Storie d’amore e puzzle incompleti | intervista a ROKAS

Uno stile fresco, a tratti leggero e una schiettezza che traspare immediatamente dai suoi pezzi. Ecco cosa caratterizza ROKAS, nome d’arte di Alberto Sanlazzaro, giovane rapper di Sarzana.

Definirlo rapper, però, risulta riduttivo. ROKAS, infatti, è un ibrido tra generi diversi, nei suoi pezzi, oltre al rap, troviamo musicalità pop, vibes urban e un pizzico di rnb.

Classe 1992, lascia La Spezia a 19 anni per intraprendere il suo personale cammino che lo porterà a Milano. Finirà poi tra le braccia di Digitale 2000, per cui pubblicherà il suo primo album “Nemico del cuore” nel 2018.
A meno di un anno di distanza, questo ragazzo ci sorprende con l’uscita di un EP contenente tre tracce cariche di storie ed emozioni personalissime.

Dopo averle ascoltate, abbiamo pensato bene di fargli qualche domanda, per conoscerlo meglio e farci dire di più sui suoi progetti.

Ciao ROKAS! La prima domanda ci sorge spontanea, da dove deriva questo nome particolare?

Da quando ero ragazzino era la mia tag. Scusate la brevità ma me lo hanno chiesto tante volte e ormai ho la risposta con lo stampino.

Sappiamo che quest’anno hai partecipato al Mi Ami. Com’è stato poter calcare il palco del festival e viverlo in prima persona?

Emozionante, anche se come la maggior parte delle cose è tutta un’attesa. Ho passato tutti i due mesi precedenti a non pensarci, come se non fosse niente e due giorni prima era letteralmente l’unica cosa che avevo in testa. Poi basta salire sul palco e va via tutto.

Possiamo immaginare l’emozione! Raccontaci invece del tuo rapporto con il pubblico. Com’è e com’è cambiato?

È un rapporto ancora incosciente da parte mia, anche perché rimane pur sempre una risonanza per ora di nicchia. Però quando leggo cosa mi scrivono le persone o quando mi chiedono le foto ci rimango sempre un po’ così, spaesato/contento.

Nei tuoi pezzi troviamo alcune influenze R’n’b e delle melodie molto pop. Quali sono gli artisti che hanno accompagnato e influenzato il tuo percorso musicale?

Sono veramente tanti, sono affascinato da come il pop riesca a mettere d’accordo tante persone: lo ascolto molto per rubarne i segreti e perché è sempre una fotografia del sociale di quel periodo, se piace a tutti un motivo c’è.

L’rnb mi piace perché è sensuale, perché parla alle donne o delle donne. Comunque, per quanto riguarda gli artisti che mi hanno influenzato, mi sentirei di nominare Mick Jagger, Stevie Wonder, dj Premier, Justin Timberlake, Drake, The Weeknd, Tory Lanez, Sam Cooke, Bob Dylan. Sono tanti insomma.

Sono proprio tanti e di generi molto diversi!
Ma passiamo ai tuoi lavori attuali. “Cattivo” è il brano che anticipa l’uscita del tuo EP “Fantasmi”, come ti sembra sia stata l’accoglienza da parte del pubblico?

Con “Cattivo” ho calcato un po’ più la mano sul suonato, sull’usare l’analogico, grazie al duo con cui sto lavorando, i Granato, che sono due ragazzi fortissimi e capaci. É stato preso bene, sia dai miei amici super rap sia da chi è più incline a questi aspetti.

Bene! Siamo curiosi di vedere quale sarà l’evoluzione di questo progetto. Raccontaci un po’, cosa ti ha portato a voler pubblicare un EP a meno di un anno di distanza dal tuo primo album “Nemico del cuore”?

Avevo voglia di fare altre cose, questo EP “Fantasmi” è una tessera, con il tempo si capirà tutto.

Se questo EP è una tessera, aspetteremo di scoprire quale figura ci rivelerà l’intero puzzle!
Esiste un collegamento preciso tra le tracce di “Fantasmi”? A noi sembra che l’amore e i rapporti interpersonali siano un po’ il centro intorno al quale gravita la tua musica. Ci abbiamo visto bene?

Se ci fate caso, tolta la saggistica e le letture specializzate in un argomento, tutta la letteratura si basa su un ragazzo/a che vuole farsi un’altra/o o è innamorato/a; così come nella maggior parte delle arti l’argomento cardine è l’amore o il sesso. Diciamo che è abbastanza chiaro che siano quelli il fulcro delle mie produzioni, però come in ogni cosa dipende come vengono trattati. Il mio obiettivo vanitoso è di riuscire, con il tempo, ad arrivare a dire un qualcosa di brutto o non universalmente accettato, in un modo carino, un po’ come fa l’rnb: per esempio quando The Weeknd descrive le sue prodezze sessuali o quello che fa in maniera molto precisa, ma con una voce angelica e magari a chi ascolta, quando canta così bene, non sembra che stia dicendo glielo metto lì e così via, (ride) ecco avete capito.

Abbiamo scelto dei versi dal tuo pezzo “No Vabbè (Alice)“:
“Il mio cuore è come quel calzino spaiato/
non penso che ritroverò mai l’altra metà”
spesso ascoltiamo un velo di tristezza e rabbia nelle tue canzoni. La musica è un buon modo per sfogarti?

(Ride) io non ci vedo tristezza e rabbia nel paragonare il cuore a un calzino, avessi detto un vascello di cristallo in un mare di lava che lentamente si scioglie perché non mi ami Dorothi sì, forse sarebbe parso un po’ sad.
Ma un calzino non proprio. Io tendo invece a esasperare le situazioni o a ironizzarle tanto, anche se sono state o sono per me serie o difficoltose. Il mondo è pieno di problemi, tutti abbiamo problemi, tutti abbiamo difetti, i miei mi piacciono e me li tengo belli stretti.

Ultima domanda da un milione di dollari. Se dovessi fare i nomi di tre artisti con cui ti piacerebbe collaborare, cosa diresti?

Vorrei collaborare con James Turrell, David Hockney e Steve McCurry.

Miriam Gangemi

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