“Nascosti in piena vista”, 3 dischi che ti sei perso a febbraio 2025
Lo sapete com’è no? Ascoltando la radio, scrollando sui social, parlando con gli amici, scambiandoci meme, a Febbraio è sembrato che la musica italiana ruotasse esclusivamente intorno al Festival di Sanremo. Per lo più quest’anno con l’exploit di Lucio Corsi anche le nicchie (noi compresi) hanno partecipato al gioco, difendendo con forza il diritto del “c’ero arrivato prima io”. Ma Sanremo, al di là dell’hype e tutto il resto, ci ha anche dato quello che è probabilmente il disco più bello di questo febbraio 2025, ovvero “Joanita” di Joan Thiele. Sul palco dell’Ariston ha fatto la sua bella figura e, anche se non con lo stesso esagerato clamore che ha avvolto Lucio Corsi, pure in questo caso potremmo dire “la conoscevamo prima di te.
Un altro bel disco uscito a Febbraio 2025, a cui speriamo di dedicare presto un contenuto, è “Io Nessuno” di centomilacarie: un talentuoso rapper, una penna molto interessante, un disco che non ha deluso le attese. Inoltre, sono usciti anche “Nuova Forma” di Davide Shorty, di cui vi parleremo prossimamente, e “L’albero delle noci” di Brunori Sas, che al Festival ha sicuramente conquistato il cuore del pubblico generalista con la sua simpatia e il suo cantautorato paterno.
In tutto questo vociare è quasi ovvio che si siano perse delle chicche, dei dischi che probabilmente, nonostante una certa forza intrinseca, hanno avuto poca copertura e attenzione. Per questo Febbraio 2025 vi segnaliamo ben 3 dischi nascosti in piena vista: li trovate qui di seguito recensiti brevemente.
“Panico” di Raffica

La conoscevamo con il nome d’arte di Iosonorama, finalista a Musicultura nel 2022 e con un EP uscito poco dopo, dal titolo Fenomeni Paranormali. Poi la trasformazione, artistica e personale, lontana da un passato che ha comunque reso possibile il presente e affacciata sulle promesse di un futuro più ambizioso. Raffaella De Falco diventa dunque Raffica, come quella che ci travolge ascoltando il suo primo progetto sotto questa nuova veste. Una raffica di brani diversissimi fra loro e per questo capaci di afferrarci, stringerci e non lasciarci più andare in qualunque stato d’animo ci troviamo.
Panico è, nella sua dichiarazione d’intenti, “un diario per giovani adulti, un disco in cui presento le diverse stratificazioni della mia persona, passando da temi volutamente leggeri ad altri con significati più criptici”. La cassa dritta non esclude le ballad, il sorriso non elimina il pianto. Anzi, se possibile, lo eleva. Questo album parla dunque di elevazione, di energia, di nuovi inizi e vecchi traumi, evidenziandone indelebilmente le ferite e rimarginandole a suon di musica. Vi invitiamo a farvi sopraffare da questo vento, familiare e rinnovato al contempo, per scoprire come proprio le raffiche, talvolta, siano delle vere e autentiche carezze.
Monica Malfatti
“Rest well, rainbow kid” dei Primovere

Il secondo EP della band torinese Primovere s’intitola Rest well, rainbow kid. Dentro, ci sono quattro brani: i primi due, Souvenirs e la title track, già editi, e due nuove canzoni, Everytime e Goodbye. L’EP è uscito venerdì 14 febbraio, nel pieno del delirio del Festival di Sanremo, con l’inevitabile rischio di passare sottotraccia. La verità, però, è che ai Primovere, di un certo tipo di regole e di musica, importa poco – e meno male. I quattro pezzi dell’EP sono delle ballate delicate, rarefatte, a metà tra gli Slowdive e i Mazzy Star.
Brani scritti alla chitarra, quasi sussurrati dalla voce di Federico Norcia, che ripetono piccoli mantra senza incalzare o innervosire, ma creando una specie di linea di confine con l’esterno entro cui immergersi. Diventare genitori è un tema centrale nell’EP. I Primovere raccontano della gioia e del terrore di vedere i figli crescere e allontanarsi (in Everytime), e della dicotomia tra la nascita e una morte prematura, nella splendida title track, una ninna nanna dolce e avvolgente. Ora che Sanremo è finito da un po’, e i pezzi in gara li abbiamo ascoltati in ogni sfumatura possibile, è tempo di recuperare questo EP. Spegnete le luci, premete play, e ci sentiamo quando avete finito.
Filippo Colombo
“Contro la fretta di crescere” di Edel

Che cosa significa avere trent’anni oggi? A suon di meme abbiamo stigmatizzato e ridotto a luoghi comuni sia questa domanda sia le sue possibili risposte. Del millennial ne abbiamo fatto un personaggio quasi grottesco, paragonandolo al suo coetaneo del secolo scorso, ironizzando e sorvolando molto spesso sulle condizioni che la società ha imposto a questa generazione. C’era, quindi, bisogno di parlarne ancora ma in modo autentico, ritrovando l’intimità e la soggettività rispetto a un discorso fin troppo bistrattato. Ed è questo che fa Edel con il suo esordio da solista “Contro la fretta di crescere“.
Dopo l’esperienza come frontman e arrangiatore della band La Scala Shepard, Edel torna in scena con un lavoro strutturato su nove tracce. Ci parla di cambiamenti, di innocenza, di solitudine ma anche del desiderio tornare ad incontrarsi davvero. Nella ricerca di equilibrio tra il mondo esterno che ci sballotta come naufraghi e il peso dei macigni interiori che ci immobilizzano, la musica ci aiuta a surfare sulle onde alte, a mettere le ruote ai nostri massi, a trasformare la paura in forza.
Al di là dei temi, in cui ci si può specchiare, “Contro la fretta di crescere” è un disco estremamente godibile all’ascolto. Edel riesce perfettamente a far emergere una cifra stilista tutta sua dall’hummus delle influenze più disparate. Il risultato è un lavoro interessante che sta in piedi da solo e che ha un carattere particolare. Merita maggiore attenzione e più ascolti già da ora, da questa prima release.
Raffaele Annunziata
La Redazione
Scopri la musica che ti piace attraverso le nostre interviste, recensioni e tutte le attività!