“Porno e rancori”, cinque domande per quel figo di Gibilterra

Porno & rancori è il primo progetto solista di Gian Marco “Jimmy” Massari, In Arte Gibilterra. L’album, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 10 Maggio e prodotto da Limonata Dischi, è stato anticipato dall’uscita di tre singoli e da numerosi articoli di giornale. Ad essere finiti immediatamente sotto i riflettori, in realtà, sono stati i video dei primi due brani, Cornice e Cosmopolitannei quali i suoni beatpop, cifra stilistica dell’autore, si sono uniti ad erotiche provocazioni visive. Nel primo caso, il fondoschiena di una ragazza “buca” le immagini e trasforma le piazze napoletane in una cornice; nel secondo la musica è la colonna sonora di un vero e proprio prodotto pornografico, di cui Gibilterra è il protagonista.

Mi piacevi di più quando non mi piacevi tu/ quando ubriacarsi era obbligatorio per parlare del più e del meno/ per non essere sincero/ per sentire il rumore di quando ti spogli

Porno & Rancori, però, non è solo questo. Difatti, è un lavoro che ha la virtù di dialogare e mettere in mostra alcuni frammenti della vita quotidiana che spesso vengono considerati “scarti di tempo”. Conoscenze balbettate, incontri un po’ egoistici, serate in cui si cerca soltanto di confondere le voci che abbiamo nella testa. Passioni che si incastrano e che, come in Se telefonando di Mina, dopo essere appena nate, spariscono via. Sono i rancori di cui ci parla Gibilterra, forse frutto di questa sentimentalità liquida che sperimentiamo e che ci fa ritrovare spesso con centinaia di foglie secche nel cuore.

Questo disco, spiega l’autore, “è un cocktail di esperienze, di amori sbocciati e appassiti, di sesso, ma anche della mia inadeguatezza a creare qualcosa di solido, dell’invidia verso la “normalità” che vedo ovunque ma che non riesco a trovare in me, della mia fuga nei letti altrui per cercare qualcosa che probabilmente non troverò mai”.

Porno & Rancori

In arte Porno, in parte Rancori

Sappiamo che sei In Arte Gibilterra, come nel celebre testo de L’Indaco dei Baustelle. Puoi spiegarci qual è il confine e, soprattutto, il legame tra la metafora di questo luogo e Gian Marco?

Gibilterra mi ha sempre affascinato come luogo, una colonia inglese in pieno territorio spagnolo. Uno straniero nella sua nazione. Ed è un luogo a cui sono molto legato perché rappresenta una delle poche vacanze insieme ai miei genitori da “famiglia”. Ero molto piccolo, rimasi colpito dal giro in barca in mezzo alle balene e dal mito delle colonne d’ercole dove si diceva che oltre non ci fosse più nulla. Quindi Gibilterra per me è metafora di viaggio, esplorazione e ignoto.

In Arte Gibilterra
“Porno e rancori” è il titolo del tuo primo progetto da solista ed è composto da un binomio che s’intreccia in modo languido e cocente nella vita reale. Sembra quasi un’endiadi. Partiamo dal primo termine. La tua scrittura non risparmia tonalità veraci e non disdegna la narrazione del sesso, di quelle notti caotiche e un po’ improvvisate. Allo stesso modo, accompagni la musica con immagini altrettanto carnali. Mi riferisco al lato B in “Cornice”, ma soprattutto al video di Cosmopolitan. In che modo hai utilizzato l’erotismo e l’elemento pornografico per esprimere il tuo modo di fare arte? Secondo te il porno può avere un valore estetico?

Hai centrato esattamente il significato del titolo. La parola “porno” si riferisce alla comunicazione visiva delle mie canzoni, ovvero i video che abbiamo girato e accostato ai primi due singoli. Il sesso è da sempre presente in maniera prepotente nella mia vita e, quindi, è naturale per me parlarne. Poi c’è sesso e sesso: c’è il sesso per conoscere persone, il sesso per dimenticare e il sesso che in realtà è amore. Tutte e tre queste sfumature sono presenti nelle mie canzoni e parlano di più ragazze, più esperienze, più vite. E va da sé che quando queste storie finiscono riservano rancori di livelli differenti, dal più semplice “e se fosse stata quella giusta” a “ questa potevo risparmiarmela”.

Ho utilizzato l’erotismo perché esso fa semplicemente parte del mio modo di scrivere e di vivere. L’elemento pornografico per Cosmopolitan è nato dalla mia voglia di cimentarmi in un film a luci rosse da protagonista. Un piccolo sfizio personale e un modo alternativo di raccontare la solitudine attraverso l’unione.  Per quanto riguarda il “lato B” di Cornice era una mera provocazione ad un mondo che guarda nudità ovunque ma poi si scandalizza per una ragazza a pecora davanti a piazza Garibaldi. Secondo me il porno è un valore estetico.

Cornice
Un concetto di nuovo terribilmente in voga di questi tempi è quello di decenza. Quella stessa decenza che reputa un culo (ops) volgare, il porno qualcosa di sporco, inespressivo, scandaloso. La decenza contiene, delimita, segna il limite tra ciò che è accolto e ciò che non lo è. Mi pare che tu abbia spesso superato alcuni confini. Cosa ne pensi di questo atteggiamento sociale?

Mi piace sconfinare nello scandalo, mi piace vedere le persone come reagiscono alle mie provocazioni musicali e visive. La mia vita è un continuo provocare, soprattutto le donne a cui mi approccio. Ne parlo nella domanda numero 2 di come la gente anche solo in TV o su Internet veda continuamente nudi, mentre poi, per quanto riguarda Cornice, hanno alzato un polverone per un tanga.

Non lo nego, “Cosmopolitan” è il brano che ha lasciato il segno più profondo nel mio ascolto, insieme a “Terrazza” e “Madagascar”. Ho due domande precise. Come descriveresti l’atto del “giocare con i cocci rotti”? E quanto pensi sia stato rischioso inserire il personaggio di una sex worker nel tuo brano?

Intanto ti ringrazio per la specificità di questa domanda, e per i complimenti. L’esperienza mi ha insegnato che quando l’artista dà un significato ad una sua opera c’è il rischio che distrugga l’immaginario dell’ascoltatore, quindi preferisco siano gli altri a dirmi cosa ci hanno visto.

Lara Croft non è una sex worker a mio avviso, ma un’icona dove tutti noi “maschietti” abbiamo fantasticato almeno una volta. Ed è la mia Lei, devo dire che ci assomiglia veramente.

Per concludere, una domanda inversa. Cosa penseresti di questo tuo album, se non ne fossi l’autore?

Bellissima anche questa domanda. Probabilmente lo aprirei solo per la copertina invitante e skipperei tutte le canzoni perché a me la musica di oggi fa schifo.

Gioco con i cocci rotti/ come se niente fosse/ come se non ci fossi/ gioco con i cocci rotti/ ma tu non guardi/ forse non esisti/ gioco con i cocci rotti/ come fossero i tuoi occhi.

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