Cinque cose che (forse) non sai su Lucio Corsi

Il settantacinquesimo Festival di Sanremo è finito, la settimana santa è passata e ci stiamo già riprendendo dal vuoto post Festival. Il vincitore di quest’anno è stato Olly della crew Marta Donà. C’è chi se lo aspettava, chi ci sperava e chi non sapeva chi fosse. Alla fine ha vinto una canzone dolce, malinconica, romantica e adatta ai reel di coppia con le Iqos in mano. Di recente il cantate ligure ha rinunciato alla sua partecipazione all’Eurovision Song Contest, lasciando il posto al secondo classificato: Lucio Corsi.

Per fortuna c’è sempre chi si distingue. In un Festival in cui ci sono brani che ricordano Mr. Saxobeat, un alieno è atterrato sul palco dell’Ariston indossando una giacca – che sinceramente vorrei – con all’interno due pacchi di patatine come reggi spalline.

Cerone bianco in viso, capelli lunghi, un pianoforte e una chitarra. Scende dalla scalinata più importante d’Italia con grinta, si siede al pianoforte con una gamba penzolante, l’altra sotto il sedere e inizia a cantare. Lucio Corsi è così: trasforma il palco nella sua comfort zone. Si alza, suona la chitarra, microfono sotto l’ascella e canta. Canta della semplicità delle cose, della sua vita, delle sue emozioni e soprattutto ci ricorda che nella vita non si può sempre eccellere e va bene così.

Lucio è sempre stata una figura nascosta in piena vista, conosciuta da chi frequenta l’ambiente alternativo e da chi pensa di saperne qualcosa. Ma conoscere Lucio ti porta a pensarlo. Di persone come lui non se ne vedono da anni. È il buono dei libri di Rodari, è quello che suona la chitarra per far felice un bambino e che non ti fa sentire sbagliat* quando ti senti una nullità.

Un personaggio che ha conquistato il cuore di tutti, anche quello di Tony Effe che ha indossato la t-shirt di Volevo Essere Un Duro (brano in gara al Festival) durante una delle conferenze stampa.

Della musica di Lucio Corsi abbiamo parlato molto negli ultimi anni (trovi i nostri articoli alla fine di questo): vi consigliamo di recuperare tutti i suoi dischi. Intanto però vi raccontiamo alcune curiosità sul suo conto che (forse) non conoscevate. Oppure sì, dato che siamo in piena “Lucio Corsi Mania”!

Carlo Verdone protagonista del video di “Tu sei il mattino” di Lucio Corsi

Kahbum con Margherita Vicario

Lo sapevi che Lucio ha partecipato a Kahbum? Due musicisti si incontravano in uno studio e trovavano una busta con dentro un titolo. Da quel momento avevano 90 minuti per scrivere un pezzo. Questo era in sostanza Kahbum. È stato un format durato due stagioni, dal 2016 al 2018, in cui i musicisti partecipanti erano messi alla prova, ma non in competizione. Era un contenuto originale, fresco e giovane. In un puntata della prima stagione Lucio Corsi incontrò Margherita Vicario e insieme in un’ora e mezza scrissero il brano Il cuore va nell’organico.

Tennis di uova sugli spaghetti al dente / che si sono trasformati in un serpente / che si è mangiato il cuoco disgraziato / fortuna che non era innamorato

L’Assedio

In pieno Covid, Daria Bignardi scelse Lucio Corsi e la sua band, come ospiti fissi per il suo programma “L’assedio”. Dal 21 ottobre all’11 novembre 2020 le puntate della seconda stagione hanno avuto l’accompagnamento musicale del cantautore, insieme alla sua band dal vivo composta da Antonio Cupertino, Giulio Grillo, Iacopo Nieri, Marco Ronconi, Filippo e Michelangelo Scandroglio. La giornalista lo scelse per il suo modo di vedere il mondo, con quella poeticità e purezza che serviva in quel periodo. Quando tutto sembrava perduto e c’era bisogno di un poesia nella quotidianità.

