Gionata ci ha consigliato 10 videogames per superare il lockdown

Dall’inizio della quarantena abbiamo visto numerosi artisti del panorama italiano adoperarsi per mantenere il contatto con il pubblico attraverso live in diretta via Instagram o Facebook. Molte sono state le iniziative anche da parte di varie community, organizzazioni e locali per far fronte all’improvviso stop che la musica ha dovuto affrontare. Singolare è stata invece la scelta di Gionata, cantautore toscano che conosciamo bene (qui trovate l’intervista track by track a proposito del suo disco d’esordio). Infatti oltre a imbracciare la chitarra e suonarci i suoi pezzi, Gionata ha messo su un nuovo account su Instagram chiamato pokèmon_versione_gionata attraverso cui ha reso partecipe il suo pubblico delle avventure intraprese sul caro vecchio Pokémon Rosso! Alla fine di queste avventure è venuto fuori un brano dal titolo Game Boy che ha come videoclip proprio degli estratti di quelle avventure. Scopriamo così che Gionata non è solo un musicista ma anche un grande appassionato di videogames!

Per questo motivo gli abbiamo chiesto di consigliarci 10 videogames da riscoprire e che lo hanno in qualche modo segnato. Lui ci ha risposto così, come potete legge qui sotto:

Ho passato la mia infanzia e parte dell’adolescenza con un senso di insoddisfazione nei confronti della realtà, come se non fosse abbastanza stimolante e non rispondesse alle mie richieste. Non sono asociale, ma l’imperfezione dell’essere umano e l’incoerenza del pianeta in cui viviamo mi ha portato a “nascondermi” in altre realtà che rispondessero a esigenze creative e surreali.

Ho trovato spesso rifugio tra i miei disegni (da bambino passavo molto tempo a inventare storie e personaggi fantastici), traendo ispirazione proprio dal mondo videoludico. Tutt’ora trovo terapeutico allontanarmi dalla realtà e viverne un’altra, cercando di alleggerire il peso dell’esistenza e le mille domande che ci facciamo, alle quali non c’è risposta.

Per me il videogioco è uno stimolo che sprona l’atto creativo, che nel mio caso riguarda la scrittura di canzoni. Oltre a questo, la nostalgia di un periodo al quale sono molto affezionato (l’infanzia), fa rivivere in me emozioni “pure” e mi aiuta a scrivere lontano dalle dinamiche commerciali, lontano dal voler compiacere gli altri per sentirsi parte di qualcosa.

Bando alle ciance, ecco una breve selezione di alcuni titoli che mi hanno segnato emotivamente.

BioShock Infinite (2013)

Uno sparatutto in prima persona-action RPG (role-playing-game) con una storia incredibile.

Riferimenti filosofici all’America delle rivoluzioni e del consumismo in un’ambientazione surreale: l’avventura è ambientata nella città volante Columbia, che strizza l’occhio alla Laputa de I viaggi di Gulliver di Swift.

Vengono trattati temi che toccano la religione come giustificazione delle proprie colpe e il razzismo narcisistico degli oppressori bianchi. Il concetto fondamentale da cui si snoda tutta la narrazione è però il multiverso, le infinite possibilità di esistenza.

Uno dei miei titoli preferiti per la sua linearità, che permette comunque un’esplorazione e ricerca dei dettagli, saltando da un capo all’altro della città tra le nuvole, in un’ambientazione ricca di personaggi ed eventi a tratti psichedelici.

Anche se non fanno parte della stessa trama (eccetto per qualche richiamo), sono ottimi anche i primi capitoli della saga, ambientati nella città sottomarina Rapture (una sorta di Atlantide), con riferimenti a Orwell e la sua concezione del comunismo.

BioShock Infinite
BioShock Infinite (2013)

The Last of Us (2013)

Solitamente i survival horror non mi prendono mai, ma l’accuratezza di questo titolo nel raccontare la solita apocalisse zombie in un modo così originale mi ha gasato parecchio.

I creatori si sono serviti del fungo parassita Cordyceps per immaginare una nuova tipologia di non-morti, con una storia che non accontenta sempre lo spettatore, costretto a farsi scendere le lacrime in alcuni momenti e a riflettere su quesiti esistenzialisti e dilemmi morali.

Ambientazioni e musiche fuori dal comune, stealth sovrannaturale.

Sto aspettando con ansia il secondo capitolo, che dovrebbe uscire il 29 maggio 2020 (spero di essere tornato a Milano per quel giorno! Ero tornato in Toscana perché avrei dovuto suonare alla Limonaia a Fucecchio e poi sono rimasto bloccato qua, senza la mia PlayStation 4).

The Last of Us
The Last of Us (2013)

Final Fantasy 7 Remake (2020)

Aspetto questo gioco da 3 anni, e ora che finalmente è uscito, non ho la Play4 con me.

Comunque, ho giocato tutti i Final Fantasy e li ritengo dei capolavori per l’immaginazione elevata dei creatori. I personaggi, le trame, le ambientazioni, le musiche: tutto è ben definito e curato, e giocarci ha allenato e sviluppato la mia creatività, tenendomi incollato allo schermo per ore ed ore di esplorazione, alla ricerca di segreti ben nascosti.

Non vedo l’ora di poter giocare a questo remake del capitolo che ha reso celebre la saga.

Final Fantasy 7
Final Fantasy 7 Remake (2020)

Shadow of the Colossus (2005)

Insieme a BioShock, è uno dei lavori che più mi hanno appassionato.

L’ambientazione è priva di personaggi con cui interagire o città da esplorare, troviamo soltanto immense praterie e montagne, che nascondono 16 colossi da sconfiggere.

