“Theia”: il nuovo EP di TAVO è un viaggio verso la Luna

Francesco Taverna, in arte TAVO, è un cantautore alessandrino del panorama indie pop emergente. Dopo due anni dall’uscita del suo primo album, “Funambolo”, lo scorso 5 maggio TAVO ha pubblicato un nuovo EP: “Theia”.

Il titolo potrebbe parvi bizzarro e decisamente insolito, eppure “Theia” è tratto da una storia vera che risale a 4,5 miliardi di anni fa: la Terra, ancor fortunatamente priva di qualunque forma di vita, si scontra con un enorme pianeta chiamato Theia, e nel corso del tempo dall’accorpamento dei detriti prodotti da quella collisione nasce la Luna. Insomma, l’affascinante e, a tratti, misterioso satellite che tutti conosciamo deve la sua esistenza ad un incidente interplanetario senza precedenti. Perché talvolta dalle catastrofi possono nascere cose meravigliose: ce lo insegnano la storia, la scienza, e anche il nuovo EP di TAVO.

Theia, il nuovo ep di TAVO

Il tempo e lo spazio, l’universo e l’amore, malattia digitale e solitudine: “Theia” è una costellazione di scenari onirici e ricordi autobiografici appesi come quadri alle pareti di una navicella spaziale che catapulta l’ascoltatore in un viaggio verso la Luna, punto di riferimento e costante allegoria delle sei tracce che compongono l’EP.

È partendo da queste considerazioni che ho deciso di raccontarvi “Theia” traccia per traccia come fosse la colonna sonora del viaggio più importante mai compiuto nella storia dell’umanità: la missione spaziale dell’Apollo 11 che portò i primi uomini sulla Luna.

“Sott’Odio” – Lancio del razzo.

Se quel 16 luglio 1969 gli astronauti Armstrong, Aldrin e Collins avessero avuto la possibilità di ascoltare qualcosa su Spotify, il brano “Sott’Odio” sarebbe stato perfetto per inaugurare il loro viaggio nello spazio durante la fase di lancio dell’Apollo 11.
Mescolando cadenzate sonorità da orchestra musicale ad un’ironica componente testuale, “Sott’Odio” parla con sprezzante sarcasmo della digitalizzazione dei rapporti e delle odierne abitudini umane. Una vera e propria “malattia digitale”, come canta TAVO nel brano, una realtà da cui talvolta vorremmo fuggire, magari proprio salendo a bordo di una navicella spaziale che ci porti lontano.

È difficile oggi immaginare l’attività musicale di un’artista senza i social, gli ascolti su Spotify, le views su Youtube. Com’è il tuo rapporto con questa dimensione virtuale della musica?

Sarò sincero. Ho una cura maniacale dei social. Ma, nonostante tutto, non è una cosa che amo fare.
Non fraintendermi: adoro il contatto sui social con le persone. Cerco di rispondere sempre a tutti i messaggi. Alla fine, chi sono io per non farlo? Nel mio lavoro devo tutto alle persone. E non me ne dimentico. Senza i social probabilmente sarei rimasto nel paese in cui sono senza mai vedere un tour nelle principali città d’Italia.
Il lato che invece detesto è che purtroppo in questo periodo, senza i concerti, Instagram o Facebook non sono più solo il “mezzo” per suonare: sono anche il “fine”.
Per me il palco è insostituibile. Faccio il cantautore, non il social media manager o l’influencer.

“Annabelle” – In orbita terrestre.

Dal momento del lancio, ci vogliono solo dodici minuti perché l’Apollo 11 entri nell’orbita terrestre: immaginate che vista da lassù! Affacciarsi dal lunotto della navicella e poter guardare la Terra dall’alto verso il basso, contemplando la magia di tutto il nostro mondo in pochi suggestivi istanti capaci di sfidare l’eternità.

Ed ora che non siamo qui, si può capire tutto.
Guardare tutto da un universo parallelo, una meta sicura.
Quante volte ti ho detto: “Non avere paura”?

La nostra playlist immaginaria prosegue, ed è proprio dentro l’orbita terrestre che inizia “Annabelle”.
Percorrendo musicalmente la storia tra due amanti del diciannovesimo secolo, in questo brano TAVO dipinge l’amore nella sua accezione più poetica e canta dell’immutabilità dei sentimenti autentici al di là del tempo e dello spazio.

“Annabelle”, tra tutti i tuoi brani, è in assoluto quello che conta più ascolti sulle piattaforme di streaming. Al di là delle attività promozionali che orbitano normalmente attorno ad un inedito, a cosa pensi sia dovuta questa precisa preferenza degli ascoltatori? Qual è il “segreto” di “Annabelle”?

Credo che il punto forte di “Annabelle” sia la storia che vi si cela dietro. Un amore eterno che viaggia immutato ed immutabile nel tempo. Quello dei due protagonisti, vissuti nel 1850.
“Annabelle” è il brano che, a mio avviso, lascia la maggiore possibilità di interpretazione. Forse, in un certo senso, è anche il più romantico.

“L’Astronauta E L’Indiano” – In viaggio verso la Luna.

L’Apollo 11 ha definitivamente raggiunto la sua fase di crociera. Solo quattro giorni e i nostri tre eroi dello spazio raggiungeranno il suolo lunare. In un qualunque momento di quei quattro giorni, tra il 16 e il 20 luglio 1969, nascosto in ogni casuale oscillazione della navicella, non sarebbe difficile immaginare l’eco de “L’Astronauta E L’Indiano”, canzone d’apertura dell’EP.
Arrangiato completamente in acustico, questo brano di soli 57 secondi alterna la voce di TAVO al delicato suono di una chitarra, la malinconia della notte ai sogni dell’infanzia.
A metà strada tra una ninna nanna e un indecifrabile mistero, “L’Astronauta E L’Indiano” è probabilmente la canzone più strana dell’intero EP.

