Fast Animals and Slow Kids, gli “Animali notturni” sono di nuovo in giro
Rantolando nella notte, disperso in una strada deserta, la macchina è in riserva. Attorno il nulla, sembra di stare soli, ma una luce al neon rapisce la mia attenzione. Mi riempie gli occhi. Quella luce al neon disturba quasi, ricorda l’insegna di un motel. Ma lo fa apposta, come per avvertire di un pericolo imminente. Dice che degli Animali notturni sono in giro. I Fast Animals And Slow Kids sono di nuovo in giro.
A due anni di distanza da Forse non è la felicità, la band perugina è tornata con un disco importante ed evocativo, che traccia un nuovo solco nel loro percorso musicale. Si tratta del primo disco per la Warner Music. Il primo disco che, dopo tanti anni, viene realizzato insieme a un produttore.
Perché se la penna rimane quella di Aimone Romizi, così come lo stile, quello inconfondibile dei Fast Animals and Slow Kids, la differenza sta nella vita vissuta e nel percorso che li ha portati fino a qui. Nei testi si ritrova l’instabilità e la paura vissuti in questo periodo. Nella musica la vera novità: Matteo Cantaluppi. Il produttore alessandrino – che già ha collaborato con altre band del panorama italiano come Thegiornalisti, Ex-Otago, Canova e Bugo – è riuscito ad armonizzare i desideri musicali che i Fast Animal and Slow Kids cercavano da tempo di realizzare. Quasi al punto di far suonare il disco “alla Bruce Springsteen”.
“Cantaluppi, che ha una cultura musicale spaziale, ha rifinito ma non stravolto il disco, che era già ben definito. Ha cambiato la nostra batteria, ci ha fatto capire che quella che usavamo era molto stronza. Ha dato una cristallinità al suono del disco, che in un certo senso cercavamo. L’ha fatto suonare come volevamo. È stato un incontro artistico bello e inaspettato. Per la prima volta dopo tanti anni siamo tornati a rapportarci con un produttore vero e abbiamo ottenuto in termini sonori quello che veramente avevamo in testa. Per la prima volta. La diversità principale del disco sta nella sua produzione”.
Ascolta qui “Animali Notturni”, nuovo disco dei Fast animals and Slow Kids
Un disco musicalmente armonioso e omogeneo, ma comunque diretto e senza fronzoli.
Figlio degli sfoghi e dei tormenti, di chi cerca la stabilità, ma in realtà stava meglio senza. Di un’anima divisa in due che nel cuore della notte prende vita. La prima canzone, che dà il titolo al disco, è un po’ la summa della spaccatura esistenziale che sopravvive nell’album. Che si colora immediatamente di toni cupi e tenebrosi.
“Animali notturni incarna l’idea di chi torna dopo una notte di divertimento e di chi si nasconde in casa e scrive dei propri problemi, riflette su sé stesso o ascolta un disco. Animali notturni ha una faccia oscura e un’anima coscienziosa che nutre la propria riflessione personale. È un disco cupo, uno dei più oscuri che abbiamo mai fatto e che di notte si ascolta bene”.
In Cinema si rimpiange la normalità, mentre le dinamiche della vita stanno andando in tutt’altra direzione.
Fermare il tempo che sta rovinosamente cadendo a terra, infrangendosi come un bicchiere di cristallo, diventa il desiderio più grande. Come trovarsi una semplice domenica pomeriggio in un multisala. Ne L’urlo, invece, esce fuori la necessità di chiedere scusa nella maniera più diretta possibile. L’amore è un concetto fondamentale del disco, “sia per chi ha smesso di amare e sta ricominciando, sia per chi ha ricominciato e vorrebbe smettere”. E questo spirito prende piede con forza in Non potrei mai, primo singolo di questo nuovo disco, e in Dritto al cuore.
“Su questo disco diciamo due cose: amore e cuore. È un passaggio liberatorio, dopo anni in cui ti sforzavi per non dire mai quelle due parole. È una presa di coscienza importante e rischiosa per noi. Non dobbiamo giocare sul campo che conosciamo, questo album incarna il rischio e il brivido di farlo”.
