Zero Glitter di Maru: per accettarsi e lasciarsi accettare

Oggi mi sono svegliata con in testa Zero Glitter, pezzo che dà il titolo al nuovo album di Maru, uscito il 23 novembre per l’ormai celebre etichetta Bravo Dischi.

È stato un risveglio particolare, carico di buone intenzioni ma allo stesso tempo carico di insoddisfazione.
L’insoddisfazione, il sentirsi in un momento statico della propria vita, la necessità di riempirsi le giornate tra libri, televisione e caffè con chi capita, perché va bene chiunque pur di non restare da soli… Questa sensazione di vuoto addosso, difficile da mandare via, è un nemico che va affrontato ogni giorno a testa alta.

Il non sapersi più immaginare, questo non riuscire a fare progetti che vadano oltre la giornata, è un’ottima scusa per chiudersi in casa, preparare pancake, dedicarsi a se stessi in un modo diverso, per viziarsi anche restando sotto il piumone.
Il titolo dell’album è interessante: “zero glitter” si intende come un invito ad essere se stessi, a spogliarsi di tutto ciò che ci mettiamo addosso per piacere agli altri, un invito ad accettarsi per farsi, poi, accettare.

Ascolta qui “Zero Glitter”, il nuovo album di Maru

Un pezzo che mi sta molto a cuore è Via Oberdan, di cui conosco più versioni e di cui voglio parlare senza ammettere quale ho preferito. Semplicemente perché, in qualsiasi modo si presenti, ciò che mi trasmette non è mai cambiato.
Mi ricorda pranzi veloci al ristorante greco, sorrisi facili e pennarelli indelebili. Ogni volta mi lascia addosso una felicità inaspettata: questo perché in realtà il brano è tutto fuorché felice.

Non si tratta di una canzone d’amore, né di un pezzo allegro, non trasuda spensieratezza. Anzi.
Ciò che Maru vuole raccontare è quello che rimane quando una storia finisce e con essa il rancore e le amarezze. Restano, però, i ricordi: un autobus che si ripresenta, una strada di Bologna, le sensazioni, gli sguardi dei passanti durante una lite, uno stato d’animo. Tutto avviene tramite metafore: stare con qualcuno diventa come starnutire in una biblioteca, sentirsi fuori luogo, inopportuni, in imbarazzo.

Il terzo brano della mia classifica è Lunedì è Martina, che tocca argomenti difficili e dolenti nel modo più delicato. Quando l’ascolto sento quei vetri dentro i miei stessi occhi, quella sensazione si fa mia in un attimo.

Il fatto che lasciasti cadere la clessidra e che, di colpo,
il tempo mi abbandonò,
e ricordo il gesto con il quale mi mandasti a morte.

Parlare di violenza e parlare di amore negli stessi versi è stato semplice per una delle mie poetesse preferite. Nina Cassian racconta di un silenzio saldo, esistente, capace di mandare a morte chi parla e non riceve risposta. Un silenzio sul quale edificare a vuoto.

Maru, con la stessa sensibilità, ci parla di una corda che non lega, di una mano che ferisce, come un colpo di pistola. Ci parla di calci, di dolori provati in silenzio, trattenuti in gola perché, come ha detto Nina, l’amore manda a morte e questo non si può e non si deve ignorare.

Guarda qui il videoclip di “Dove Dormi”, nuovo estratto da Zero Glitter

L’ultimo brano su cui mi soffermo è Dove dormi, il cui videoclip è uscito pochi giorni fa, rilasciato da MTV.
Ha tutto ciò che serve per non essere dimenticato con facilità: è fresco, è spensierato, è ballabile, è spontaneo, è dolce, è perfetto.
A tutti sarà capitato, almeno una volta nella vita, di imporsi dei freni per tenersi lontani da qualcuno o da qualcosa. Oppure, delle volte, quei limiti ci sono stati imposti da forze esterne, da divani e da altre cose malvagissime. Per fortuna, solitamente questi obblighi non vengono quasi mai rispettati, così finiamo per pentircene il giorno dopo o il mese dopo, ma almeno possiamo dire di aver rispettato i nostri desideri.

Che altro dire dell’album? A me basterebbe questo per invogliarmi ad andare avanti e ascoltare il resto.
Anche l’ascolto però richiede delicatezza, perché scendiamo nell’intimità di qualcun altro, nelle sue storie, nei suoi ricordi più belli e in quelli più tristi.

Foto in copertina di Bianca Serena Truzzi

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