Abbiamo avuto uno scambio epistolare con Fadi durante la quarantena

Dalla mia cell… stanza guardo l’orizzonte. Attraverso le sbarr… finestre vedo il celerin… piccione viaggiatore, con legata alla zampa la mia lettera. Lui che può evader… volare, la porterà al caro Fadi. Spero.

Caro Fadi,

mai come in questo periodo, mi sembra opportuna la domanda come stai? Ed è un come stai sincero, puro, che arriva dritto dal cuore. Come stai Fadi? Come stai vivendo questo periodo difficile? Hai cercato giorno per giorno un impiego e una distrazione diversa per combattere la quotidianità monotona che ci attanaglia? Oppure non ne hai avuto bisogno, perché gli impegni ti hanno occupato talmente tanto tempo da dover trovare, invece, il modo di annoiarti? Io, come molti altri, ho scoperto parti di me che non credevo esistessero. Ho spento Netflix e ho iniziato a colorare, a dipingere, a scrivere, a leggere quella pila di libri che avevo sul comodino. Ho riscoperto l’arte.

Tu invece, cosa hai riscoperto? Sei da solo? Sei riuscito a preservare un minimo di sanità mentale? Oppure hai condiviso questi giorni insieme a qualcuno? E in questo caso, ne sei felice? Ma soprattutto, ancora nessuno di voi si è trasformato in un killer?

Le mie giornate sono parecchio silenziose, tranne in due momenti. Quando disegno ho bisogno di ballate e canzoni che mi sciolgano un po’ il cuore. Quando faccio la doccia, invece, ho bisogno dei Foo Fighters o di un qualsiasi rapper. Meglio se incazzato. Dopo pranzo, il sole inizia a illuminare il balcone. Minuto dopo minuto, i suoi raggi si allungano ed entrano in casa, questo è il momento della giornata che preferisco perché mi riempio di buon umore. Sono decisamente metereopatica come vedi, ma questo lo sapevo già.
E tu cosa fai? Suoni e canti ancora? Penso e spero proprio di sì, spero anche che tu stia scrivendo dei nuovi pezzi. So che in questo periodo entrambi abbiamo festeggiato il compleanno, com’è stato per te? Io ho improvvisato una festa in maschera via Zoom: non bevevo vino da talmente tanto tempo che dopo il primo bicchiere nessuno ha più compreso la mia lingua. Mi spiace pensare che questa doveva essere un’intervista pre-concerto, a Torino, la mia città adottiva, un pomeriggio di aprile. Invece siamo a maggio e ti scrivo una lettera al pc, sdraiata in maniera piuttosto scomposta dal divano. Una di quelle posizioni che fin da bambina hanno cercato di correggermi… eppure.

Sai Fadi, mi piacerebbe intervistarsi davvero, finita questa quarantena.

E ti dirò: quando verrai a suonare a Torino, io sarò lì, con il mio piccolo registratore vocale ad aspettarti. Può sembrare una minaccia e probabilmente lo è, ma cerca di vederlo come un complimento.

A presto Fadi, stammi bene e canta tanto. Anche se non possiamo sentirti, un po’ ne abbiamo bisogno.

Gioia

Trascorsero i minuti, i giorni e i mesi. All’inizio sperai, poi aspettai, tentennai e alla fine mi rassegnai. Ma ieri esultai. Vidi un gabbiano picchettare il becco alla mia finestra, legato alla sua caviglia un piccolo rotolino di carta. Era la tanto attesa risposta di Fadi e recitava così:

Beh, come ho passato questa quarantena?

È stato sicuramente un periodo bello intenso, credo di essere riuscito a salvare la mia integrità mentale in calcio d’angolo, ma in teoria ci dovrebbe essere. Insomma mi sono sbizzarrito a mettere a mettere a posto tutti i vari “picciarelli” che dovevo mettere a posto e avevo qua attorno. Dopo un po’ che ero lì a sentire i miei amici al telefono mi è scesa un po’, non vedevo l’ora di vederli in carne e ossa, non vedevo l’ora di incontrarli.

Ho fatto uscire questo brano nuovo, che poi in realtà è un brano incluso nel mio primo lavoro e sono molto contento. Parla di darsi una mano soprattutto in un periodo come questo dove è sempre più facile farsi un po’ i cavoli nostri. Insomma “Baba fun mi ni owo” vuol dire babbo dammi una mano, perché qua è un po’ un “burione”. La figura del babbo rappresenta tutte quelle persone che hanno contribuito in un modo o nell’altro a indirizzarmi. Vuole essere un ringraziarmi, un modo per dirgli “statemi vicino ancora”.

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