Arpeggi di chitarra che annunciano ballad romantiche senza poi mantenere la promessa. “Ancora“, il nuovo disco dei Maude – perché dire “primo” suona troppo strano nel caso di una rock band attiva da almeno una decina d’anni – può essere riassunto in questa semplice frase, che già suggerisce quali sonorità caratterizzano l’intero progetto. In breve, un cross-over meraviglioso fra i primi Negrita e gli ultimi Fask.
«Anche se in realtà sono stati i primi Fask che ci hanno influenzato di più». A rivelarlo è Luca Scartezzini, chitarrista della band e, insieme a Giorgio Santolini, suo fondatore. I due, entrambi originari di Trento, si sono incontrati durante le scuole superiori, dando inizio ad una collaborazione che dura ininterrottamente da allora.
L’esordio, la pausa, il ritorno
«Abbiamo formato il gruppo durante l’università. – prosegue Luca – Ma, dopo un primo EP uscito nel 2017 [Mediterraneo, quattro brani interamente autoprodotti, NdR], il nostro batterista di allora ha deciso di proseguire gli studi a Zagabria e la band ha iniziato a dissolversi».
Insomma, una meteora che sembrava destinata a sparire senza fare troppo rumore. Ma dopo aver comunque aperto concerti agli artisti più disparati del panorama italiano, che già ne intuivano le potenzialità. Dai Marlene Kuntz a Francesco Gabbani, passando per i Voina. Con la successiva defezione del bassista, e dunque dopo aver perso in un lampo l’intera sezione ritmica, Luca e Giorgio si sono ritrovati a comporre musica senza una formazione stabile che potesse aiutarne le velleità. E questo non soltanto nella registrazione dei brani, ma anche nel loro effettivo rendering live.
«Eravamo decisamente bloccati – ammette Giorgio – ma nonostante tutto non ci siamo dati per vinti. Anche se, nel mio caso, avevo iniziato a suonare pure in altre band, principalmente per non perdere il vizio delle esibizioni dal vivo, che un po’ mi mancavano».
I concerti cominciarono a mancare sensibilmente di più durante gli anni della pandemia, che si sono d’altra parte configurati come una sorta di forza propulsiva capace di dare nuova linfa al progetto. «Erwin al basso e Francesco alla batteria si sono infatti aggiunti immediatamente dopo il Covid, nel 2022. – racconta Luca – E fin da subito hanno dimostrato un grandissimo entusiasmo nel suonare i brani che io e Giorgio avevamo composto negli anni. Anzitutto sistemandoli un po’, anche a livello musicale, e poi aggiungendo una freschezza di cui forse avevamo veramente bisogno».

Sinergie creative e nuovi inizi
Il suono, in fondo, è ciò che più preme ai fondatori del progetto. «Ci teniamo molto – spiega Giorgio – e abbiamo investito tanto sulle sonorità che ci contraddistinguono. Magari sono ripetitive e poco evolute, perché abbiamo trovato una nostra cifra distintiva che siamo restii a lasciare. Ma l’attenzione che poniamo su ogni dettaglio, per esempio nel fraseggio delle due chitarre, è sempre estremamente accurata». Un lavoro che prevale nettamente rispetto alla stesura dei testi, pensati e scritti dopo aver creato il brano da un punto di vista musicale.
Erwin Degasperi e Francesco Rossi sono riusciti ad entrare subito in sintonia con queste modalità creative, dando vita ad una sinergia preziosa. Sinergia che finalmente, dopo ben dieci anni, è riuscita a tradursi in un disco, “Ancora“, prodotto nientepopodimeno che da Cesare Madrigali dei Cara Calma. Nell’album, brani storici quali Alfonso – scritto immediatamente prima che il vecchio batterista li abbandonasse – si mischiano a nuove entrate. Come Nel mio mondo, una canzone composta indiscriminatamente da tutti e quattro i componenti della band.
«Lavorare con brani di periodi diversi – racconta Luca – ci ha fatto capire che, se da un lato siamo sempre gli stessi, dall’altro riusciamo a riscoprirci più rilassati e maturi. L’intero album lo abbiamo per esempio suonato in un semitono più basso rispetto al passato. Un meccanismo che all’inizio avevamo pensato potesse aiutarci principalmente per le voci. Di solito infatti, quando scriviamo una linea vocale, la pensiamo davvero altissima, per poi ridimensionarla quando si tratta di registrare. E credo che questo ci abbia permesso di fare un lavoro sul disco che lo rende meno grezzo ma anche più autentico. C’è una ritmica decisamente meno serrata e punkeggiante, ma con la possibilità di spaziare in territori finora inesplorati per noi».
Insomma, i Maude sono un progetto da tenere d’occhio e su cui accettare scommesse per il futuro. Ultimo fun fact: “Maude”, il nome del gruppo, non ha origini esotiche, ma nasce durante una lezione di meccanica dei solidi all’università. Quando un loro compagno di corso decretò la proprio annoiata avversione al tema con questa stravagante – e divertente – onomatopea.
Monica Malfatti
Beatlemaniac di nascita e deandreiana d'adozione, osservo le cose e amo le parole: scritte, dette, cantate. Laureata in Filosofia e linguaggi della modernità a Trento, scrivo a tempo pieno (ma anche a tempo perso).