Riccardo Sinigallia, un incontro a metà strada tra musica e cinema

Per rappresentare la definizione di “artista poliedrico”, pochi nomi calzano così bene come quello di Riccardo Sinigallia. Volendo ascoltare la sua produzione più recente infatti, possiamo munirci di pop-corn, accedere al nostro account Netflix e goderci “Lo Spietato”, pellicola per la quale l’artista ha firmato la colonna sonora.

Ma partiamo dal principio.

Riccardo Sinigallia nasce a Roma nel 1970 e, come cita la biografia ufficiale, scrive canzoni dall’età 12 anni. Con la sua prima band, i “6 suoi ex”, muove i primi passi tra concerti nei locali e i centri sociali della capitale, ma è successivamente che la sua corposa carriera spicca il volo per rimanere sempre a quote elevate.

Sinigallia è l’uomo più in ombra della cosiddetta scena romana che nasce e si sviluppa tra gli anni Novanta e primi Duemila. Mediaticamente meno in vista ma – come un Re Mida garbato e per niente abbacinato dai riflettori – firma produzioni e arrangiamenti di lavori che sistematicamente diventano pietre miliari del filone. Ben note agli specialisti del settore sono le collaborazioni con Francesco Zampaglione – fratello del più conosciuto Federico – e Federico Gatti, altro capace autore e produttore romano, con i quali porterà avanti anche un solido e duraturo legame personale. Il sodalizio con Niccolò Fabi ha inizio nel 1994, Riccardo produce e arrangia i primi due dischi dell’artista concittadino e firma diversi brani anche in veste di autore. Farina del suo sacco sono anche alcuni pezzi de “La favola di Adamo ed Eva” di Max Gazzè, fra questi la hit “Vento d’estate”.

È un artista poliedrico anche nella musica stessa, facendo incursione – non l’unica – nel mondo rap, partecipandone all’ascesa nello scenario nazionale

Nel 1997 presta la voce nel ritornello del cavallo di battaglia di Frankie Hi-NRGQuelli che benpensano”.

Sono come te / ma non parlano con te / sono come te
/ ma si sentono meglio

L’esordio del nuovo millennio lo porterà a curare la produzione artistica dell’album “Due destini” dei Tiromancino. L’album consacrerà il gruppo al pubblico e porterà spesso Riccardo anche dietro la macchina da presa a dirigere videoclip. Riconferma di un talento versatile che gravita nell’universo musicale, ma non resiste alla forma cinematografica di sé stesso. Una delle sue prime apparizioni televisive è proprio con i Tiromancino al Festival di Sanremo del Duemila, dove presentano “Strade”. “Due destini” inoltre, accompagnerà nei titoli di coda il fortunato “Le fate ignoranti” di Ozpetek.

Dobbiamo aspettare il 2003 per sentire Sinigallia scrivere e comporre per sé stesso.

Il disco omonimo ci rivela un cantautore intenso e raffinato, immerso in una scrittura malinconica ma mai melensa. L’attenzione per i piccoli gesti si estende in una semplicità preziosa, nei testi e nelle musiche. Sono i vissuti personali ad affascinarlo, l’urgenza di sviscerare il senso delle cose è padrona delle sue narrazioni. Il rapporto voce-chitarra è stretto, pulito, tiene vicino l’ascoltatore come volesse stringerlo per mano. L’artista si prenderà poi il tempo necessario per sgrezzare le sue doti ed abituarsi ad essere in prima linea sul palco. Passeranno infatti tre anni prima di ascoltare “Incontri a metà strada” (BMG), che si dimostra essere una piccola perla nell’universo pop del primo decennio duemila.

Questa volta l’autore è più consapevole degli strumenti di cui dispone. È un ricercatore che sa essere innovativo, al contempo non nasconde richiami al passato – sia musicalmente che nel cantato –. È forte la sua ispirazione a Battisti nella modulazione della voce, nei suoi ritmi sincopati e nel pianoforte molto più partecipe, ma la maestria è proprio quella di non scivolare nell’emulazione. Si tiene ben lontano dalla banalità sulle tematiche, col suo sguardo rivolto al passato, Sinigallia ci regala la sua visione di diapositive urbane in cui chiunque si è trovato immortalato almeno una volta. Le relazioni nelle loro mille sfaccettature, il tempo che ne fa mutare forma ed essenza, il timore di diventare genitori, ciò che c’era e non c’è più, il tormento di più solitudini.

È una scrittura gentile la sua, uno sfiorare lieve, dotata comunque di una profondità e una struttura che non abbandonerà nemmeno nei suoi dischi successivi. Nessun evento è mai convenzionale o mediocre agli occhi di Riccardo Sinigallia, con “Per tutti” (2013/Sugar) è solida la sua cifra stilistica, arricchita dall’amalgama sempre più convinta di chitarre ed elettronica.

