non sono più bambini. Chi conosce la frase “finalmente rivedo gli amici del mare” saprà meglio di chiunque altro di cosa sto parlando.
C’è un falò che illumina la notte, il fumo che sa di carne bruciata e di sigarette funky passate di mano in mano. Lui ha una chitarra. E se hai una chitarra, a quell’età e a un falò, sai già come va a finire. Spoiler: non bene.
Canta, forse più per cercare attenzioni che per vera vocazione. Beve una Peroni a grandi sorsi, per sentirsi più grande, più sicuro. Ma lei non lo guarda. Come del resto lui non la guardava 10 anni prima. Diverse età, medesima indifferenza.
È la condanna dolce-amara di tanti adolescenti: essere trasparenti agli occhi di chi vorremmo ci vedesse.
Attorno, gli altri ridono, si baciano, si perdono nei propri riti d’estate. Un privilegio da sempre negato ai chitarristi da falò.
Ricordi che avevi coperto di sabbia
Ed è qui che Guardia ’82 si fa racconto universale. Perché ogni volta che arriva il bridge, la musica ci trascina indietro nel tempo senza come fosse una Delorean. All’infanzia, che nel caso del pezzo di Brunori si riferisce agli anni ’80. A quelle immagini sbiadite dalla memoria che tutti, in fondo, abbiamo vissuto o possiamo immaginare.
In ordine sparso: le lattine lasciate sulla spiaggia, i palloni arancioni del Super Santos che si sgonfiano dopo due partite, il gesto istintivo di salutare un treno che passa, la scia di un aereo nel cielo che diventa promessa di avventure lontane. Perché da bambini tutto ti sorride.
Perché forse il vero significato di Guardia ’82 di Brunori SAS è che si tratta di poesia della memoria, quella che restituisce i colori più vivi proprio quando sappiamo che non torneranno. D’altronde cos’è la malinconia se non un sorriso durante il pianto?
E dentro quel ricordo brunoriano, sempre lei. Sempre senza costume, sempre innocente, mentre lui scava nella sabbia cercando tesori che non esistono se non nella fantasia di un bambino.
Il 31 d’Agosto c’è una storia che nasce e un’estate che muore
Ma le storie, si sa, hanno bisogno di un epilogo. Non c’è una data precisa, se non quella che conta davvero: il 31 agosto.
Sotto la doccia, i due protagonisti si ritrovano finalmente vicini. Abbracciati, stretti, con quella miscela di paura e desiderio che accompagna il primo amore fisico, il primo contatto vero con l’altro.
Forse sarà la loro prima volta. Forse no. Ma non è importante. Quello che conta è che proprio lì, in quel preciso istante, nasce una storia. E allo stesso tempo muore un’estate.
Forse aveva ragione pure quell’altro cantautore, quello di Correggio, quando scrisse che un amore nato d’estate “si è perso la primavera, ma non lo si vedrà mai pensare all’autunno imminente”.
Guardia ’82, il 31 agosto e il Brunori SAS Day
Potrebbe essere la storia di Dario Brunori, certo. Ma potrebbe essere la tua. O la mia. Perché tutti abbiamo avuto un 31 agosto. Tutti abbiamo visto svanire un’estate, con quella malinconia che ti prende lo stomaco e ti fa capire che non sarai mai più lo stesso. E forse tutti abbiamo avuto un amore nato proprio in quel momento, fragile, goffo, ma indimenticabile.
E allora non ci stupisce che questa canzone, armonicamente semplice in Sol maggiore, diventi per tanti di noi un rito collettivo. Da tirare fuori ogni 31 di agosto. Perché in quest’epoca in cui ogni giorno c’è da festeggiare una giornata nazionale di qualche stupidaggine, noi celebriamo la malinconia. E allora buon Brunori Day o San Brunori che sia.
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