Gigante, scusi ma la felicità a che ora arriva?

Il mondo della natura è un bacino ricco d’ispirazioni e suggestioni artistiche. Gigante, cantautore pugliese dal sound personalissimo ed evocativo, è tornato nelle scene musicali a fine ottobre con Rettile, un singolo che ci mostra il lato regale e sinuoso dei vertebrati. Rettile è un brano che colpisce l’ascoltatore. Le atmosfere intense, un ritornello minimalista e il sound che abbraccia synth e suoni anni 80’, si fondono per dare vita ad un lavoro musicale originale e degno di nota.
Il 10 dicembre, Gigante ha pubblicato “La felicità a che ora arriva?”, canzone che rincorre il sound del precedente singolo, alzando tuttavia il livello delle liriche, incisive e originali.

Abbiamo colto l’occasione per intervistare Gigante, e scoprire qualcosa di più sulla sua musica.

Parlaci del tuo nuovo singolo, “La felicità a che ora arriva?”. Immagini naturali si alternano alla descrizione di momenti difficili e aspettative deluse in una relazione. Pensi ci sia una risposta alla domanda del titolo?

Si penso che una risposta ci sia, ed è davvero molto personale. La felicità potrebbe essere qualsiasi cosa e potrebbe arrivare da un momento all’altro. Il pezzo gira intorno ad una coppia seduta ad aspettare che questa arrivi. “La felicità a che ora arriva?” è un modo forse ironico per dire: “Quando saremo davvero felici?”. Nei miei brani mi piace utilizzare delle allegorie. In questo, ad esempio, ho utilizzato di proposito l’immagine della neve, che nel mondo onirico rimanda alle sensazioni di felicità, stupore e meraviglia. C’è una frase nel ritornello che dice: “…non nevica da tanto”, l’ho inserita proprio per creare quell’atmosfera di mestizia.

Il ritornello di Rettile ruota intorno alla frase: “Non esci mai dalla tua testa, no, nemmeno un po’”. Ci spieghi perché hai scelto il rettile come metafora di una condizione psicologica comune all’uomo?

Per il semplice fatto che il rettile può restare fermo ore ed ore, come se fosse lì a pensare. Mi piaceva questa metafora e l’ho trasformata nella chiava principale del pezzo.

Il video del singolo è ben costruito e s’intona alla perfezione con la musica che vuole raccontare. Chi ha curato il video?

Sono molto contento di questo video, e sono felice di collaborare con un professionista come Balto Vidomaker. Mi fido molto di lui, ogni volta gli do carta bianca e sono sempre appagato dai suoi lavori.

Nel tuo primo album, HIMALAYA, si percepivano varie influenze culturali, provenienti da letteratura, cinematografia e manga. Quando entri nella fase di scrittura di un brano, ti lasci ispirare prevalentemente da elementi esterni? E quanto da fatti personali o sensazioni interne?

Nel primo disco mi sono lasciato influenzare quasi totalmente dalla letteratura o dal cinema, non ero ancora pronto a mostrarmi. Ora, pian piano lo sto facendo. Infatti gli ultimi pezzi sono molto più legati a me e alla mia storia. Penso che questo sia uno dei tanti cambiamenti che si percepiscono.

Sappiamo che hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica come bassista della band Moustache Prawn, mentre ora sei coinvolto in un progetto cantautoriale. Ti saresti mai immaginato cantante? Ti manca la dimensione della band? Cosa ti porti dietro da quell’esperienza?

No, non me lo sarei mai immaginato! Il primo disco l’ho scritto un po’ per gioco, infatti volevo provare a scrivere qualcosa in italiano, schema che con la mia band precedente non abbiamo mai adottato. Coi Moustache Prawn ho suonato tantissimo, anche all’estero e sinceramente un po’ mi mancano. Avevo anche meno responsabilità, ora invece la situazione sta diventando sempre più seria, ma fa parte di una crescita artistica e va bene così.

Rettile è uscito dopo un anno e mezzo dal tuo primo album HIMALAYA. All’inizio ti descrivevi come un cantautore che fa pop invernale con l’ukelele, ora invece si percepiscono molto chiaramente un’evoluzione e una maturazione a livello sonoro. Cos’è cambiato nell’ultimo anno? Come procede la collaborazione con Carosello Records?

Sicuramente il sound generale è cambiato, a livello sonoro i sintetizzatori hanno sovrastato l’ukulele. Infatti, nell’ultimo anno, ho ascoltato molta musica anni ‘80 grazie alle compilation di mio padre che trovavo sempre in macchina. Le ho ascoltate per mesi e nel corso del tempo ho cominciato ad amarle. Come dicevo precedentemente, ho anche imparato e lavorato per portare le mie esperienze personali nelle canzoni. Posso dire che la collaborazione con Carosello procede bene, ormai siamo un bel team.

Che musica stai ascoltando al momento? Ci sono artisti che reputi interessanti, sia a livello nazionale che internazionale, da tenere d’occhio?

Ultimamente sto riascoltando molto il cantautorato italiano classico, mi riferisco a Toto Cutugno, Giorgio Gaber, Ivan Graziani ecc… Ascolto anche molta musica internazionale come quella di Patrick Watson, Nick Mulvey o Vulfpeck.
Io terrei d’occhio Fadi, mi piace davvero tanto.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai lavorando al nuovo album?

Si, in questi giorni stiamo finalizzando il nuovo disco. Penso che ormai siamo quasi pronti per l’uscita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *