Considerazioni sull’EP di Aimone, “Mai più per sempre”

Stupiti? No. Sorpresi? Si. La cosa più interessante delle tre tracce di “Mai più per sempre”, nate “in poche giorni” è proprio la sensazione che in quei nove minuti Aimone Romizi sia riuscito a sublimare mesi e mesi di ruminanti emozioni. Scappare per ritrovarsi, cercare risposte senza trovarle, denudarsi per una pelle che sentiamo distante.

Aimone si muove tra questa cenere viva, tra un fuoco che vede spegnersi e su cui soffia senza ottenere risultati apprezzabili. Gli amori, i giorni, le canzoni nascono e cambiano macinando pensieri, opere ed omissioni emotive e fisiche: il tema dell’estrema estraneità dalle pareti quotidiane emergeva profondo già nelle ultime opere dei FASK.

Michelangelo, coinvolto in qualità di produttore, sarto, confidente, cuce tre abiti sartoriali attorno alle tracce

Fallito si nutre di uno scheletro elettronico glaciale, cupo ed etereo (un po’ new romantic post litteram) poiché “non è detto che mi mancherai”; Gate A1, lontano da te si avvolge in un mantello molto anni 90 (su MTV avrebbe sfondato) quasi da alternative pop caro ai Millennials. La terza traccia Mai più per sempre è una traccia primordiale e povera di fronzoli: trova la sua strada in purezza e sincerità.

Nove minuti che forse il leader dei FASK non ci farà mai ascoltare live e che forse è giusto così. È uno sfogo: parole e musica per cui ognuno di noi può trovare un significato, un volto, un attimo di vita.

Commento di Francesco Pastore

Aimone – Mai più per sempre [Ascolta qui]

Con la consueta curiosità a tratti un po’ distratta del New Music Friday, la scorsa mattina (notte, a dire il vero, ché avevo un volo da prendere quando in Italia erano appena le 3) ho iniziato a scorrere le nuove uscite, per scegliere da dove partire. Una decisione, per la verità, abbastanza facile. L’EP solista di Aimone Romizi, annunciato due giorni fa a sorpresa sul suo profilo Instagram.

Una storia che abbiamo già visto mille volte, il frontman di una band che a un certo punto decide che è il momento di provarci da solo. Ed è alla luce di questo archetipo che ho affrontato l’ascolto: con l’idea che fosse qualcosa di sperimentale, un tentativo per sondare il terreno, preludio a un abbandono definitivo dei FASK. Con la complicità di Michelangelo, che ha prodotto i pezzi.

Ecco, se solo lo avessi saputo prima.

Nei tre brani di Mai più per sempre, Aimone ha messo in musica i grovigli emotivi del suo disamore. E lo ha fatto con un’onestà brutale. Senza vergogna, senza nascondigli, senza fingere consapevolezze che semplicemente in questo momento non sono vere. Senza edulcorare la tristezza e la rassegnazione.

Fallito è la presa di coscienza, una canzone a tutti gli effetti di resa. “Odio l’amore con cui si amano gli altri, odio l’amore che ti daranno gli altri”.

Gate A1, lontano da te è l’unico pezzo che, complice il sound anni ’90, fa muovere un po’ la testa, ed è anche l’unico in cui qualche spiraglio di sopravvivenza sembra transitare. A chiudere i conti, ci pensa la title track. La produzione ridotta all’osso, piano e voce. L’ammissione finale che ora, andare avanti, è un’impresa un po’ troppo difficile.

Difficile pensare che questi brani siano l’anteprima di un percorso solista. Più facile, appunto, immaginarli come qualcosa di istintivo, un tentativo di lenire qualche ferita. Aprendone probabilmente molte altre in chi li ascolta – ma la musica, si sa, serve anche a questo.

Commento di Filippo Colombo

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