Anteprima “In Memoria”: la session privata nello studio degli Iside
A una settimana dall’uscita del nuovo album, IN MEMORIA, gli Iside hanno invitato alcuni fan nel loro studio a Bergamo per ascoltare qualche pezzo (live) in anteprima e parlare del disco.
Sabato è stata una giornata importante per due motivi: ho preso per la prima volta un Trenord – nessun disservizio da segnalare – e ho avuto l’occasione di ascoltare, assieme a una dozzina di aficionados, alcuni pezzi di IN MEMORIA, il nuovo album degli Iside in uscita venerdì 19 maggio.
Non ci sono mai stato a Bergamo, ma come esco dalla stazione riconosco subito che si tratta di un satellite milanese in cui si vive bene. L’appuntamento in studio è alle 17, quindi mi concedo un pranzo a base di casoncelli e una sfacchinata a Bergamo Alta. Merita. Poi comincia a piovere. È il segnale che mi devo dirigere in studio.
Arrivo in studio con un altro paio di persone che, come me, hanno il vizio di arrivare in anticipo.
Dopo 10 minuti sembra di stare a un pranzo in famiglia, con la differenza che la musica di sottofondo è bella anche se non l’hai scelta tu; Giorgio ha acchittato un giradischi che mette tutti d’accordo tra abbracci e prime strette di mano. Mezz’oretta di chiacchiere, birrette e apprezzamenti per la fede al dito di Ribo e inizia la sessione d’ascolto.
Gli Iside suonano da una sala prove allestita per l’occasione, mentre noi che li ascoltiamo siamo dall’altra parte del vetrone da studio. Più che delle prove, è un vero e proprio concertino in cui Dario annuncia ogni nuova canzone spiegandone la genesi.
Si parte con un brano dai bassi abissali, tipica impronta sonora degli Iside già in Anatomia Cristallo, e capisco di trovarmi nel posto giusto. Da qui è una discesa nel dolore e nel disagio della provincia bergamasca:
Sto nell’angolo della stanza / Con il dito medio faccio il segno della croce.
A un certo punto una sberla.
Una canzone che parla della paura di crescere ma che canta ta-ta-tara. Wow – mi dico – la perfetta sintesi dei giovani d’oggi: intimoriti da tutto ciò che ci circonda, ma con leggerezza. Leggero come quel Lasciatemi piangere ripetuto più e più volte nella canzone dopo, mentre chitarra e batteria accompagnano con un ritmo dolce e malinconico finora inedito per la band.
Sì, perché come mi dicono i ragazzi più tardi, il nuovo disco “è più suonato”, almeno nella sua veste live, giustificando il meme secondo cui gli Iside fanno veramente il ruock. Infatti ora Ribo imbraccia una chitarra, mentre Giorgio – quello ok – resta ultimo dominatore del basso digitale (e delle manopoline).
Menzione d’onore anche per una canzone dedicata all’ansia (Lègami nella tua stanza / Chiudimi la bocca e non darmi scelta) e a quella che Dario annuncia come “Faccio Schifo 2”. Si chiude con DNA e Funerale – urlate e sofferte anche al di qua del vetro – proprio quando fuori inizia il diluvio.
Al termine della sessione lo studio è una festa.
Chiunque, anche i più timidi, escono con il sorriso e trovano il coraggio di scambiare due parole con gli artisti che li hanno portati lì, di sabato a Bergamo, in un giorno di pioggia. Mentre si bevono le ultime birrette, mi siedo sul divanetto con Dario e colgo l’occasione per fargli qualche domanda.
Mi racconta che con il disco nuovo non ha lasciato nulla indietro, anzi, ha detto anche più di quello che si aspettava di dire. Dice che a suo padre, suo fan numero uno, il disco piace, mentre la madre reagisce diversamente a versi come: Penso di essere depresso / Chiedo aiuto, mi curo, lo prometto. “Dopo tutto è la mamma” conveniamo entrambi.
Affronto l’argomento della provincia, di cui IN MEMORIA è intriso, chiedendogli se sta più comodo a Bergamo o se sogna Milano. Si apre quindi il preambolo su quanto Milano sia poco vivibile a livello economico e, sempre più spesso, anche a livello umano. Di quanto sia ancora vago a volte dire che di professione fai musica. Mentre sottolineiamo le differenze tra periferia e urbe, penso che spesso oggi gli artisti combattano la provincia abbandonandola, trasferendosi in città, mentre gli Iside restano a Treviolo.
Di sicuro non sono i primi né gli unici a guardare così da vicino i loro demoni, ma riconosco più coraggio nell’approcciare il nemico in presenza.
Forse è per questo che la loro sofferenza, sia nei brani che nelle performance, è così tangibile – andare a un concerto degli Iside per credere. Per Dario sembra veramente la catarsi di una vita:
Solo una cosa al mondo può salvarmi / Sono in estasi, guarda ho gli occhi bianchi / Mentre grido le mie strofe sopra questi palchi.
Non me ne rendo conto, ma nel frattempo lo studio si svuota. Guardo l’ora e realizzo che sto per perdere il treno. Ci salutiamo in fretta e furia dandoci appuntamento al MI AMI, dove suoneranno sia gli Iside (26 maggio) che Okgiorgio B2B Estremo (27 maggio). Non vediamo tutti l’ora.
Uscendo dallo studio mi godo una di quelle cose che Milano non può darti: le strade vuote quando sei in ritardo. Arrivo in stazione al limite, con i piedi e i calzini fradici nonostante l’ombrello. Mentre corro per salire sul vagone, il capotreno annuncia un ritardo di 15-20 minuti. Ovvio. Più tempo per riascoltare le canzoni nuove mi dico. Soprattutto quella che dice Vorrei riuscire a piangere senza sentirmi cretino, perché anche io spesso mi sento così.
Antonio Verlino
Chiamatemi Toni (rigorosamente con la I) e sarò felice. Laureando in Semiotica presso Alma Mater Studiorum, Bologna. Vedo e sento musica ovunque, a volte anche dove non ce n'è. Poi riguardo bene e la trovo sempre.