Gaia Banfi, nubi d’argento e cieli di petrolio: “La Maccaia”
È arrivata la macaia e quando arriva porta via tutto con sé. Sfumano i contorni delle case, svanisce l’orizzonte e rarefatta diventa l’aria attorno alle strade. L’umidità s’insinua nelle ossa e le schiene rivolte al mare, sul golfo di Genova, si contraggono. Poi spiagge erose e campi dissestati e quel che resta è soltanto quel che c’era. E a restare sono soltanto i ricordi.
La macaia (o maccaja) è un fenomeno meteorologico tipico della zona di Genova e della Liguria: si tratta di una cappa di umidità con nuvole basse, spesso accompagnata da assenza di vento, che crea un’atmosfera grigia e stagnante. È dovuta dalla particolare conformazione geografica tra mare e monti del territorio genovese. Nel simbolismo ligure, è “la maledetta”, foriera di malinconia e disordini.
«A guardare il cielo, che diventa petrolio», ascoltiamo proprio in Piazza centrale.
Perché figlio della macaia è il nuovo album di Gaia Banfi, intitolato proprio La Maccaia. Con lei abbiamo parlato delle origini e delle esigenze che hanno condotto a questo lavoro, prodotto e pubblicato dall’etichetta Trovarobato, che confluisce nel corso fluviale di un pop-rock sperimentale italiano più vivo che mai. Dove suoni, parole e immagini tornano a radicarsi nel mito.

Ciao Gaia, partiamo dal titolo del disco, La Maccaia. Com’è nata la scelta?
Il titolo è arrivato dopo la scrittura del disco. È un termine che fa parte della mia infanzia: sono i paesaggi di Genova e della Liguria che ho visto e vissuto quand’ero piccola in quanto la mia famiglia materna è di origine ligure. Il disco mi riportava a pensare alle sensazioni della macaja; perciò, ho pensato fosse più di una coincidenza e l’ho voluto intitolare così. In realtà, a Genova la macaja non è considerata come un fenomeno meteorologico positivo, anzi si usa spesso in espressioni pessimistiche.
Quali sono i motivi che ti hanno condotto a queste sonorità, dopo i primi passi mostrati nel disco Lotus?
Sicuramente c’è stata un esigenza di ritorno. Avevo bisogno di chiudere un cerchio, vedere da dove sono arrivata fino a ora. È stato un ritorno al passato che ha significato anche una riscoperta di sé. Dopo i miei studi al conservatorio ho avuto un’epifania. Lòtus l’ho suonato relativamente poco e mi ero accorta che era stato comunque il prodotto dello studio e delle influenze ricevute durante gli anni in conservatorio. Sentivo, però, di non aver espresso a pieno il mio punto di vista artistico.
Il tuo disco ha confermato il consolidamento di un linguaggio musicale e tematico della musica d’autore alternativa in Italia sviluppatosi negli ultimi anni soprattutto con Iosonouncane e Daniela Pes.
E io sono contenta di essere considerata parte di questo nuovo movimento italiano. Sono convinta che in Italia gli ascoltatori vogliono scoprire qualcosa di migliore dal punto di vista qualitativo e nei contenuti, e i lavori di Iacopo e Daniela hanno ribaltato la via. Sono album incredibili, credo sia impossibile non rendersi conto della bellezza dei loro lavori, e questo mi fa sperare nel ritorno di una scena musicale sempre più sperimentale.
Oltre alle sonorità sperimentali, La Maccaia appare anche come un lavoro molto cantautorale in cui la scrittura è parte integrante della narrazione di ogni brano. Hai seguito dei precisi riferimenti autoriali?
Sicuramente la scrittura di Fabrizio De André mi ha ispirata, anche se, in realtà, ho cercato di estraniarmi dal confronto con dei precisi modelli perché, come ti dicevo nel caso di Lotus e dei miei studi, ero abbastanza satura. Nella scrittura, comunque, credo mi abbiano aiutata le poesie di Mariangela Gualtieri. I suoi versi mi hanno permesso di allontanarmi dall’esigenza di una metrica definita: volevo che la scrittura fosse automatica e che venisse da me.

Nell’album, diverse sonorità e lingue si intersecano ibridandosi e sovrapponendosi. Lo vediamo anche durante i video realizzati per i singoli. Possiamo perciò considerare La Maccaia anche come un’ampia operazione di montaggio sonora, linguistica e visiva?
Mi piace molto contestualizzare la musica a un’immagine: la mia scrittura è mossa anche da quello che immagino sul momento; perciò sì, si può considerare una sorta di operazione di montaggio in cui ho cercato di unire video, musica e scrittura in un unico insieme.
E presto ti vedremo suonare dal vivo…
Sì, sono già uscite delle date, sarà un mini-tour. Faremo la data zero a Bologna, che è la mia casa. Poi ho ricevuto diverse richieste per l’estate, soprattutto al sud. Qualche data è già uscita ma è probabile che ne arriveranno altre.
Le prime date del tour estivo di Gaia Banfi
- 16/05 Fermento in villa, Bologna (BO)
- 14/06 Sextonplugged , Montereale Valcellina (PN)
- 28/06 TVspenta, Asciano (SI)
- 19/07 Cartoline sonore, Castelsardo(SS)
- 26/07 Diluvio festival, Ome (BS)
- 03/08 Camosci Sound , Sant’Ambrogio di Torino (TO)
- 24/09 Romaeuropa, Roma
Grazie, Gaia, per la disponibilità e auguri per le live!
Alessandro Triolo
Nato e cresciuto a Messina, laureato in Culture moderne comparate a Torino, scrivo di musica e letteratura.