Tra Clark Kent e i Legno c’è una scatola

“Chissà se se la tolgono quando devono fare pipi?” era la domanda che mi risuonava in testa quando li vedevo salire sul palco, stiamo parlando dei Legno e delle loro buffe scatole che li accompagnano in ogni dove. Lì ho intervistati ripromettendomi di  chiederglielo, poi preso tra le tante domande mi sono dimenticato. Vi assicuro che l’intervista è comunque molto interessante, parola di Thegisi.

Legno al Tilt (Avellino)
Siete l’astro nascente della musica it-pop, regalate portachiavi di legno ai vostri live ed avete delle maschere di legno che vi nascondo il viso diciamo che siete complicati da intervistare.

Abbastanza! Diciamo che all’interno della scatola ci sono tutti i nostri ricordi, ci mettiamo tutto quello che viviamo. Poi quando ne sentiamo la necessità tiriamo fuori le cose scrivendo canzoni, in un certo senso utilizzando questi scatoloni risparmiamo sullo psicologo.

E ad essere sinceri siamo sorpresi di essere  arrivati a cosi tanta gente, dobbiamo ringraziare molto Spotify che ha creato molto hype. Ci piace pensare che sono state le nostre scatole ad amplificare la nostra voce, un po’ come la cassa armonica di una chitarra.

Legno è un duo, diteci un po’ Legno felice e Legno triste chi sono?

Siamo due amici, due ragazzi testardi delle vere e proprie teste di legno. Facciamo musica da un po’ di tempo ed un giorno abbiamo deciso di creare una sorta di super eroe della musica. Pensiamo che  chi si mette la scatola diventa LEGNO un po’ come quando da bambini ci si vestiva da super eroe.

Abbiamo voglia di raccontare la vita, la vita dei ragazzi di oggi gli amori perduti e quelli conquistati, le difficoltà degli universitari e tutte quelle cose che possiamo realmente vivere. Ed anche se nelle nostre canzoni parliamo di droghe non siamo spacciatori se non spacciatori d’amore.

L’anonimato va sempre di moda, con queste maschere la prima volta che vi ho rivisto un po’ le buste usate da I Cani.

È nato tutto per gioco, volevamo fare questo progetto e abbiamo tirato le cose da dire  fuori da una scatola, allora abbiamo voluto indossarla quella scatola. Non c’è molta costruzione dietro questa idea ma tanta voglia di divertirsi.

Poi essere noti senza che nessuno ti conosca che sensazione vi dà?

Come si dice è una roba ganza. L’altro giorno passeggiavamo al parco e dei ragazzi ascoltavano le nostre canzoni, noi eravamo lì vicino a loro ma loro non ci conoscevano però era bellissimo che conoscessero la nostra musica. Riesci a goderti dall’esterno le opinioni delle persone, senza sentirti giudicato. Un po’ come Clark Kent che non era considerato da nessuno, poi vestito da Superman tutti impazzivano per lui. È bello che se viene celata l’apparenza arrivi prima la musica.

I vostri pezzi di legno sono legati a delle emozioni ed poi  le maschere che vediamo sulla copertina del vostro album, sono le maschere che si usano ogni giorno?

Per la copertina abbiamo utilizzato tutte le scatole, in quanto emozioni, che sono state utilizzate durante la scrittura dell’album. Un po’ come quando in edicola si collezionano i pezzi per costruire il modellino di un aereoplanino, ecco quelli sono tutte le parte del nostro album. Approfittiamo per dire che quella copertina è stata pensata insieme alla pagina instagram @distrattamente_ e siamo molto felici di questa collaborazione.

È da poco uscito il vostro l’album di esordio, come vi sentite?

Ti dico subito che la cosa bella dell’uscita a mezzanotte è che non si dorme. Arrivano tantissimi messaggi e noi come impegno legnoso ci siamo detti che vogliamo rispondere a tutti, perché tutti sono parte di legno e quindi pensiamo che sia un po’ ingiusto non rispondere chi vuole far parte di questo progetto. Poi uscire con un disco è una roba strana, dobbiamo dire che è tutto molto bello.

Un album che ha per titolo “Titolo Album” perché non avete voluto personalizzarlo?

Non l’abbiamo capita nemmeno noi (ride), eravamo ad una sorte di riunione davanti ad uno spaghetto aglio e olio, parlavamo con l’etichetta e i produttori e si doveva scegliere il nome dall’album. Cominciamo a pensarci su e solitamente si sceglie il nome o la frase di una canzone, ma noi non volevamo preferire un brano ad un altro sono tutti nostri figli. Così nasce l’idea di un titolo che non offendeva nessuno.

Dovete sapere che vi ho conosciuto con le canzoni di Venditti, mi aveva incuriosito  una canzone sulle canzoni di qualche altro.

Venditti è storia. Ha creato un linguaggio negli anni, chi non ha fatto la maturità senza Venditti? È semplicemente un’artista immenso. Nel nostro piccolo lo abbiamo voluto omaggiare perchè è un’artista che non morirà mai.

Ma poi perché Venditti e non Baglioni, non vi è piaciuto Sanremo?

No vabbè (ride) Baglioni altro artista stupendo. Sanremo sarebbe bellissimo ma ora non ci pensiamo. Però mi hai dato una bella idea per il secondo disco, scriviamo “Le canzoni di Baglioni” e se lui è ancora il direttore artistico la portiamo proprio al Festival.

I vostri primi tre singoli sono tre parti di una sola storia, come è stato scrivere questa trilogia? Una sorta di Spielberg della musica indie.

Abbiamo voluto raccontare una storia, soprattutto con i video. La prima è l’incontro tra i questi due ragazzi che si conoscono e si innamorano, il secondo sarebbero le loro vacanze ma allo stesso tempo indica uno spaccato dell’Italia che singhiozza un po’, la terza è il triste epilogo con i due che mettono la parole FINE alla loro storia d’amore. Abbiamo raccontato una storia, soprattutto grazie al regista Angelo Capozzi, che insieme a noi ha progettato questa trilogia.

Un’idea stupenda, un po’ come se fosse una serie netflix.

Esatto, ci siamo resi conto che è molto cambiato il concetto della comunicazione. Oggi tutti hanno la possibilità di fare musica e di pubblicarla, il difficile è poi arrivare ai molti e per fare ciò devi creare qualcosa di unico. Infatti vogliamo dire a chi ha un obiettivo di seguire le proprie idee, se hai un’idea falla, non ci pensate troppo.  Un po’ come un viaggio in treno se va bene si arriva a destinazione, se è andata male sarà comunque un bel viaggio e avrete visto dei bellissimi panorami. Almeno ci si diverte.

Per concludere  visto che vi ho fatto divertire durante questa intervista volete svelare la vostra identità?

Mi dispiace ma se ti diciamo la nostra identità, il nostro iphone sgancerà un missile che ti colpisce e ci dispiacerebbe troppo. Ma al prossimo live ci beviamo una cosa insieme.

Però vogliamo ringraziare voi di “Le Rane” che vi avete sempre supportato anche eravamo dei perfetti sconosciuti che avevano pubblicato una canzone su spotify. È bello vedere che c’è qualcuno che ama la musica e che continua a dare spazio a chi parte da zero.

Sarebbe stata una bella esclusiva, un bacione regaz.

Un bacio a voi.

 

di THEGISI
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