Intervista a Tacøma

Inauguriamo oggi la nostra nuova rubrica “New Freshness”, che tratterà esclusivamente di artisti che hanno appena pubblicato il loro primo singolo. Sotto la forma di interviste, recensioni e focus faremo scouting attraverso le nuove proposte più fresche e interessanti della scena musciale italiana del futuro. Innaugura la rubrica Tacøma che oggi esce con il suo primo singolo “Ossigeno”.

Non è nuovo nella scena musicale italiana il nome di Gabriele Centelli, cantautore e compositore livornese all’attivo già dal 2013, con la band Platonick Dive. Era il 2018 quando usciva “Social Habits”, ultimo album della band, che rappresentò a pieno il processo evolutivo del gruppo e l’attenzione rivolta da sempre verso suoni sperimentali e moderni.

Oggi Gabriele si presenta al pubblico con il nome Tacøma, e porta con sé un’ulteriore evoluzione: se prima l’attenzione era rivolta più all’aspetto strumentale della canzone, oggi realizza sapientemente il mix tra una scrittura più consapevole, per la quale è stata abbandonata, almeno per il momento, la lingua inglese, e un sound elettronico, dando al cantautorato un’identità ben precisa: esso si presenta in chiave moderna, attenta a suoni e richiami internazionali. Insomma, se da un lato c’è stato un avvicinamento al pop, dall’altro l’artista ha attuato questo cambiamento senza abbondare l’autenticità che caratterizzava già in precedenza i suoi lavori.

Contiene tutta l’evoluzione di cui stiamo parlando il brano con cui si presenta oggi in qualità di solista: è “Ossigeno” il biglietto da visita scelto dal cantautore: un racconto disilluso su una storia d’amore finita. Il brano si apre su note e parole malinconiche: è la consapevolezza di come cambiano in poco tempo le cose dopo una rottura, tutto avviene senza avere il tempo di metabolizzare la perdita, finisce, proprio come una bella canzone

Come una bella canzone è finita / voltare pagina mi costa un po’/ non posso fare di meglio al momento / voltare pagina è ossigeno

Ma immediatamente, dietro il racconto nostalgico, emerge, accompagnato a un climax di suoni che esplode nel ritornello, una riflessione positiva e una via d’uscita dalla sofferenza: l’attività della scrittura. La musica per l’artista è come l’ossigeno, indispensabile ma soprattutto terapeutica

Sentirsi meglio è ossigeno / fare di meglio è ossigeno /scrivere musica è ossigeno / amarti è dura ma è ossigeno

Il brano promette bene, e dietro questo loop di suoni innovativi e molto orecchiabili, emerge l’identità dell’artista, che avrà sicuramente modo di definirsi bene con i prossimi lavori, attesi con molta curiosità. Vediamo come TACØMA stesso ci parla in prima persona del suo progetto musicale, dei cambiamenti avvenuti nel suo modo di scrivere e di comporre, e di quello che dobbiamo aspettarci nel futuro prossimo: l’abbiamo intervistato per toglierci qualche curiosità e dare risposta ad alcune domande, anche sulla sua storia personale e la sua identità di artista.

“Ossigeno” è il biglietto da visita per la tua carriera da solista, come brano ricopre, quindi, un ruolo abbastanza importante, quanto sei legato a questo pezzo?

Ossigeno è una delle prime canzoni che ho scritto quando ho deciso di dare vita a TACØMA, scritta per necessità e per bisogno come tutte le mie canzoni, che sono spaccati di vita vissuta da me in prima persona o dalle persone che mi circondano. Suona malinconica come tutti i brani che descrivono una perdita, ma emerge anche una consapevolezza forte che fa intravedere una luce in fondo al pezzo. È l’inizio del percorso di costruzione del sound e dell’universo TACØMA.

Il titolo è significativo, e mi fa pensare a una visione dell’arte come elemento indispensabile, l’ossigeno, appunto. Come vivi la tua musica? La vedi come un’esperienza terapeutica? Reputi la scrittura e la composizione indispensabili, quasi come respirare, per te?

