Casino Royale: dal “fumo” del potere a quello della purificazione

È uscito Fumo, nuovo disco dei Casino Royale, gruppo che ogni volta che decide di dare alle stampe un nuovo lavoro non lascia mai indifferenti all’ascolto. Ho avuto il piacere di poter porre alcune domande ad Aliosha, frontman (mi odierà per questa parola) della band (mi odierà per questa parola), ma non essendo un giornalista e volendo evitare le classiche domande che si fanno quando esce un album, ho scelto di farmi aiutare proprio dai Casino Royale: utilizzando citazioni di loro storiche canzoni per farmi suggerire le domande da fare.

Casino Royale – FUMO [Ascolta qui]
“Ogni stop è solo un altro start” e voi di stop e start ne avete fatti molti: mutando, cambiando, evolvendo, reinventandovi. Dove trovate l’impulso, la scintilla per guardarvi ancora negli occhi e dire: “ok, a bordo. Ripartiamo!”?

Se fossi un vero musicista ti risponderei che è il mio lavoro e che “tengo famiglia” e quindi mi tocca faticare. Invece, lo dico subito, io faccio musica per quel ragazzo adolescente che ero e qui cito più o meno Virgil Ablo il fondatore di Off White. Sento ancora il bisogno, quando guardo alla musica, di vedere e ascoltare qualcosa che sia una mia sintesi di suono, pensiero, senso ed estetica. Finché sentirò questo trasporto resusciterò i Casino Royale come un’araba fenice.

“Essere come prima, come sempre, pronti al peggio”
Quello che stiamo vivendo può essere considerato il peggio a cui avremmo dovuto prepararci e questo disco, nelle sue atmosfere, nei suoni, negli stati d’animo, quanto lo racconta?

È un disco pre-apocalittico perché figlio di questi tempi, di questi vuoti, di questi eccessi, drammi, tragedie, tensioni, rabbie e speranze. Certo non sono per nulla contento che un claim di un brano scritto da me trent’anni fa oggi sia più attuale di allora.

“Siamo disposti forse a rinunciare a ciò che noi vogliamo per ottenere tutto ciò che non vogliamo perdere”
A cosa hai rinunciato nella tua carriera artistica? E cosa non vorresti perdere nella tua vita?

Ora che mi citi questo passaggio di “Protect Me” mi fai pensare a quanto sia simile a quello che c’è in “Come un Ombra dal Futuri “: “prendi tutto e perdi ciò che hai e che ho…”

Non parlerei a questo punto, in cui una briciola di consapevolezza credo di averla acquisita, di rinuncia. Ho fatto scelte, ho condizionato quelle degli altri, ma non ho mai rinunciato a qualcosa per cui poi ho sentito “rimpianto”. Un certo tipo di successo legato ad un certo tipo di esposizione mi ha sempre dato l’idea di una situazione e condizione che non mi avrebbe fatto sentire a mio agio.

Ora vedo comunque il bicchiere mezzo pieno, pieno di cose buone, buonissime, tipo l’affetto delle persone che mi piacciono, la loro stima il loro rispetto. Per ottenere questo, certo, ho fatto delle scelte di percorso, ma non le voglio chiamare rinunce. Non vorrei perdere la mia famiglia e la gioia di vivere con loro e le diverse famiglie allargate che ho, i momenti magici dove stiamo insieme. Avere una comunità è importante.

Casino Royale, Fumo
“La musica che cambia, ma per noi è la stessa. L’equipaggio è teso e dico che ha ragione. Prova tu a suonare in questa situazione”
“Speaker da montare uno sopra l’altro. Prima di suonare costruire il palco”
È cambiata molto la musica, soprattutto il modo di consumarla, viverla anche attraverso i live. In generale sembra che manchi la gavetta. Con il primo disco vinci Sanremo, col secondo fai i palazzetti e col terzo (se ci arrivi) ti ritrovi a San Siro? Quanto è pericolosa questa dinamica non solo per i giovani “artisti”, ma per la musica in generale?

I gruppi che si giocano tutto sul tavolo del poker commerciale ci sono sempre stati, non credo che Jovanotti abbia mai montato, smontato, guidato etc. etc. e in questo non c’è nulla di male. Ognuno gioca le sue carte dove e come vuole, ora pare, che sia più facile giocare le proprie chances alla roulette del pop.

È un po’ come se Internet ti possa dare un bonus d’entrata per scommettere su te stesso: se imbrocchi un numero poi hai l’impressione che tutto possa arrivare facilmente. Ma per esperienza mi son reso conto che nel migliore dei casi arriva spesso una discografia che non è molto differente da quella dei decenni passati. Punta una fiche su di te, prova ad addomesticarti in funzione del mercato, prova a capire se puoi diventare un mezzo fenomeno da baraccone e se funzioni “ti hanno creato loro” se fai fatica avanti un altro. Non mi pare un bel vivere, ma certo in tanti si giocano o vorrebbero giocarsi le carte su quel banco.

Restando in un ambito discografico, questo album esce con Asian Fake che pur non essendo una major, è sicuramente, tra le realtà discografiche italiane, una delle poche che in questi anni ha saputo investire su progetti ed artisti un po’ come nell’era dorata delle etichette indipendenti. Com’è nata questa partnership e come è stato tornare a rapportarsi con una label per voi che spesso nella vostra carriera “vi siete fatti le cose in casa”?