Giocare a Shadow of the Colossus è come catapultarsi in un luogo senza tempo, una contemplazione videoludica che affascina per i pochi dialoghi presenti, nei quali viene pesata e misurata ogni parola.

Maestoso, lisergico, meditativo.

Dagli stessi ideatori cito anche The Last Guardian, con meccaniche e scelte ideologiche e filosofiche simili.

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Shadow of the Colossus (2005)

Prince of Persia: Le sabbie del tempo (2003)

Qui c’è tanta, tanta nostalgia.

Dopo anni passati a pregare i miei di comprarmi la PlayStation2, arriva il natale ed ecco sotto l’albero la console, insieme a Prince of Persia.

È la storia di un principe alla ricerca di onore e gloria, che rimane coinvolto in un inganno, tradito dal Visir, che vuole utilizzare delle antiche sabbie magiche per raggiungere l’immortalità; il maleficio trasforma il popolo in orribili creature di sabbia, ma il principe riesce a scappare con un raro manufatto, il pugnale del tempo, che gli permette di controllare gli eventi.

L’avventura ci porta all’esplorazione del grande palazzo di Azad, pieno di enigmi da risolvere. Pensarci adesso mi fa ancora commuovere, mi catapultavo in un’altra dimensione per ore e ore.

Con questo titolo ho imparato ad apprezzare e considerare i videogiochi anche per gli aspetti meno riconosciuti da un pubblico lontano dalla realtà videoludica, come la fotografia, la musica, la trama, la costruzione dei personaggi.

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Prince of Persia: Le sabbie del tempo (2003)

Pokémon (1998 – 2020)

Ho scoperto i Pokémon prima del cartone animato, con la cassetta per il Game Boy Pokémon versione Rossa.

Da lì è iniziata quella che a volte potrei definire un’ossessione: saltuariamente, sento il bisogno di iniziare una nuova partita e rivivere quel mondo così perfetto, godendolo tutto d’un sorso.

Recentemente ho anche deciso di condividere la mia avventura nel mondo dei Pokémon attraverso una pagina Instagram, pokemon_versione_gionata, una sorta di diario in cui ho documentato le vicende con post giornalieri.

Alla fine dell’avventura, ho rilasciato un nuovo inedito su YouTube: si chiama Game Boy, un confronto con un passato che non vuole essere dimenticato. La canzone è accompagnata da un video, un montaggio di alcuni momenti di Pokémon Rosso.

videogames pokèmon
Pokémon (1998 – 2020)

The Witcher 3: Wild Hunt (2015)

Ci sarebbero troppe cose da dire. Mi limito a definirlo un capolavoro assoluto sotto tutti i punti di vista.

Non ho le competenze per aggiungere altro, è un gioco immenso che ti incolla allo schermo per mesi: in triennale ho rimandato un esame all’appello successivo per quanto ero preso.

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The Witcher 3: Wild Hunt (2015)

La saga di God Of War (2005-2007-2010-2018)

Come Prince of Persia, anche qui c’è molta nostalgia.

Nei panni di Kratos, uno spartano che, per rimanere in vita e sconfiggere i suoi nemici, stringe un patto tremendo con Ares. L’intera saga è un contributo unico alla storia del videogame, che sfrutta la mitologia greca (e, nel capitolo del 2018, anche quella norrena) per catapultarci nei panni dell’arrogante e iracondo spartano, che sfida gli Dèi dell’Olimpo con i suoi modi brutali e senza pietà.

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La saga di God Of War (2005-2007-2010-2018)

The Elder Scrolls V: Skyrim (2011)

Ero al liceo quando uscì, e mi finsi malato una settimana per giocarci.

È un fantasy e la trama ruota tutta attorno a un fantomatico “sangue di drago” che si scoprirà giocando (non voglio dare spoiler).

Ho sempre immaginato che se i dinosauri avessero avuto una coscienza e delle aspirazioni simili a quelle umane, avrebbero sognato di diventare dei draghi. Questo mi ha sempre portato a entusiasmarmi quando vedevo un drago in un videogioco, e qui ce ne sono tantissimi (forse anche troppi).

A parte questo, titolo bellissimo, anche se non ti piacciono i draghi.

videogames skyrim
The Elder Scrolls V: Skyrim (2011)

Baldur’s Gate: Dark Alliance (2001)

Consiglio questa piccola perla (solo per PS2 e Xbox) a tutti coloro che vogliono giocare un’avventura con il coinquilino/a, il compagno/a, divertendosi in un rpg fantasy.

Nonostante l’età, porta bene i suoi quasi 20 anni, il coinvolgimento e una personalizzazione dei personaggi sono notevoli.

Tra magie, armi e armature, durante la storia si dovrà combattere anche contro un drago (!!!). Un titolo molto interessante, assolutamente da recuperare, impreziosito da una colonna sonora da film.

Rimane nel mio cuore perché è uno dei pochi giochi di ruolo da poter sfruttare in compagnia di un’altra persona fisica, per condividere insieme un’avventura appassionante.

videogames Dark
Baldur’s Gate: Dark Alliance (2001)

Rimangono fuori 3 titoli che non posso non citare: Fallout4, Bloodborne e naturalmente Death Stranding, l’ultimo lavoro di Kojima, che riprende spaventosamente il periodo che stiamo vivendo, in cui il protagonista Sam tenta ci ricollegare l’America post-apocalisse con la rete chirale, una sorta di internet.

Il mondo videoludico è parte integrante della mia sensibilità artistica: mi ha insegnato a sognare, a immaginare, a sviluppare un metodo di problem-solving diverso. Mi ha spronato a riflettere, ad avere pazienza e costanza, e a curare ogni minimo dettaglio di un progetto.

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