Attraversare il buio, sentirsi leggero: AINÉ canta di una separazione

“Non ho più paura” ce l’aveva detto nel 2022 e quest’anno Ainé è tornato, senza paura, con un progetto nuovo, ricco di sfumature dell’anima, quelle universali, nelle quali è facile riconoscersi. BUIO è la prima parte del concept EP che anticipa la seconda, la sua derivata, LEGGERO: ogni canzone ha un titolo affiancato a un mese dell’anno, 12 canzoni in tutto, che rappresentano le fasi vissute in prima persona dall’artista che ha dovuto affrontare una importante separazione sentimentale.

È un lavoro circolare, che alterna fasi di buio necessarie, a quelle di luce e leggerezza, rinascita e nuovi inizi. Immedesimarsi è inevitabile.

BUIO LEGGERO è un racconto circolare, un diario dove Ainé ha messo per iscritto, mese dopo mese, le sensazioni provate a seguito di un dolore profondo, vissuto tra disordine e lacrime, trasformatosi poi in rinascita, leggerezza, respiro. In una società che ci vuole sempre più produttivi, solari, competitivi, Ainé ha deciso di fermarsi e attraversare la tempesta per ritrovarsi nel qui e ora, oggi, senza più pensare a ieri, né a domani.

Ne abbiamo parlato in un’intervista.

Ci ritroviamo dopo NHP+ (2022) e Alchimia (2021). Senza dubbio, un lavoro riconoscibile, insomma la tua impronta si sente, sia nel sound, sia nell’approccio vocale. Qual è la cosa che più si distacca dai tuoi precedenti lavori? Se c’è.

Non credo si distacchi da niente perché cerco di essere sempre coerente con ciò che ho fatto. Se c’è una cosa diversa è il concept. Questo è un album diviso in due parti: la prima parte è BUIO che parla della separazione e del distacco e LEGGERO la parte che parlerà della conseguente rinascita. Le canzoni sono collegate tra loro, proprio come un diario che parte da aprile e finisce a marzo dell’anno dopo. Per quanto riguarda le sonorità, forse, in LEGGERO c’è qualcosa che ho fatto più raramente, qualche brano up-tempo, più elettronico, ci sono le mie grandi passioni: R&B, jazz, soul, clubbing, deep house.

Ainè – Buio [Ascolta qui]

Questo progetto discografico ha l’aria di essere stato un percorso doloroso ma catartico, è così?

Sì, BUIO LEGGERO sono le due fasi che ho provato. LEGGERO è il momento successivo alla chiusura. Dopo una separazione c’è sempre una rinascita e non è mai un male. È stata una forte esperienza sulla mia pelle. Quei mesi la mia testa era più leggera. Nel nostro mondo poi è sempre difficile stare leggeri, per questo vivo in campagna, per evitare le dinamiche caotiche della città.

Da “Scappare – Giugno”: “Baci sulle labbra rotte” – si tratta di labbra rotte dalle parole dette o modificate dal tempo passato?

Wow, bella domanda. Direi labbra rotte dalle troppe parole. Sono state dette così tante cose che è come se le labbra si fossero rotte, screpolate. Come quando si dicono sempre le stesse cose e arriva quel momento in cui uno bacia l’altra per dire basta, non dire più niente. È molto concettuale come immagine.

A proposito di “Scappare”, a volte può significare anche tornare. Questo andirivieni può portare molta confusione nella nostra vita. Nella musica invece? Queste sensazioni sembra che trovino spazio per accomodarsi e diventare canzoni. È quello che è successo?

Sì, perché “scappare” non è inteso come scappare via, ma come se si volesse raggiungere un luogo in cui provare a distrarsi da quello che abbiamo passato. Mentre scrivevo Scappare – Giugno ero proprio a Lanzarote per fare surf. Non ero scappato. Ero andato io a cercare la tranquillità altrove. É un invito ad avere il coraggio di prendere e andare. Io lo trovo con il surf e l’ho trovato anche durante il Cammino di Santiago. Andare verso il leggero. Non scappare per paura ma per necessità, con coraggio.

In BUIO LEGGERO c’è amore, c’è stato, si è trasformato, è invecchiato, si è sciupato, ricucito e poi interrotto. Amare significa rinunciare a una piccola parte della propria libertà individuale secondo te?

Beh, non dovrebbe essere così. Io ho avuto una storia lunga 10 anni, importantissima. È stata l’esperienza della separazione che mi ha portato a scrivere BUIO LEGGERO. Io penso che amare sia anche lasciare liberi ed essere liberi. Se sei con una persona che ami ma non ti senti libero, non va bene. Voglio sentirmi libero, amandoti. Io mi sono sempre sentito liberissimo nell’amore in generale. Può essere complicato vivere la coppia, eh. Secondo me è importante trovare quella persona con cui amare non è faticoso, trovare la tranquillità. La vita senza amore non è niente. Ho bisogno di essere triste per scrivere, serve il buio per ritrovare la luce.

