Un anno “Sulle ali del cavallo bianco” di Cosmo

Si potrebbe sostenere con una certa convinzione che i dischi belli resistono al tempo; e che, come nel caso di Cosmo, li puoi apprezzare e approfondire senza restare necessariamente vincolato al momento giornalistico della loro pubblicazione; la realtà è che le settimane e i mesi passano, tempus fugit direbbero gli umanisti più qualificati, tutto il resto sono poco più che paraculate. E per quanto serva competenza anche quando si tratta di accampare motivazioni varie, credo sia meglio tagliare corto e restituire la messa a fuoco a Sulle ali del cavallo bianco, il più recente disco dell’artista eporediese, che ha visto la luce un anno fa (più un paio di settimane) su etichetta Columbia Records/Sony Music Italy e 42Records.

sulle ali del cavallo bianco Cosmo
Cosmo – Sulle ali del cavallo bianco [Ascolta qui]

Quinto capitolo della storia solista di Marco Jacopo Bianchi

“Troppo forte” e la title-track “Sulle ali del cavallo bianco” sono i singoli che hanno catalizzato l’attenzione del pubblico, anticipando, di fatto, poco e niente riguardo al 15 marzo 2024, un venerdì che ha disvelato le restanti nove tracce dell’elaborato complessivo.

Processo creativo ormai rodato, ma con qualcosa in più: ritroviamo Andrea Suriani (che si occupa anche questa volta di mix e mastering), Valerio Bulla collabora per la copertina, e lo studio di Cosmo a Ivrea (questa volta declinato nei crediti come Antipop Studio, in precedenza Cosmic Studio) diventa l’ambiente dove le tracce giungono a fioritura. Nell’equazione, però, diventa determinante il valore aggiunto di Alessio Natalizia, producer italiano di stanza a Londra che anima il moniker Not Waving. Un fattore che incasellare in un mero apporto alla produzione del disco diventa riduttivo.

Cambiare l’approccio per sconfinare il proprio perimetro creativo

Sfidandosi nell’individuare elementi fondanti di questi dieci (e più) anni di esperienza cosmica, di sicuro emergerebbe prioritaria la forza dell’appannaggio personale, singolo e intimo del processo creativo. Passando dal contesto di band (Drink To Me) al progetto solista, fase compositiva e scrittura dei testi è stata centralizzata, finalizzando versioni dei brani da perfezionare solo con la post-produzione.

Poi, tutto viene sovvertito da una decisione ponderata con massima attenzione, forte anche di una certa affinità per registri espressivi e forme creative, ma che merita di essere comunque tributata: tanto la persona quanto l’artista hanno abbandonato quella che (per ammissione del diretto interessato) era una comfort zone del fare musica, cercando di esplorare territori diversi.

sulle ali del cavallo bianco, sconosciuti
Cosmo, Sconosciuti

I risultati sono tangibili, la materia digitale si plasma in forme pop ancora vergini

Percorsi non battuti nelle uscite precedenti e altri, invece, dove i passi avanti portano a estremi, a paesaggi che mutano nei tratti caratterizzanti, nelle soluzioni espressive che può aspettarsi un affezionato ascoltatore dei dischi di Cosmo. L’attitudine psichedelica gravita attorno alla techno, la trance, le chitarre classiche e i sintetizzatori acidi, irregimentati in break beat ed echi di anni ’90; pastiche di riferimenti e influenze che, attraverso lo sforzo congiunto di due menti, riesce a trovare una forma valida e credibile di (dis)ordine.

Attorno al rigo musicale, si edificano argomentazioni coerenti con quanto siamo abituati ad aspettarci da queste parti; l’attuale approccio breve con frasi immediate, come ripercussione, fa quasi sembrare i primi testi barocchi, nella loro immensa bellezza.

C’è Ivrea, c’è la famiglia, i tre figli che crescono, quella voglia di manifestare il proprio amore e i propri sentimenti come spasmi che scalciano dal profondo e non puoi fare altro se non lasciarli emergere, nella loro forma di emotività espansa e inclusiva:

«Con te, sì con te, con lei e con te, con lui e con te, col mondo e con te»

Ennesima evoluzione di una persona che trova nell’essere artista il suo modo per raccontarci come cambia, come cresce dai 30 ai 40 anni, nel ruolo di individuo, di compagno e di padre.

Se dovesse esserci una garanzia, sarebbe il cuore spaccato in chiusura di tracklist. Anche stavolta, quando “Il messaggio” arriva impattando a tutta forza, con un crescendo che, prestando particolare attenzione, diventa anche gravoso da metabolizzare; non è facile dire determinate cose e risultare così credibili nel ripetere tante volte “ti amo”, qualità che hanno pochi. Tutto si carica di tensione, planando sopra boschi di archi tesi, fino a sciogliersi sulla riva della Dora, che scorre proprio vicino all’Antipop Studio.

Disarmante e devastante al tempo stesso, una volta in più.

sulle ali del cavallo bianco
ANTIPOP, un film di Jacopo Farina

È anche tempo di considerazioni, sul presente e sulle prospettive future di Cosmo

Un anno dopo, a prescindere dai consensi che Sulle ali del cavallo bianco ha raccolto, c’è da riflettere sul retaggio lasciato da questo lavoro. Un album di conclamato rilievo, che dal vivo ha animato due tour (e anche qualcosa in più), longevo al punto di portare il più recente singolo (“Sconosciuti”) a essere diffuso lo scorso 16 gennaio 2025.

In parallelo alle dinamiche di matrice discografica, la pubblicazione del documentario Antipop (realizzato da Jacopo Farina) contribuisce alla sensazione di un cerchio che si chiude; idealmente, la narrazione attraverso la grammatica audiovisiva completa la struttura concettuale principalmente veicolata con suoni e parole.

Tempo di bilanci, perché 13 anni sono lunghi e articolati anche quando sembrano passare tutti d’un fiato; innegabile che in tale lasso di tempo un progetto faccia fronte a cambiamenti, sia sul piano creativo che nelle sfaccettature più personali.

In tale contesto fare tutto da soli può risentirne

L’apertura alla co-produzione di Not Waving è sintomo di lucida disamina; è guardare chiaramente ai rischi di appiattirsi, di finire per fare le stesse cose già scritte e già composte. Sia chiaro, la qualità artistica fino ad ora è stata ineccepibile; parimenti la dimensione concertistica dove Cosmo, in ogni nuova fase, ha restituito qualcosa in più, facendo sempre meglio, ma la questione ruota attorno alla futuribilità.

Si andrà avanti con questo ritmo di un disco (circa) ogni tre anni? Tenendo sempre la barra dritta e gli standard elevati? Oppure i tempi sono ormai maturi per ricaricare lo slancio con una pausa, sfruttando l’occasione per un ritorno dei Drink To Me?

Interrogativi che resteranno aperti almeno per un po’. Almeno fino a quando non si capterà qualche nuovo segnale emanato dallo spazio, dal Cosmo. Del domani non v’è certezza, ma intanto, sfiorando il tasto play, chi vuol esser lieto sia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *