Rareș si racconta attraverso il suo Curriculum Vitae

Prendete una giovane voce calda e intesa, riponetela su una base soul, aggiungete un pizzico di folk, una spruzzata di pop e amalgamate il tutto con un po’ di malinconia, nostalgia e spontaneità (q.b.)… ecco a voi Rareș!

Ventiduenne, nato in Romania ma cresciuto nella zona industriale di Venezia e trasferitosi a Bologna per studiare elettronica al conservatorio. Rareș è uno nuovi volti più promettenti dell’indie italiano. Probabilmente vi sarà capitato di intravedere nelle classifiche di Spotify con i singoli Calma e Io non ho parole in più, che hanno anticipato l’uscita dell’album su cui voglio focalizzare la vostra attenzione.

Prodotto, registrato e mixato da Marco Giudici (Halfalib, Any Other, Generic Animal),“Curriculum vitae” prende vita attraverso pochi pedali e chitarre pulite, un tradizionale assetto di strumenti e amplificatori che creano un effetto di verità e naturalezza. Ognuna delle undici tracce infatti si sviluppa a partire da una chitarra e dalla voce al naturale del giovane artista. Una scelta sicuramente controcorrente rispetto alle tendenze musicali attuali che ricercano suoni sempre più innaturali e fanno ampio utilizzo degli strumenti digitali.

Sentimenti, speranze e sogni vengono raccontati in questo disco con spontaneità, formando un collage di piccoli ritratti di quotidianità alternati a storie più universali, con testi che sembrano essere stati scritti di getto e che sono accomunati dal ricorso a giochi di parole creati con parole spezzate.

Caratteristica è anche la tendenza a raccontare e esprimere emozioni attraverso immagini. 

foto di Marcello Della Puppa

L’album si apre con “Spalle più”, il brano che forse più di tutti mette in evidenza le prerogative principali di Rareș. La sua anima soul e il suo timbro vocale caldo e intenso  avvolge e ci accompagna dentro i suoi racconti malinconici. Colpisce la ricercatezza e l’accostamento insolito di termini, che crea un effetto no-sense che intriga: un esempio è la frase

Che le farà un po’ ma/le nare sbarrate/e giusto un paio di barbe/da stetoscopare”. 

L’utilizzo di parole ricercate, si nota anche in “Calma” dove, al posto del comune termine “pioggia” utilizza “pluvia”. In questo brano si apre con un riff di chitarra che lascia lo spazio alla voce, ma piano piano si colora e si vivacizza, creando un forte impatto emozionale. 


 

“Maldestra” è una ballad intima in cui è facile ritrovarsi: racconta l’inerzia, tra alcol e sigarette, delusioni d’amore, e le insicurezze, che accomunano tutti noi giovani. 

“Troverò un altro po’/ di voglia di fare o no/ resterò qui fermo/ tra l’indeciso e il temporale” ; “Rischio ogni giorno/di perdere i denti in bo/ccali,cartine,cancrene” ; “Che anche se mi volessi/ buttare in avanti /c’è troppi pochi/troppi pochi/troppi pochi e tropp ipochi piani”.

Un tappeto di riff alla Vampire Weekend caratterizza “Io non ho parole in più”.

Simpatico l’aneddoto riguardo la sua fase di composizione. Rareș stava suonando una canzone di Keaton Henson, ha sbagliato un accordo ed è proprio da questo errore che è nata questa canzone. Inizialmente doveva chiamarsi “Diciottesimo giorno chiton” perchè in quel periodo Rareș scriveva, per esercizio/esperimento, una canzone al giorno per trenta giorni e “io non ho parole” in più è stata scritta nel diciottesimo giorno. 

“Che sono stanco e non voglio fare il bravo/ Voglio solo piangere sul tuo divano/ Che a casa ho i miei”. 

“Miruna” è una ballad lenta,intima e confidenziale con un mantello vintage.

Annusiamoci le schiene a vicenda/ e vediamo che si trova. /Miruna Mi dimentico le facce per lo più /ma che non mi scordo più ce n’è una”.

“Cresci”, ha un’andatura apparentemente spensierata ma affronta il tema della crescita. Ad un certo punto si cresce, si cambia e cambiano anche gli affetti (“c’è una cosa a cui tenevi e a cui non tieni più” che può essere sia una cosa che una persona”). Bisogna ambientarsi ed adattarsi nel mondo adulto.

“Che a un certo punto cresci/e non sei più tu/ tutto ciò che eri/ ora non sei più Che se fossi tu/ sarebbe un problema”.

“Marcellino” è la traccia in cui maggiormente emerge la raffinatezza artistica del testo, che nelle precedenti tracce era sembrato sempre molto spontaneo. In questa canzone Rareș invece gioca con le parole e con le rime rivelandosi un abile giocoliere con le parole. 

E se mea fa rima con dea/ io faccio rima con dio/tu che mi porti in apnea/io trattengo il respiro Gira e rigira si crea/sempre quella clima che schivo/tu occhi cipolle tropea/ti seccherei tutto il nilo”. 

L’ultima traccia è “Vene più”, che si apre lentamente con parole e note scandite fino a raggiungere un esplosione vocale e musicale che poi diminuisce e sfuma fino a scomparire in un rumore ambiguo che ricorda sia il mare, sia il rumore delle macchine che sfrecciano in lontananza. 

Ascolta qui Curriculum Vitae, il disco d’esordio di Rareș

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