Buio Ainè
“Lacrima – Aprile” rappresenta la fase in cui vedi le cose con consapevolezza, capisci cosa sarebbe servito. È molto malinconica. È difficile esporsi su qualcosa di così intimo e personale?

Io ho voluto parlare di un tema che si potrebbe definire un tabù. La separazione però capita a tutti e, quando succede, non pensi che ci possa essere una rinascita. Invece c’è, arriva. A me è servita per trasformarla in questo lavoro. Sarei contento se le persone riusciranno a ritrovarsi nella mia storia, dare forza e coraggio attraverso un disco. È grazie alla separazione ma anche alla persona in questione se ho scritto questo album. Vivere tutto questo mi ha fatto sentire vivo.

“Davanti allo specchio non mi vedo”: “Disordine – Maggio”. Ci sono tantissime immagini in questo pezzo, mi fa pensare a quelle situazioni in cui si vuole a tutti i costi andare oltre, anche quando forse ci si dovrebbe fermare, capire, ammettere cosa si abbia davanti agli occhi e prendere atto che forse le cose devono cambiare, anche per stare bene in due. Come hai vissuto quella sensazione appena prima del cambiamento?

È stato curioso e difficile entrare nella tempesta. Per superare questi momenti bisogna attraversali e accettare quello che succede. Dopo la tempesta c’è sempre un momento di calma e se non la accetti, se la metti sotto al tappeto, la rimandi, quella rinascita non c’è. La mia è arrivata ma è stata tosta. Disordine è un brano molto intimo, scritto insieme a Raffaele Sperati e Alaska. Ci siamo messi insieme a parlare delle nostre storie, come se fosse una seduta di terapia di gruppo ed è stato bello. È un album intimo ma universale.

Nell’EP ci sono anche alcune collaborazioni?

Nella mia vita ho fatto tantissimi featuring ma, data l’intimità dell’album, volevo farlo il più personale possibile. Solo su un brano ho chiamato due tra le mie cantanti preferite della nuova generazione, Lauryyn e Altea. La canzone si chiama Giganti – Luglio, scritta con Serena Brancale e Laura Di Lenola. Il pezzo è dedicato alle persone che hanno il coraggio di amare per sempre, e noi ce le siamo immaginate “giganti”, appunto. In realtà, più che un feat, è stato un brano corale. È un concetto che ci ha uniti. Con il basso di Emanuele Triglia e le chitarre di Alessandro Rebesani questo brano ha creato una magia.

Secondo te si può amare per sempre?

È una cosa che mi auguro. Oggi siamo proiettati in un mondo dove quasi non ci crediamo più all’amore, non abbiamo più fiducia. Guardo i miei nonni che stanno insieme da 65 anni. La nostra generazione invece vive le cose pensando che poi finiranno. Siamo influenzati da tante cose, la famiglia, il matrimonio, i figli, gli amici. Io voglio impegnarmi a provare qualcosa per tanto tempo. Mi piacerebbe provare un sentimento forte. Non riesco a fare musica se non ho amore attorno.

È vero, è molto comune il concetto per cui si fa fatica a pensare che qualcosa possa andare avanti, però penso che sia importante vivere il momento, impegnarsi a non distrarsi. Oggi siamo ossessionati dal futuro, anche quello prossimo eh. Mentre facciamo qualcosa già pensiamo ai 10 minuti successivi, ci assentiamo…

Esatto, bisogna godersi il momento e, ancora più importante, essere felici di quello che si ha oggi e non essere tristi per quello che non abbiamo. Cambiare questa prospettiva in terapia mi ha salvato la vita, me l’ha proprio migliorata. Prima non ero mai soddisfatto e volevo sempre di più. Guardandomi indietro mi rendo conto di aver fatto tanto, ho collaborato con tante persone, sono stato molto fortunato, ma non riuscivo mai a godere di quello che stavo vivendo, non ero mai felice. I social non ci aiutano perché ne siamo ossessionati. Qualche volta sono stati motivo di depressione per me. Perché? Perché siamo portati a vedere quello che fanno gli altri e a non apprezzare e goderci quello che abbiamo noi. Invece è fondamentale. Il domani non esiste, ieri c’è già stato, esiste solo l’oggi.

Ti vedremo live?

Stiamo organizzando alcune date, ma il tour comincerà dopo l’estate, vogliamo dare il tempo all’album di arrivare alle persone. Ora sono proiettato verso un festival in Giappone, il 25 e il 26 maggio. Fra un po’ uscirà LEGGERO a completare il cerchio, e scoprirete cosa succede dopo Giugno…

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