Gli Agnello e la sensibilità come capacità di vivere le cose a cuore aperto
Tornano gli Agnello con “Sulla Sdraio“, un brano inciso con il conterraneo Nicolò Carnesi. La band palermitana, in bilico fra il cantautorato ed il surf, il pop ed il rock’n’roll, che si è affacciata nel panorama musicale italiano nel giugno 2017 con il singolo d’esordio “Casa Tua”, è pronta a tornare a stupire.
Abbiamo voluto far due chiacchiere con gli Agnello, una band dalla scrittura lucida e dalle sonorità retrò.
Il vostro ultimo singolo “Sulla sdraio” parla di? Il rapporto con Nicolò Carnesi come nasce invece?
Sulla Sdraio è una canzone sull’immobilità, sull’insaziabilità di anime che non conoscono amore, per alcuni di noi non esistono incanti, i desideri non sono accontentabili e tutto sembra vano. Dove si nasconde il senso delle cose? Certe volte manca pure il riposo. Il rapporto con Nicolò nasce tanti anni fa nei locali di Palermo e per le sue strade. Lui esordiva ed io era là ad ascoltarlo, concerto dopo concerto ci siamo conosciuti.
Perché avete scelto “Agnello” per la vostra band?
All’inizio il progetto portava il nome di “Qoèlet”, oggi ne resta solo una canzone che troverete nel nostro album d’esordio “Cose Vane”. L’idea nasceva dalla condivisione con il Qoèlet di temi improntati al pessimismo e alla vanità. Ahimè era un nome complicato, abbiamo così deciso di utilizzare il mio cognome essendo autore dei brani: senza accenti, secco e semplice.
Mi spiegate cos’è per voi la sensibilità? Ê una parola che trovo spesso accanto al vostro nome.
La sensibilità è la capacità di vivere le cose a cuore aperto, molto banalmente. Abbiamo dei bisogni, viviamo delle emozioni che alle volte sentiamo in tutta la loro potenza. Siamo fragili, ci sono giorni che piccole ed insignificanti cattiverie ci rendono profondamente tristi, trattateci dunque con delicatezza come ogni creatura che sia in grado di sentire il mondo.
Cosa ne pensi del panorama musicale italiano? Il boom di produzioni artistiche degli ultimi tempi, per te è una cosa positiva? In Sicilia com’è il panorama musicale attuale invece e quando vi inizieremo a vedere lungo tutto lo stivale?
Il panorama musicale italiano, come ogni ambiente, ha le sue ricchezze e le sue povertà. Ci sono artisti che fanno roba nuova nel loro modo ed altri che sono imitazioni delle imitazioni. Questi ultimi non ci interessano e crediamo che, passata la moda timbrica del momento, saranno dimenticati e non lasceranno niente ai posteri. In Sicilia la situazione è positiva, forse per l’isolanità che ci preserva. Stiamo iniziando ad organizzare un tour con le nostre forze, aspettiamo l’aiuto di figure dedicate ma intanto ci vedremo in giro nel corso del 2019.
Come e quando nasce Marta?
Marta nasce la notte del 25 aprile 2017, ricordo il giorno perchè ci esibimmo per la Festa della Liberazione. Qualcuno mi chiese chi fosse Marta, lei era il mio amore ma risposi semplicemente che studiava psicologia a Roma, aveva l’età che aveva e quant’altro. Tornato a casa mi resi conti di non avere risposto che in maniera inutile, il sonno andò via e provai a rispondere nell’unico modo che inizio a conoscere: attraverso la canzone. Presi atto del fatto che per me l’amore significa riempire il vuoto che ognuno di noi porta dentro di sé, avere compagnia nella dolorosa lotta contro se stessi e contro la solitudine, crescere insieme.
Vi sentite indie? Chi seguite tra gli artisti indipendenti? Date una definizione della vostra musica.
Non riesco più a capire cosa sia Indie e cosa no, non trovo un denominatore comune. Siamo indipendenti nella misura in cui diciamo le cose nel nostro modo, senza copiare spudoratamente da nessuno e senza seguire le regole del mercato. Se esistono ricette che funzionano a noi non interessa. I nomi che seguo sono diversi ma volendo stringere il sugo: mi piace tanto Iosonouncane nella sua poetica essenziale e potente, Edda e le sue fragilità, La Rappresentate di Lista con le sue liriche ballate fra elettronica e tradizione con dei testi che sono letteratura.
Ultimamente si parla sempre più di qualità, ma spesso intesa come assenza di difetti e non proposta reale di qualcosa di alternativo e ricercato. Cos’è per voi la qualità? Cosa rende, davvero, un progetto unico e originale?
La qualità (buona) di un’opera risiede da una parte nella sua novità e originalità, deve avere una natura fatta di proprietà uniche, d’altra parte dovrebbe avere dei legami con ciò che l’umanità chiama cultura. È ragionevole pensare che una canzone che nasce in un mondo sonoro e letterario riconosciuto come “alto” alla fine risulterà più interessante e stimolante di una canzone fatta su misura per il mercato. Se si scrive cercando di accontentare il pubblico è probabile che si finisca con il fare qualcosa che possegga la sola qualità di vendibilità, bisognerebbe invece provare a parlare di quello che si agita nel profondo nel modo in cui lo si sa fare, poca importa quello che ne farà la gente.
Quale domanda vi farebbe piacere ricevere che non vi hanno ancora fatto?
Ci avete fatto delle bellissime domande e la nostra voglia di raccontarci non è poi così esplosiva, siamo apposto così e vi ringraziamo Rane per l’appoggio che ci avete dato e continuate a darci, siete una bellissima realtà restando accessibili anche a chi non ha le risorse per accedere ad un Ufficio Stampa. Volendo forse esagerare, siete un esempio di libertà di stampa musicale.
In bocca al lupo ragazzi per il vostro progetto.
Grazie (anche se per gli Agnello potrebbe non essere un augurio!)