Asian Fake per ora rappresenta, insieme a Ponderosa una degli incontri più positivi che abbiamo fatto nella nostra carriera. Mi ha approcciato Filippo Palazzo, io avevo anche fatto un pensiero su di loro, ma “orgoglione” come sento non me la sentivo di andare lì a bussare con il cappello in mano.

Sono un’ottima struttura, piena di gente giovanissima e veramente sul pezzo, era il momento e posso solo ringraziarli. Se penso che sono andato da una major per proporre il disco e mi è stato detto “eh… una sola canzone da trenta minuti”. Meglio così.

Sì certo, loro sembrano una struttura che ricorda una classica indipendente ben strutturata. Comunque dal lato sonoro abbiano fatto tutto noi letteralmente in casa e poi una serie di session in studio da Lillo aka Caly Low a Torino, poi Clap Clap ci ha messo la polverina magica.

Fumo
Alioscia, Casino Royale
“1995 punto è l’anno astrale. E questo è l’equipaggio che continua a cercare. Come fare, come comunicare”
Il 2025 che anno è e che anno vorreste che fosse per voi? E la comunicazione anche attraverso quello che è un album (cosa che per voi non è mai stata una semplice raccolta di canzoni, ma un flusso ininterrotto di un pensiero che si articola attraverso esse) come è cambiata? Senti, nella scrittura dei testi, il bisogno di modificare il tuo approccio anche in funzione di un pubblico giovane, diverso, e generazionalmente lontano da te o questo tipo di retropensiero non ti appartiene?

Il 2025 come il 2024 e come questi ultimi anni è un tempo funesto. Se non sei immune da ciò che accade a sto mondo senti in fondo alla bocca dello stomaco un senso di tensione ed angoscia. Dalla pandemia in avanti abbiamo dovuto affrontare crisi economiche, un cambio radicale di abitudini e di socialità, crescenti derive repressive e di controllo, guerre manco troppo lontane. Potevamo uscirne migliori ed invece abbiamo dato il peggio, come se l’essere umano stia facendo di tutto per auto eliminarsi.

Parlando dei testi e della scrittura: certo penso di rivolgermi ad un pubblico largo, di esseri umani con una certa sensibilità. Puoi essere ricettivo anche a 20 anni, oppure certi input manco a 60. Sono scritti molto essenziali, quasi dei claim, non c’è stato un ragionamento particolare, sono venuti fuori così, sono sintesi. Collaborando con il team creativo di Asian Fake che è molto molto giovane ho avuto prova che non è una questione di età ma di sensibilità.

“Alito di ferro, fumo, zolfo, fuoco, sai…”
La parola fumo è spesso presente nei tuoi testi. Immaginando che non si tratti di casualità, cosa rappresenta per te il concetto di “fumo”?

Il Fumo è la coltre che ci avvolge e che continua a confonderci e a renderci vulnerabili, impauriti, intossicati dalla paura e da bisogni indotti da altri. Si parte dall’assuefazione all’uso dello smartphone, alla raccolta dei dati e alla profilazione, per arrivare al controllo, alla censura, alla repressione e alla diffusione di un’informazione che ha come scopo il diffondere paura al fine di attivare meccanismi e creare un clima autoritario. Questo è il fumo del potere, poi c’è il fumo dell’incenso e della purificazione, quello di cui avremmo bisogno.

Alioscia, Casino Royale
“Quanto ci costa mantenere l’astronave sulla rotta giusta”? Quanto ti è costato farlo? Cosa significa oggi Casino Royale?

In questo momento della mia vita Casino Royale rappresenta un’opportunità, una gioia, un’occasione di condivisione ed incontro con gli altri. Non sento stress o costrizioni, le aspettative sono quasi pari a zero e quindi è solo un raccogliere dopo aver seminato il giusto, certo con attenzione, fatica e anche sacrificio.

Viviamo di altro, Casino Royale è una bellissima sorpresa che forse ci sta dando delle giuste soddisfazioni proprio perché è portata avanti finalmente con armonia e serenità, in maniera libera da pressioni interne ed esterne. C’è una buona energia, andiamo tutti nella stessa direzione, c’è certo la mia leadership ma la prospettiva è condivisa.

“Io rifletto”

Quanto è necessario riflettere per sopravvivere?

Riflettere è pensare ed essere specchio di ciò che vivi e pensi. Se non rifletti sei andato, finito, morto. Per riflettere in maniera costruttiva devi avere lucidità mentale e troppo spesso ci ritroviamo a correre sulla ruota nella gabbia come criceti. Sta a noi trovare lo spazio per poter fare sintesi, per riuscire a centrarci. Non è facile in questi tempi ed è per questo che per me i dischi di Casino Royale sono così importanti, mi servono per ritrovarmi e ritrovarci.

Il Tour dei Casino Royale

  • 06.06 – MODENA – Arena Wave
  • 14.06 – PADOVA – Sherwood Festival
  • 21.06 – IVREA (TO) – Apolide Festival
  • 23.06 – ROMA – Parco casa del Jazz
  • 24.06 – EBOLI (SA) – La notte degli osti
  • 11.07 – CREMONA – Tanta Robba Festival
  • 29.07 – BOLOGNA – Cubo Live

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