Il flex – come dicono quelli bravi – dei numeri. I sold out negli stadi, veri o finti che siano. I singoloni da tre minuti, col rit accattivante che fa l’occhiolino all’algoritmo. Ecco, i Tamango da Torino hanno preso tutto questo e l’hanno buttato nella cassapanca vintage con sopra scritto “roba che non ci interessa”.
Eppure un tour negli stadi i Tamango lo stanno facendo per davvero. Ed è sold out per davvero. E poco importa se non è San Siro ma il campetto provinciale di Milano. Questa che vi racconto oggi è la bizzarra storia di un collettivo di 37 persone che si è inventato un mini tour-evento chiamato Rampallonata. Un gruppo di pazzi squinternati composto da attori, musicisti, ballerini, cantanti, scenografi e finanche calciatori che si è rimboccato le maniche e si è (auto)organizzato un tour (auto)prodotto di 4 date negli impianti sportivi di provincia (senza auto).
Ma cos’è di preciso questa Rampallonata? È fisicamente una rampa? (cit)
Come descriverla questa Rampallonata? Proviamo con i numeri: 5 cambi di scenografie (tutte realizzate a mano dal collettivo), decine di cambi d’abito e infinite variazioni musicali per uno spettacolo di 3 ore in cui teatro, danza, situazionismo e musica fanno l’amore sotto il cielo estivo di un campetto di provincia, con l’erba sbiadita e la voglia di stare fuori da certi circuiti.
Perché Torino non è Milano, e i Tamango non hanno nessunissima voglia di cambiare domicilio. I biglietti costano sui 15€, e si acquistano online o direttamente al bar del campetto che ospita il concerto. La filosofia è chiara: facciamo tutto da soli, perché se impariamo a farlo allora non dovremo mai dipendere da nessuno.
Sul palco si scambiano costantemente i ruoli e strumenti. Il concerto diventa una festa e la festa diventa circo. Ridono e ballano. Mi ricordano l’energia contagiosa dei primi Arcade Fire con la presenza scenica del primo Lorenzo Kruger.
“Uno stadio, per come s’intende, sta in centro città. Il prato è sempre verde, sembra finto. La birra è ghiacciata e i posti a sedere ogni anno raddoppiano. Vuoi mangiare? C’è un ristorante di carne e uno di pesce. Vuoi giocare? C’è un centro scommesse. Tutto luccica, sembra Las Vegas […]. Lo stadio della Rampallonata invece non c’ha quasi un cazzo. E fai fatica a chiamarlo stadio sto parco giochi di provincia. Fai fatica a chiamarlo prato sto campo di patate, dove la palla rimbalza un po’ come cazzo gli pare. Ma è proprio qui che si dimostra il vero talento. E non sarà comodo, non sarà facile da raggiungere, ma è proprio qui che vi volevamo portare.”
La Rampallonata
@tamangox3 Se c’è vento e fa freddo ti abbraccio Se perdo i capelli mi ammazzo Bolognaaaaaaaaaa non dire che non te l’avevamo detto Biglietti su www.tamango.co
♬ suono originale – Tamango
Claudio Bisio, ma che fai, ci provi con la mamma dei Tamango?
Non fraintendete: per fare ciò che fanno i Tamango ci vogliono risorse e competenze. L’estetica è maniacale e la comunicazione è curatissima. I video pubblicati sui loro social sono solo un buco della serratura da cui sbirciare brevemente nel loro universo. Perché il resto succede dal vivo.
Chi vi scrive ha provato per due giorni di seguito a cercare uno straccio di file in cui i Tamango cantano di Claudio Bisio che ci prova con la loro madre. La canzone non esiste pubblicata da nessuna parte (per ora). Se vuoi sentirla vai al concerto.
È la sovversione totale del modo di fare musica oggi, dove prima butti fuori il singolo iper-prodotto che fa numeri e poi, forse, trovi un modo per suonarlo live senza playback o basi. Ma i Tamango del modo di fare la musica oggi se ne fregano.
Lo dimostrano i video ufficiali. Hanno pubblicato una clip di ben 8 minuti per il singolo “Cani“. Roba che con i tempi frenetici di oggi – dove il pubblico ti concede al massimo 10 secondi di attenzione nei Reel – è follia pura. E invece il video ufficiale di “Cani” è un vero e proprio cortometraggio girato ad arte, con una fotografia da film e un dettaglio non da poco: sotto non c’è la canzone che troviamo su Spotify! Al suo posto ascoltiamo persone di diverse età e classi sociali che cantano e urlano il brano nei più disparati contesti. Si comincia con un bambino in un teatro e si finisce nella curva di uno stadio di provincia (si, abbiamo capito che i Tamango hanno un certo fanatismo per gli impianti sportivi).
È tutto un bellissimo circo. È Tamango, baby.
Un nuovo modo di fare musica è possibile, anche in Italia
Uno spirito dirompente che si riflette anche nelle folle che assaltano i concerti del collettivo. Una passione così spontanea per un artista non la vedevo dai tempi de Le Luci della Centrale Elettrica o Lo Stato Sociale. Con la folla che si riconosce nelle canzoni, che vuole partecipare alla festa senza la FOMO della condivisione forzata sui social. Probabilmente il pubblico che affolla i concerti dei Tamango non aveva più di 13 anni quando gli artisti sopra citati dimostrarono all’industria che un’altra musica era possibile.
Poi l’industria stessa li ha presi, masticati, sputati, replicati e soppiantati, appiattendo quel confine tra mainstream e underground, tra indipendente ed emergente (e tra emergente e sommerso).
Poi, un bel giorno, sono apparsi loro. I Tamango. A cantare di cani e delusioni. A ricordarci che un modo diverso di fare musica, anche nel 2025, è possibile. Grazie di esistere.
L’ultimo dei quattro spettacoli, prima di un tour estivo, sarà sabato 19 Luglio allo Stadio XXV Aprile di Roma.
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