In questo periodo storico abbiamo poche certezze, ma una tra quelle è che il cantautorato femminile si sta prendendo la luce che merita. A questo si aggiunge un’altra indiscutibile verità: le nuove generazioni sono portatrici di empatia, sensibilità e ambizione, probabilmente il risultato di decenni in cui abbiamo dovuto sentire che “i giovani sono disinteressati, menefreghisti, poveri d’animo”. Che noia. I tempi cambiano – per fortuna – e la musica si fa portavoce di storie autentiche, di rabbia repressa e poi liberata, di amore vero e incomprensibile, di emozioni nude e crude, così come sono. Lauryyn in questo è stata abile, sincera, presentando un lavoro raffinato e ricercato, attraverso tematiche che ci rappresentano. L’avevamo lasciata con l’EP Intro, già rientrato tra i dischi più belli del 2023, e l’abbiamo ritrovata con il suo primo album “Aritmia”, interamente prodotto dal polistrumentista Filippo Bubbico, con il quale riconferma la collaborazione.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Lauryyn in occasione dell’uscita del disco.

Un album con intro e outro, che ti accoglie ad entrare, ti stringe forte, e alla fine ti lascia andare. È un racconto delle fasi “da manuale” , come direbbe la mia psicologa: momenti di ansia, paure, attimi di lucidità e consapevolezze. Lotte interne ed esterne. Tu ti senti più in pace o in lotta?
Diciamo che cerco di fare pace con la mia lotta interiore, che è un processo naturale di chi si ascolta e si mette in discussione.
Ti piace più raccontare/scrivere storie degli altri o lavori su testi autobiografici?
C’è sempre del mio quando scrivo, anche se a volte mi servo di storie diverse per descrivere un immaginario e rendere più nitido il messaggio.
Entriamo nel disco. “Un Passo” è la prima traccia dopo l’intro. Si parla di fuga, di salti nel vuoto e scrivi “Vorrei sapere che importanza dai alla rabbia”, tu che rapporto hai con questa emozione?
Questo pezzo è il racconto di una confessione, di un bisogno di abbandonare la persona amata per scappare dalla città in cui risiedono tutti i ricordi e i legami che hanno costruito la personalità della protagonista fino a quel momento. La rabbia a cui faccio riferimento viene suscitata da quei ricordi legati a una fase adolescenziale, in cui i legami familiari e relazionali hanno evidentemente creato delle ferite, che se non curate portano alla costruzione di un carattere irrequieto, rancoroso, dove la collera è solo il risultato di un abbandono, di una perdita, dell’insieme di traumi che vivono dentro di noi. La storia non parla di me, anche se la lente emotiva si può dire sia autobiografica. Mi sono resa conto di avere molta rabbia repressa e sto cercando di curarla con il perdono e l’accettazione, da vari punti di vista.
“Londra” trasmette molta irrequietezza, è claustrofobica, ansiogena. È stata una scrittura dolorosa?
È un pezzo che ho sentito molto ed è venuto giù tutto insieme. Avevo bisogno di esprimere la mia instabilità attraverso una storia che non è la mia, ma anche qui mi ci rivedo ovunque. La ricerca compulsiva di cercare la mia identità ovunque fuorché dentro me stessa, la fretta con la quale prendo delle scelte, la poca chiarezza nell’avere una lista di priorità che porta spesso a fare del male alle persone che più amo e, infine, scappare, (nel brano metaforicamente in un’altra città) da me stessa per paura di “sentire” troppo.
Quale traccia dell’album ti fa divertire di più?
Credo “Alter Ego”, il ritornello è soddisfacente da cantare e le parti strumentali mi danno una bella vibe.
In “Doppio Fine” c’è un’operazione sarcastica per smascherare chi oggettifica e sessualizza i gesti più semplici, che scova dietrologie inesistenti. È qualcosa che ti capita di vivere?
Mi è capitato più di una volta, ma in generale credo sia qualcosa che avviene spesso nella sfera sociale. La sessualizzazione della donna è purtroppo un comportamento umano che ancora oggi fatica a moderarsi. Ovviamente c’è una netta differenza fra la mancanza di rispetto e un banale fraintendimento: lo stereotipo a cui mi rivolgo con sarcasmo nel brano è un individuo ingenuo, innocuo.
Cos’è che ti fa sentire libera?
Credo che riuscire a vedere i propri limiti e superarli sia qualcosa che si avvicina al concetto di libertà. In “Skit – Tutto collassa” parlo di questo: “come se stesse per finire, supererò i miei limiti”. Come immaginare di vivere l’ultimo giorno sulla terra e realizzare quante volte ci costringiamo in degli stereotipi o viviamo la vita al minimo per sentimenti come paura, pigrizia, vergogna, solitudine.
“Pensi sia normale che non riesca a guardare il mio riflesso senza un rimprovero”, cos’è che ci spinge a rimproverarci secondo te?
Sono due i punti di vista a cui faccio riferimento: uno è il rimprovero di quel tipo di persona perennemente insoddisfatta che vuole sempre di più da sé stessa e non riesce a godersi i successi; l’altro tipo di “rimprovero” è il non sapersi accettare ed amare per quello che si è, esteticamente e/o caratterialmente. Quindi poi la voce che hai nella testa ti paragona con gli altri, ti rimprovera, ti dice che non sei abbastanza. La domanda “Pensi sia normale?” è retorica, perché no, non è assolutamente normale.

Parli molto con te stessa in questo album. Questo spazio è solo tuo o riesci anche a condividerlo con altre persone?
Non vorrei mai fosse uno spazio solo mio. Non faccio musica per far conoscere me stessa e come me la passo nella vita. Cioè sicuramente emerge qualcosa di me, ma penso sempre alle emozioni e alle tematiche in maniera universale. È bello che la gente si possa riconoscere in quello che scrivo e do per scontato che non siamo poi così diversi tra di noi.
“Aritmia”, perché?
Mi è sempre piaciuta la parola “Aritmia” in quanto molto evocativa, immediata, intima. Rispecchiava perfettamente l’immaginario del disco, l’andamento irregolare dei brani a seconda dell’emozione che si vive, affanno e quiete che si alternano. Sento molto quello che scrivo, fisicamente, e quando arrivano delle idee di cui mi innamoro sento il mio battito che corre e, boh, forse è un po’ cringe ma è così.
Cosa ti soddisfa di più di quest’album? Quanto è cambiata Lauryyn dall’EP “Intro“?
Mi soddisfa molto pensare al processo di realizzazione e poterlo sentire finito, dall’inizio alla fine. E anche il fatto che ho sperimentato delle scelte stilistiche diverse senza aver paura. Dall’EP sono passati due anni e nella mia vita sono cambiate tante cose, me compresa. Credo si senta nel nuovo disco, anche se non rinnego nulla del mio primo EP, lo amo tutt’oggi.
Lauryyn sarà in tour con “Aritmia”
- 5 giugno – Forlì – Vistamare
- 13 giugno – Roma, Monk – R&B Takeover Fest
- 27 luglio – Torre Santa Susanna (BR) – Bembè Music Fest
- 28 luglio – Sala Consilina (SA) – FRITZ Festival
(Calendario in continuo aggiornamento)