…poi raggiungeremo la Luna.

Alcuni bambini da grandi sognano di diventare astronauti. Altri si vestono da indiani ad Halloween o a Carnevale. Cosa rappresentano l’astronauta e l’indiano nel tuo brano omonimo?

Erano due giocattoli che avevo da piccolo. Li ho ancora e li custodisco gelosamente. Mi furono regalati da una persona che oggi non c’è più.
In questo EP ho descritto volti, situazioni e paesaggi utilizzando solo immagini, emozioni e metafore. “Theia” è un viaggio nello spazio, nel vuoto interiore. Un viaggio onirico che parte dalla mia infanzia. L’astronauta e l’indiano aprono il sipario, mi prendono per mano e mi accompagnano. Proprio come farebbe un Virgilio dantesco.

“Gange” – Tachicardia lunare.

Arriva il tanto atteso giorno: Armstrong e Aldrin sono pronti per uscire dal loro modulo lunare e camminare sulla Luna, ma accade un imprevisto. Date le ridotte dimensioni dello sportello d’uscita, entrambi gli astronauti faticano a passarvi in mezzo. Ed è proprio in quei momenti che si registrano le più alte frequenze cardiache dell’intera missione: una specie di “tachicardia lunare”. La paura di fallire, forse il terrore di morire, attanagliano per pochi, infiniti istanti le menti dei due astronauti.
Comprensibile, no? Del resto – anche se non siamo degli astronauti – nasciamo, cresciamo e (con)viviamo con la consapevolezza che una fine esiste per tutto e tutti. Ed è proprio di questo che parla il brano “Gange”: del momento agrodolce che segue la fine di una relazione, del senso di vuoto incastonato tra i ricordi e i quesiti che non fanno prendere sonno quando è notte e il mondo fa silenzio.

“Il Tempo di Ballare” – La costante di Collins.

Rimasto in orbita lunare in attesa del ritorno dei due colleghi, l’astronauta Collins trascorre la giornata più solitaria della sua vita, fuori dal contatto radio con la Terra e letteralmente fuori dal mondo. Eppure, lo stesso Collins ha descritto il suo tempo in orbita lunare come “rilassante”, un momento di consapevolezza e fiducia, mai di solitudine. Dite che ce l’aveva Collins un pensiero rassicurante, un volto familiare, una costante a cui aggrapparsi?
Perché in fondo ce l’abbiamo tutti, una costante. Una colonna portante, un legame eterno e indissolubile, come quello tra madre e figlio.
Il Tempo di Ballare” è senza dubbio il brano più intimo di tutto l’EP, una delicata canzone d’amore che l’autore rivolge a un preciso destinatario.

A te che ascolti la risposta al “come stai?”
Io che non riuscirei mai a fare ciò che fai, Madre.

So che “Il Tempo di Ballare” è uno dei brani a cui tieni di più del tuo repertorio e del tuo percorso musicale. Una sorta di spartiacque tra l’artista che eri e l’artista che sei oggi. Se parlare d’amore è già di per sé complesso per chiunque, quant’è difficile artisticamente e umanamente scrivere dei tuoi sentimenti nelle canzoni?

Per me è stato come svettare il K2. Tengo molto ai miei testi perché sono molto personali. Per me un brano che va “bene” o va “male” non è solo questione di “successo/insuccesso”. Se qualcosa non viene apprezzato, capito o criticato, ci resto male. Perché recepisco la critica come diretta alla mia vita o ai miei sentimenti.
Ecco il vero motivo per il quale ho sempre avuto paura nel trattare tematiche sentimentali e strettamente personali. Ricevere una critica su “Il tempo di ballare”, nel quale metto a disposizione del mondo il rapporto con mia madre e ciò che neppure ho avuto il coraggio di dire a lei in ventisette anni… beh, sarebbe letteralmente una pugnalata.
In “Theia” ho imparato ad accettare me stesso. Dico ciò che penso provando a fregarmene.

“Notte” – Allunaggio.

Sono quasi le 5:00 del mattino (ora italiana) del 21 luglio 1969 quando Armstrong mette finalmente piede sul suolo lunare, diventando così il primo uomo sulla Luna. Aldrin lo raggiunge poco dopo, e trovandosi al cospetto del paesaggio lunare commenta parlando di una “magnifica desolazione”.

Ci vuole un fisico nucleare, nucleare,
o una mente geniale per salvarci.
Se è vero che il mattino ha l’oro in bocca,
insieme placcheremo i denti d’oro di questa notte.

Notte” è il brano di chiusura dell’EP, ed è anche la meta di destinazione di questo nostro viaggio spaziale. Una canzone con cui TAVO intreccia pensieri e sensazioni di una notte insonne, godendosi quella “magnifica desolazione” in attesa che l’alba colori di nuovo le pareti della stanza e la luce riempia le crepe del soffitto.

“Theia” – Istruzioni per l’uso:

  • scegliete un momento compreso tra le 22:00 di sera e le 05:00 del mattino;
  • indossate le cuffie;
  • sedetevi sul balcone o sul terrazzo di casa;
  • ascoltate e godetevi l’EP osservando le stelle e la luna.
Perché se la notte e le sue figlie son già belle così, con le canzoni giuste diventano perfette.

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