Una delle cose migliori che mi sono capitate in questo difficile periodo, in cui siamo avvolti da una surreale atmosfera di incertezza e angoscia, è stata sicuramente imbattermi nell’ascolto di “In Her Bones”, album d’esordio degli Eugenia Post Meridiem, uscito ad Ottobre per Factory Flaws.
La band nasce nel 2017 dall’incontro di Eugenia (voce, chitarra) con Matteo (basso), Giovanni (chitarra solista e tastiere) e Matteo (batteria e percussioni).
Poche altre volte mi è capitato di ascoltare il disco di esordio di un giovane gruppo dall’identità musicale così delineata e immediatamente riconoscibile. A mio parere un disco, un brano o una band possono piacere o meno, il gusto è soggettivo. Ma c’è una cosa che si eleva al di sopra del mero giudizio di ciò che ci piace e ciò che invece apprezziamo meno e questa cosa è l’emozione. E una cosa è certa: da questo disco trapelano emozioni dal primo all’ultimo brano.
Impossibile già dal primo ascolto restare indifferenti alla magica voce di Eugenia, capace con l’ausilio di arrangiamenti e sonorità che attingono dal soul, dal folk e dall’indie, di immergere l’ascoltatore nel proprio mondo.
Un immaginario psichedelico che poggia su arte e poetica, che sfugge alle mode del momento e che propone squarci autentici dei viaggi e dei ricordi del gruppo, in particolare il tempo passato insieme a Lisbona.
Ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con loro.
Ciao ragazzi, intanto complimenti per il disco! Inizio chiedendovi da cosa derivi la scelta nel nome di “Post Meridiem”
Eugenia Post Meridiem si riferisce ad alcune riflessioni sul meriggio, momento della giornata particolarmente evocativo di ricordi passati e forti sensazioni anche del presente. Ha tutti i connotati del paradosso vita-morte antico come il mondo: a mezzogiorno il sole a picco simbolo secolare di energia e vitalismo fa sprofondare la natura e gli uomini nell’inattività, nel sonno (una finta morte; penso a città deserte nella canicola di agosto).
La luce troppo intensa che dovrebbe illuminare e invece acceca, il caldo opprimente che non da respiro e ti costringe all’ombra.
Si potrebbe andare avanti all’infinito a parlarne ed evocare immagini e fantasie, perché è proprio questo ciò che induce il meriggio: la contemplazione e l’arte e a partire da esso (‘post’ meridiem) con la musica costruiamo il nostro discorso sopra la realtà.
Nei brani e negli arrangiamenti si colgono sonorità molto particolari. Quali sono le influenze e gli ascolti che hanno ispirato i suoni del disco?
Sicuramente abbiamo preso spunti da band come Radiohead, Grizzly Bear e Big Thief; tuttavia ognuno di noi viene da background musicali differenti, queste diversità hanno trovato come obbiettivo comune risaltare la voce di Eugenia, ciò ha reso possibile alle varie influenze di amalgamarsi al meglio.
A cosa è dovuta la scelta di cantare in inglese? Qualcuno ha mai provato a farvi cambiare idea?
Con l’inglese riesco a far fare più cose alla mia voce, come fosse uno strumento, in generale mi aiuta a esprimermi molto di più! Si tante persone, e forse in Italia potremmo fare molte più cose se usassimo l’italiano, ma non riusciremmo a scrivere i pezzi come vogliamo.
Parliamo dei testi: chi si occupa della scrittura? Quali sono le principali fonti di ispirazione nei vostri testi e quali invece le sensazioni che volete trasmettere?
Io (Eugenia) scrivo i testi che generalmente nascono a partire da frammenti e poesie che scrivo in italiano.
Per le sensazioni dipende molto dalla musica di ciascun brano oppure viceversa è quest’ultimo che si adatta all’idea del testo.
Eugenia, ho visto che in un’intervista dichiari di aver suonato molto per strada a Lisbona. C’è qualcosa in particolare che ti porti dietro di quell’esperienza?
Sicuramente la capacità di improvvisare nelle situazioni più scomode!
Come giudicate l’esperienza live fino ad ora? Ce n’è uno in particolare che ricordate con piacere?
I live ci hanno permesso di crescere, capire le nostre forze e le nostre debolezze, ma più di tutto è stato molto bello conoscere persone: chi ascolta la tua musica con piacere e chi come noi condivide il sogno di fare musica.
La data che ricordiamo con più piacere è stata sicuramente la data a Genova, nostra città. Abbiamo trovato un pubblico vivacissimo che ci ha trasmesso un’energia mai ricevuta prima.
Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? State già scrivendo qualcosa di nuovo?
In questo momento stiamo lavorando a molti brani nuovi, la crescita della band ha portato alla scrittura dei brani da parte di ognuno di noi, non vediamo l’ora di poter farvi sentire i nuovi lavori!
Chiudo chiedendovi quale sarebbe la collaborazione artistica dei vostri sogni
Sono talmente tanti gli artisti che stimiamo che è una domanda molto difficile, nei sogni per fare dei nomi probabilmente Hiatus Kayiote, Grizzly Bear, Connan Mockason, King Krule, Puma Blue, Oscar Jerome.
Ascolta qui In Her Bones degli Eugenia Post Meridiem
Foto in copertina di Francesca Sara Cauli