Rokas: “Vi racconto i miei mostri e come li sconfiggo”

Mostri” è il nuovo EP di Rokas, disponibile da oggi 16 gennaio su SpotifyApple Music e tutte le principali piattaforme streaming per Digitale 2000.

Rokas è un rapper di Sarzana (SP) di base a Milano. Classe ’92, Alberto Sanlazzaro aspetta 19 anni prima di trasferirsi nel capoluogo lombardo, portando con sé la passione musicale trasferitagli dai genitori. Rokas è un progetto che nasce dal desiderio di dare spazio alle proprie parole e ai propri pensieri, di raccontare con sincerità la vita, gli amori, le amicizie. Dopo aver pubblicato i “Fantasmi” la scorsa estate, lascia spazio ai “Mostri”.

Rokas crea con un filo conduttore che lega questo EP con il precedente, sia nella scelta delle tematiche, ricorrenti ma mai banali, sia nella ricercatezza dei suoni. Situazioni che riguardano dinamiche relazionali fra due persone, situazioni che si ripetono all’infinito, si ingarbugliano, poi si sbrogliano, poi chissà, rimanendo sempre appese a un filo sottile. I tre brani, che mescolano il rap con sonorità pop, sono la perfetta chiave di lettura per il percorso artistico che Rokas ha deciso di intraprendere.

Ecco cosa ci ha raccontato…

Voglio entrare subito nel tuo mondo e quindi ti chiedo: chi sono i fantasmi e chi sono i mostri per Rokas?

Sono paure tangibili, pensieri folli, lucida pazzia. C’è una frase di una canzone italiana che dice “presupposizioni folli diventano coltelli quando è sera”. Ed è una cosa che a me capita spesso: di vacillare fortemente e perdere la “ragione “. Come ho già detto, i fantasmi incarnano il passato, il vissuto, la paura di avere paura di qualcosa. Che possa ricapitare insomma. I mostri è la paura di qualcosa di nuovo, che magari è frutto di una congettura, di un pensiero avvelenato o appunto, di una presupposizione folle.

L’idea di far uscire un EP con 3 brani si piega alle logiche di questa musica veloce, che impone di far uscire roba nuova ogni tot mesi. Non vivi a volte un po’ di ansia da prestazione?

No, la vivo molto tranquillo. L’idea di dividere i progetti è sempre legata al mio piacere personale di creare concept anche se le canzoni di per se sono fruibili singolarmente. Non ho ansia sulle uscite, non mi sento di competere con nessuno né di dover fare perché seno chissà che succede.

La musica ora è tutto e niente, non c’è la serie A del calcio o la professionistica di boxe. Giocano tutti insieme nello stesso posto. Quindi immaginati un tennista davanti a uno che gioca a Basket, che paure deve avere? Fanno due cose diverse, non ci sono regole.

Parliamo dei brani adesso. Partiamo da “In brutte cose”. Ti ricordi il momento esatto in cui hai scritto questo brano?

Si quasi un anno fa. È nato tutto dal suono principale. Quel richiamo molto synthwave, la cassa in 4 quarti e il mood molto bounce. Volevo rappare, divertirmi e dire un sacco di cose presuntuose e con tante sfaccettature.

“Complicato” è il racconto di un tradimento. Allora voglio farti una domanda impertinente, ti è mai successo di vivere questa esperienza in prima persona?

Si! I see Both sides as chanel 🙂 Tutti abbiamo tradito, tutti siamo stati traditi. È umano. È brutto. Però l’essere umano fa un po’ schifo quindi torna no?

Invece in “Sofia” si parla dell’altro lato della medaglia, cioè la fase di innamoramento. Quando vedi una lei in discoteca e perdi la testa. Perché hai scelto questo nome?

Non vado troppo in discoteca devo dire. Più in giro a caso. Comunque è nato tutto un giorno in studio con i granato. Ho passato tipo 4 ore spalmato sul divano tipo marmellata, perché ero in hangover e malinconico da far schifo come ogni tanto mi capita. Loro stavano lavorando su questa batteria (che poi è quella definitiva). Io stavo guardando Instagram a caso e capito sul profilo di una blogger che si chiama sophiemarstatt, hai presente quelle dalle quali le ragazze/ine rubano le caption? Tipo “name a better duo” oppure “it s heaven with me hell without blabla. Beh fatto sta che mi perdo a pensare a quanto tempo ci metta ( sophie) a scrivere una caption e come sia diretta verso un certo target.

Nel mentre sento la musica sotto. Comincio a scrivere nelle note “cosa siamo l’una senza altro “ (sua caption). Poi un’altra. Poi un’altra. Scrivo tutto. Mi alzo, la faccio sentire ai granato, impazziscono, gli svelo il trick, impazziscono ancora di più. Quindi grazie Sophie, mi hai ispirato tanto. Poi in quel periodo ero invaghito di questa ragazza che non conoscevo ancora, e mi ero fatto tutto un controviaggione in cui :

– Io e lei stavamo insieme

– Io e lei litigavamo

– Lei mi amava da morire

– Io fico come in “bulli e pupe”

Lo faccio spesso (di farmi viaggioni)

Ognuno ha le sue.

Vivi in una grande metropoli come Milano, cosa fai quando hai bisogno di uscire fuori dal caos urbano?

Io non ci devo uscire dal caos, ci devo entrare fino al naso se no divento matto. Calvino diceva questa frase che amo che è “gestire e saper riconoscere, chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio”. Io devo stare nel casino per capire cosa è per me la zona quiete. Per questo sto bene a Milano/ qualsiasi grossa città, è come se dormissi sempre su un letto king size.

Cosa dobbiamo aspettarci da te nei prossimi mesi?

Musica e pochi social. Me lo recriminano tutti. Però non sono proprio il tipo, scherzo sempre che sono nato nell’epoca sbagliata. È presuntuoso, un po’ superbo. Ma sono entrambi quindi ok. Ah poi dovete aspettarvi che questi mostri e fantasmi facciamo qualcosa, magari insieme, magari si scontrano. Magari a marzo, magari ad aprile

Un saluto ai lettori di Le Rane…

Ciao amici, ricordatevi sempre, piangete da soli e cantate in coro.

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