«Ricordo che era l’anno del Covid, non avevamo pubblico in studio, allora abbiamo pensato di prendere una band e mi è venuto in mente Lucio». – Racconta a Open Daria Bignardi – «Sapevo che sarebbe potuto entrare anche nella liturgia dell’interviste, infatti partecipava. Lui era come lo vedi oggi: non solo un cantautore, un musicista, ma uno con mondo forte dentro. Ricordo le cose che ci raccontava della sua famiglia, dei suoi nonni… Lui aveva in sé tutte quelle cose che nei momenti estremi – e quello lo era – ci si accorge che contano davvero. La musica, la natura, la poesia».

I motori

Lucio è cresciuto a pane, musica e motori. Il cantautore ha una passione sfrenata per le due ruote. Che sia Motomondiale o Superbike poco importa. Non perde una gara e di notte resta sveglio a guardare i test. Chissà come avrà coordinato gli impegni del Festival con i test del MotoGP.

“Sono appassionato di Motomondiale, l’unico sport che seguo – racconta Lucio Corsi in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni – Al di fuori della musica di cui sono intrippato, è una cosa che m’ispira, mi piace perché la velocità ha lo stesso elemento della musica: l’aria. La velocità vive nell’aria, attraverso l’aria, la taglia. Allo stesso modo la musica non ha corpo e vive nell’aria. Forse questa affinità è ciò che mi fa amare questo tipo di disciplina che trovo in qualche modo poetica. Poi è una lotta contro il tempo ed anche il tempo nella musica è un elemento fondamentale, importante. I piloti lottano contro il tempo perciò li ammiro: è difficile lottare contro il tempo”.

Lucio Corsi
Lucio Corsi

Gucci

Da qualche giorno girano delle foto di Lucio Corsi scattate durante una sfilata di Gucci ai tempi in cui Alessandro Michele era direttore creativo. Siamo nel 2018. “Roman Rapsody”, una serie di coinvolgenti ritratti di persone reali in luoghi reali, porta la firma inconfondibile di Mick Rock, il fotografo britannico delle rock star. Il designer Alessandro Michele aveva già capito che in Lucio c’era del potenziale ma in questo caso non musicale. La sfilata avvenne a Palazzo Pitti di Firenze per la campagna Cruise 2018. Pensate a Harry Styles che avrà scoperto Lucio Corsi scrollando le storie di Alessandro Michele.

Tra l’altro all’evento sfilò e posò anche Francesco Bianconi dei Baustelle. Proprio l’anno prima, nel 2017, le strade del cantautore e delle band si erano incrociate: Lucio Corsi fu scelto da Bianconi & Co. per aprire alcuni dei concerti a teatro per il tour de “L’amore e la violenza“.

Lucio Corsi
Lucio Corsi alla sfilata Gucci, 2018

La chitarra

L’estetica di Lucio è sempre stata impeccabile. Il suo modo di vestire ricorda quello di Renato Zero negli anni Settanta, ma allo stesso tempo sembra un alieno, un viaggiatore del tempo venuto dal futuro. Questo futurismo lo si può notare anche nella strumentazione che utilizza, soprattutto nella sua chitarra.

Durante il Festival di Sanremo, gli appassionati hanno notato lo strumento usato dal cantautore. La chitarra che ha imbracciato, era una chitarra speciale. Infatti, si trattava di una Rock Oval, uno strumento costruito da Wandrè, un liutaio e un partigiano emiliano. Purtroppo lo strumento non è di proprietà di Corsi, ma gli è stato prestato dai “Partigiani di Wandrè“, un collettivo che oltre al restauro degli strumenti del liutaio organizza mostre per omaggiarlo.

Oltre a Lucio Corsi, le chitarre di Wandrè sono state suonate e apprezzate da pionieri del rock come Frank Zappa, Ace Frehley il chitarrista dei Kiss e da Bob Dylan, giusto per citarne alcuni.

Lucio Corsi
Lucio Corsi sul palco dell’Ariston con in braccio una chitarra Wandrè

A volte mi capita di essere gelosa della musica che mi piace e non mi piace condividere personaggi che amo con chi segue il trend. Ma questa volta non è così, o almeno in parte. Tutti meritano la musica di Lucio Corsi, perché Lucio fa bene al cuore e alla testa. Vi chiedo solo di non abusarne.

Della musica di Lucio Corsi abbiamo parlato spesso. Puoi recuperare le nostre interviste e articoli qui di seguito:

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