E questo carico emotivo e coscienzioso non smette di fluire in Canzoni tristi, che ci ricorda i nostri limiti umani.
Quei “vorrei” che molte volte restano dispersi nell’aria, tra i desideri e le necessità che ci si impone per sopravvivere, ma che poi non si realizzano per davvero. Mentre in Radio radio sorge una sorta di critica a quello strano mezzo, così vecchio ma ancora così potente. In realtà rappresenta la trasposizione esistenziale dell’artista, che vive nella volontà di far arrivare il proprio messaggio a quante più persone possibili e si scontra con un compromesso, da accettare o da combattere. Radio radio è il secondo singolo lanciato dai Fast Animals and Slow Kids, ed è stato cantato per la prima volta sul palco del Concerto del Primo Maggio. La prima vera apparizione live dopo un anno e mezzo abbondante di assenza della band perugina.
“Il Primo Maggio è stato drammatico. Il primo concerto dopo un anno e mezzo è stato in Piazza San Giovanni. I ritmi frenetici e il numero incredibile di persone della piazza ci hanno travolto. Le cose più traumatiche sono i tempi che sono compressi, i problemi tecnici, perché non riesci a sentire bene, e il fatto che c’è tua nonna che ti vede da casa. Se fosse la data conclusiva dopo un tour, sarebbe perfetto. Ma come prima data, non ve lo consiglierei”.
I mostri, interiori ed esteriori, sono i protagonisti di Un’altra ancora e Demoni, che analizzano quelle paure profonde, radicate e coltivate sia nei luoghi in cui si vive, sia nelle relazioni in cui ci si imbatte.
Paure che ricorrono anche nelle nostre vite, come in Chiediti di te, che parla di quell’inadeguatezza a vivere. Tra chi rimane fermo nel girone dantesco degli ignavi e chi, invece, prende coraggio e decide di vivere. L’ultima traccia si intitola Novecento ed è il manifesto del disco, una delle canzoni più importanti che riassume il senso di fondo dell’album. Una personificazione figurata nel secolo del cambiamento, che sintetizza la voglia di rischiare dei FASK e il coraggio che li spinge a voler toccare nuovi orizzonti, anche e soprattutto quando sembrano essere lontani e incerti.
“Novecento è il manifesto del nostro periodo storico, un pezzo speranzoso. È l’ultima traccia non a caso. Le ultime tracce dei nostri dischi sono quelle più importanti per noi, anche se discograficamente è fortemente sconsigliato. Ha un peso essenziale, e il fatto di essere l’ultima traccia assume un’importanza maggiore”.
Ma è nei live che i Fast Animals and Slow Kids sono riusciti ad ottenere una credibilità ancor maggiore in questi dieci anni.
Sono usciti dalla provincia, Perugia è il loro fortino, e hanno attraversato lo stivale macinando chilometri, un concerto dopo l’altro. L’album si connota di una chiave rock fortemente energica, pronta a esplodere dal vivo. La prima data del loro tour sarà a Milano, al MI AMI.
“Per i live stiamo provando tanto. Di solito si fanno le date zero, con poche persone, per fare un po’ di rodaggio. Magari in Australia, così non c’è nessuno. Noi no, prima data: MI AMI, novemila persone. Contiamo di arrivare preparati, perché pensiamo di aver trovato il modus operandi giusto, per fare le cose bene. Il disco inizia a girare, siamo contenti e carichi”.
Rimane un forte senso di incertezza, dell’amaro in bocca, dopo aver ascoltato Animali notturni. Quella sensazione cruda e pura delle mille difficoltà e dei patemi che ci accompagnano in questa statale buia. Ma per certi versi, il viaggio può essere allietato: ci si fa un po’ di compagnia a nuotare insieme in quest’immenso oceano di problemi. E in questo il disco fa centro. Esprime senza filtri quelle realtà che destabilizzano questa generazione e la accompagna degnamente per questo pezzo di strada. Spronando, nonostante gli ostacoli, a fare come gli Animali notturni: rischiando il tutto per tutto, ma vivendola fino all’ultimo.
Mark Karaci x @casabaggio