Assolutamente sì, per me scrivere è indispensabile, è un’esigenza a cui non posso rinunciare. È la mia terapia, il modo principale di comunicare le mie emozioni. Probabilmente smetterò di scrivere musica quando smetterò di respirare, o almeno è così che voglio immaginarmi.

Le tue canzoni narrano racconti ed esperienze di vita vissuta, personale e non. Come nasce, solitamente, un brano di TACØMA?

Avendo molto a che fare con l’elettronica e i synth può capitare che un brano nasca da alcune sperimentazioni o loop elettronici per poi prendere la direzione della forma canzone. Altrimenti può nascere in modo più semplice e classico con chitarra o pianoforte. Tendo comunque, nella maggior parte dei casi, a partire dalla parte strumentale per poi buttar già le linee vocali ed il testo.

Dal titolo del brano possiamo notare subito un’inversione di tendenza rispetto ai tuoi precedenti lavori, prevalentemente in lingua inglese. Prediligerai la lingua italiana? Come mai?

Tacøma è la rappresentazione di quello che sono attualmente come uomo e come musicista/compositore.
Probabilmente anche la consapevolezza e le esperienze maturate mi hanno portato a concepire e far nascere la mia musica sotto questa nuova luce.

La scelta di scrivere in italiano porterà probabilmente il tuo stile ad un avvicinamento al cantautorato; in che rapporti sei con i grandi cantautori italiani? C’è un artista o un brano che ha segnato particolarmente i tuoi lavori e indirizzato la tua scrittura verso questa nuova strada?

Ad esser sincero no, non potrei indicare un artista italiano che mi ha influenzato artisticamente. Sicuramente scrivendo in italiano i riferimenti ai grandi cantautori italiani ci sono e verranno fuori, ma sarà molto più facile che siano individuati dagli addetti ai lavori piuttosto che da me in prima persona. Sono in costante ricerca di nuove vie stilistiche, per fondere la musica italiana ad un sound moderno ed internazionale.

Hai alle spalle una carriera che parte nel 2013, con la band Platonick Dive, con la quale hai pubblicato tre album e calcato diversi palchi, anche all’estero. Come pensi sarà, ora, lavorare da solo?

Tacøma è nato per necessità, per esigenza personale. Quindi sono consapevole delle difficoltà di lavorare da solo, ma è un aspetto che ho maturato molto dentro di me e che si è accresciuto parecchio nell’ultimo anno. Non potevo più tenermi dentro tutte queste nuove idee e adesso ci siamo. Sono felicissimo!

Sei livornese, la Toscana è una regione che ha partorito grandi artisti, non solo in ambito musicale, i quali hanno mostrato quasi sempre un forte legame con la loro terra. La stessa Livorno è patria di grandi artisti. In che rapporti sei con la tua città? Le tue origini influenzano, in qualche modo, i tuoi lavori?

Livorno è una città molto strana, piena di contrapposizioni ma è una città molto autentica e con un’identità forte. Le mie radici le sento e mi influenzano. Mi capita di stare lontano da Livorno spesso ed ogni volta che torno, avverto quella sensazione di “essere a casa”, di “ossigeno” per i miei polmoni. Forse sarà che se sei nato sul mare difficilmente riesci a starne lontano a lungo. Il mare e la costa sono da sempre un’enorme fonte d’ispirazione.

Cosa dobbiamo aspettarci dopo Ossigeno? Stai lavorando a un album e a un tour estivo?

Sto lavorando a tanta nuova musica. Usciranno video, singoli, video. Siamo pronti al decollo!

Ti chiederei, per concludere, di descrivere TACØMA a chi non ti conosce con tre aggettivi.

Autentico, sperimentatore e moderno – ma ancorato alle tradizioni importanti – perché non mi scordo da dove vengo.

Chiara Grauso

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