Con “Una rigenerazione”, e “Prima di andare via” parteciperà per la seconda volta al Festival di Sanremo, questa volta da solista.

Quest’ultimo è uno dei brani più apprezzati dal pubblico. Nel suo ritornello racchiude tutta l’efficacia che il cantautore riesce ad attribuire ad un gesto modesto ma di una purezza disarmante (prima di andare via / sorridi un po’), nato in una circostanza altrettanto naturale ed ordinaria: leggendo una rivista di Trenitalia durante un viaggio.

Sono trascorsi sette anni dall’album precedente, ma stare con le mani in mano non si addice alla personalità mite – ma sempre in fermento – di Riccardo. La collaborazione con il regista Renato De Maria ha le radici in “Paz!” e “Amatemi”. Quest’ultima realizzata assieme ai Deproducers, collettivo (Sinigallia/Casacci/Maroccolo/Cosma) il cui concept sono le musiche per conferenze scientifiche (“Planetario”, “Botanica” e il recente “DNA”). Era il 2009 quando Luca Carboni poi l’ha voluto per la
produzione di “Musiche Ribelli”, disco tributo a grandi brani italiani degli anni Settanta. Collaborerà anche nel duetto di “Ho visto anche degli zingari felici” (Claudio Lolli).

L’orecchio di Sinigallia è attento anche al nuovo che avanza e, ancora nei panni di produttore, metterà la firma ai dischi “Non erano fiori” di Coez nel 2013 e “La fine dei vent’anni”, esordio – vincitore della Targa Tenco – di Francesco Motta, nel 2016, anno in cui scriverà anche il testo di “Amami amami”, per Mina e Celentano.

L’anno prima ancora però, non resiste al richiamo del cinema e scrive la traccia “A cuor leggero” per “Non essere cattivo” di Claudio Caligari – selezionato come film straniero per la candidatura agli Oscar – inserita poi nel lavoro solista più recente.

Nel settembre 2018 esce infatti la sua ultima fatica, “Ciao Cuore”, frutto di una gestazione che ormai, conoscendolo, gli perdoniamo perché sappiamo come non sia per niente in grado di restare in panciolle tra un suo disco e l’altro. Sinigallia si riconferma artigiano meticoloso distillando magia dal consueto, afferma un’identità singolare difficile da accostare a quello che stiamo ascoltando negli ultimi tempi (e in alcuni casi possiamo aggiungere un “menomale”, ad apprezzare chi ancora mantiene un raro spessore nella ricerca del “bello”), ma avendo sempre la cura di adattarsi nella sua peculiare maniera.

L’editing e la ricerca musicale sono scrupolosi, ogni pezzo è un vestito perfetto per le liriche che lo indossano e non c’è il rischio di incappare in una collezione monotona o, tantomento, scialba. La distribuzione degli strumenti e dei ritmi sono il risultato dei minuziosi arrangiamenti a cui ci ha abituato gradualmente di disco in disco.

E so che può sembrarti stupido / dirtelo suonando coi sei miei chili in più

“Niente mi fa come mi fai tu” è una dedica alla bassista e compagna di vita Laura Arzulli, un amore che resta intatto al passare del tempo, anzi, si culla in una dolce ironia, in “Dudù” ci regala un ricordo d’infanzia, tratteggiando la figura della sua tata.

Alle donne riserva sempre uno spazio speciale nei suoi lavori, descriverle nei loro molteplici aspetti è un lavoro di fino e questa volta sono quelle “di destra” ad ispirare i suoi versi.

Donne di tutto il resto inconsapevoli /con un’altra intelligenza / fatta di luoghi comuni su una bandiera cangiante / come la prepotenza della loro semplicità.

Da una lettera di Valerio Mastrandrea trova inoltre il respiro giusto per parlare anche di avvenimenti fuori dal circolo delle vite comuni, di cose più grandi noi. “Che male c’è” è infatti dedicata alla vicenda di Federico Aldrovandi.

“Backliner” è un’ode agli addetti ai lavori, un ringraziamento a chi sta dietro il palco, le cui parole sembrano un po’ riflettere la sua lodevole carriera “comunque fuori moda mentre un altro pezzo vola”. È anche il titolo che il regista e fotografo Fabio Lovino ha scelto per celebrare il percorso creativo di Riccardo Sinigallia in un docufilm. Presentato lo scorso Ottobre al Festival del Cinema di Roma fu realizzato con il contributo di molti artisti che hanno avuto la possibilità di lavorare con lui (Marina Rei, Francesco Motta, Caterina Caselli oltre ai tanti già citati).

Riccardo Sinigallia è in tour con “Ciao cuore” nelle seguenti date estive:

21 giugno_Roma (Villa Ada)
30 giugno_ Cremona (al Porte Aperte Festival)
19 luglio_Rapolano Terme (TvSpenta dal Vivo)
25 agosto_Predazzo (Lagorai D’InCanto; set acustico)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *