Io, Eugenio e Greta Thunberg

Questa non la possiamo definire un’intervista, per lo più è una chiacchierata tra due persone innamorate. Innamorate della propria casa: la Terra. Con gli Eugenio in via di gioia abbiamo parlato di quel senso di disagio proprio della nostra generazione, ma soprattutto ci siamo detti che la “bruttezza” proprio non ci va a genio.

Ho chiesto di intervistarvi perché resto sempre piacevolmente colpito quando un’artista usa la musica per esprimere la propria opinione. Parlo della vostra scelta decisa di sostenere l’ambiente, come mai questa svolta green?

Più che svolta, è una sorta di accanimento terapeutico. Posso dire che ne parliamo da sempre, la nostra formazione e i nostri studi hanno come filo conduttore la sostenibilità. Al politecnico ci hanno insegnato che la progettualità deve essere incentrata sull’ambiente, qualsiasi cosa si fa deve essere sostenibile.

Quindi, come ti dicevo, ci siamo un po’ cresciuti con questa mentalità sostenibile e nelle nostre canzoni tutto ciò torna. Il consumismo che avanza, l’emergenza climatica sono alcuni dei macro pensieri che ci portiamo un po’ dietro. Ci suonano un po’ come dei paradossi del mondo degli adulti.

In questo periodo, se ne sta parlando di più e per questo ci stiamo rendendo conto che tutto ciò ci interessa in prima persona. Proprio per questo le nostre canzoni stanno diventando più realistiche, mentre prima le sembravano simpatiche e distanti ora queste canzoni ritornano. Un esempio paradossale è che “La punta dell’iceberg” ha avuto più stream il giorno del primo Global Strike e non quando è uscita o quando è uscito il videoclip.

Le tue parole richiedono qualcosa in più di un ascolto, mi sembra di capire che chiedete consapevolezza.

Si è proprio così! Quando si parla di un tema, o come in questo caso di un problema, le persone vanno informate su questo tema. Ci vuole un azione collettiva da parte di tutti e noi come artisti in quanto comunicatori cercato di fare la nostra parte aiutando una foresta.

Ci vuole un cambio di rotta perché certe volte la piazza non basta, bisogna dimostrare che siamo noi i primi ad agire. Si può agire in mille modi nella nostra quotidianità. Le scelte si fanno in ogni secondo, così dimostriamo un inversione di marcia. Una volta che dimostriamo a tutti che possiamo reagire loro dovranno reagire.

Avete riflettuto sul vostro impatto ambientale sia come persone che come musicisti?

Quando uno sceglie di vivere sa che sta impattando, non dobbiamo essere radicali, ma bisogna essere consapevoli. Dobbiamo cercare di fare un consumo critico e non dobbiamo imporre la nostra visione, ma semplicemente cerchiamo di informare con la musica, per sensibilizzare al tema e provare a dare la nostra visione. Vogliamo provare a contribuire, provando a fare la nostra parte. Non vogliamo puntare il dito contro nessuno, ma provare a cambiare le cose a modo nostro.

Parliamo di una vostra canzone simbolo: Lettera al Prossimo.

Una canzone che nasce da un sentimento di inadeguatezza, di impotenza. Noi giovani proviamo un senso di disagio, come ti dicevo prima, viviamo in un paradosso.

Abbiamo tradotto tutto ciò in una canzone, un messaggio di aiuto: giurateci che veglierete insieme a noi, quando non riuscite a dormire pensate ad una soluzione.

Questa canzone diventa una foresta, abbiamo dimostrato che una band dal nulla può fare la propria parte. Un po’ come Greta che è partita da 0 per cambiare il mondo. Se affondiamo nel cinismo non cambierà niente, bisogna dire la propria e alzare la testa.

La scelta di un’artista di parlare del sociale è sempre più rara, la figura del cantautore impegnato è quasi estinta.

Una volta sul sociale erano in tanti, oggi se ne parla sempre di meno. I giovani sono un po’ stufi sentir parlare di politica, in qualche modo siamo tanto bombardati e per questo proviamo ad evitare questi argomenti, ma contemporaneamente penso che ci sia bisogno di un’idea, un messaggio. Quindi proviamo a parlare alle emozioni dando un messaggio alla nostra musica. Proviamo a parlare di cose quotidiane, facendo riferimento alla mente umana. Oggi per lo più nella musica si parla di amore ma lo stiamo facendo anche noi: amiamo la bellezza e la natura, nessuno ama la “bruttezza”.

Qualche spoiler sul vostro futuro?

Dovete aspettarvi un tour che inizia a Marzo, in 4 date. Poi vedremo cosa ci dirà il futuro non ci fermeremo sicuramento alla musica.

Un appello green per chi ci legge.

Per prima cosa continuate a seguire le Rane e poi informiamoci di più. Facciamoci più domande.

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