Si chiamano “Tonno” e suonano musica normale (mica tanto)

Il 28 Agosto è uscito “Quando ero satanista”, il nuovo album dei Tonno, targato Woodworm Label e distribuito da Universal Publishing. La band toscana con questo secondo lavoro, dopo l’Ep omonimo del 2018, si conferma una delle realtà emergenti più originali, pronta ad emergere grazie al sound sporco, schietto, fatto di bassi melodici, chitarre disturbanti, beat entranti e tappeti di synth. Poi ci sono le voci, quando tirate e quando bisbigliate, che accompagnano l’ascoltatore nel mondo dei Tonno e che rappresentano sicuramente il punto di forza dell’album.

È infatti attraverso queste voci, nervose ed a tratti isteriche, che la band costruisce la propria identità artistica raccontando i testi senza filtri, quasi fossero frutto di pensieri estemporanei e impossibili da controllare, che finiscono per diventare canzoni, in bilico tra il nonsense e il genio.

Proprio i testi sembrano essere il fulcro di tutto il progetto e non basta un solo ascolto per cogliere il senso di tutto senza uscirne disorientati.

La sequenza di immagini richiamate, dalla fuga nella stanza dello spirito e del tempo, alla venerazione di Satana in compagnia, per stare bene ma non troppo, i viaggi sulla panda, gli esami, i trascorsi metal, il Nokia 3310 e l’amore non corrisposto per l’ennesima ragazza “bonsai”, sono tutte frutto delle esperienze personali dei protagonisti, raccontate senza nascondere le sfumature di malinconia, né tanto meno la consapevolezza che ormai è tutto diverso.

Quando ero satanistaè un album di cui avevamo bisogno, forse senza saperlo. È un disco che proietta l’ascoltatore nell’immaginario unico e personale dei Tonno, tra bassi prepotenti, ballate, voci aspre, sfumature emo, momenti di cazzeggio, allegria e ironia. È necessario ascoltarlo con attenzione, ma non troppa. Già al secondo ascolto, quando avrete colto il senso dei Tonno, sarete probabilmente dei loro fan (o al minimo loro “simpatizzanti”).

Ho avuto anche il piacere di scambiare con loro quattro chiacchiere.

Tonno
Ciao ragazzi, partiamo da una domanda semplice: perché “Tonno”? E come vi presentereste in poche righe a chi ancora non vi conosce?

Sul perché “Tonno” abbiamo serie difficoltà perché quando l’abbiamo scelto non eravamo in noi. È nato tutto alla festa di laurea di un amico in cui ci siamo caricati e abbiamo fissato la sala prove dopo anni che dicevamo di suonare insieme. Ci presenteremmo come facciamo sempre: ci chiamiamo Tonno e suoniamo musica normale. Che alla fine per quanto è banale e cretina come frase incuriosisce sempre. C’è chi si lancia in una disquisizione sul concetto di normalità e chi ti dice ah ok.

I testi delle vostre canzoni hanno un’identità ben definita e riconoscibile. Come nascono solitamente?

La musica e i testi spesso nascono insieme in sala prove da delle specie di jam\freestyle che registriamo con il telefono. Quindi il risultato è l’effetto “collage” di immagini che caratterizza i nostri testi. Registriamo col cell e riascoltiamo tutto dopo le prove. Di solito qualcosa di decente su cui andare avanti lo troviamo. Altre frasi invece di solito mi vengono in mente quando torno da lavoro ma possono passare anni prima che trovino posto in una canzone.

È uscito di recente il vostro album “Quando ero satanista”. Che cosa vuole raccontare? C’è un aneddoto che volete raccontarci a proposito di questo ultimo lavoro?

La canzone “Quando ero satanista” è nata nel parcheggio dell’OttoBit mentre aspettavamo di fare il soundcheck per un contest. La Decathlon di cui parla il testo si trova nel pian del casone, vicino Monteriggioni e la stazione citata è quella di Castellina Scalo, dove abitavo prima. Una volta ci è saltato un live perché era co-organizzato dall’amministrazione che vedendo i nostri loghi satanisti kawaii ha deciso che non era più il caso di farci suonare.

Quali sono le influenze musicali che vi caratterizzano? Ci sono artisti della scena italiana attuale a cui vi ispirate?

Sicuramente i RHCP. Infatti il disco lo volevamo chiamare Californication, sono dei grandi della musica banale.

Avete avuto già occasione di salire su alcuni palchi prestigiosi. Quanto è importante esibirsi dal vivo e qual è il concerto che non vi dimenticherete mai?

Per noi suonare dal vivo è la cosa più bella e al di la del concerto in sé amiamo il pre-live, tipo gita di classe, e il post-live, di solito finisce che siamo in un piazzale e non sappiamo dove dormire. Ogni concerto è nel nostro cuore ma uno che vogliamo ricordare per sempre per motivi di affetto è il primo che abbiamo fatto alla casa in Via Dei Benci, Firenze. Abbiamo suonato per 2 ore avendo solo 2 canzoni di repertorio, al soffitto c’era appesa una bici e Fede suonava la batteria con dei pennelli.

Chiudiamo con una curiosità: quale sarebbe la collaborazione dei vostri sogni?

Papa Bergoglio + Sting e Craig David + Cell di primo livello.

Ascolta qui “Quando ero satanista”, disco d’esordio dei Tonno

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