Abbiamo incontrato YTAM al Cortile Café di Bologna per dischirotti.live

Sulla biografia di YTAM c’è scritto “a tratti spiccatamente adolescenziale ma talvolta inaspettatamente maturo” e davvero non esiste modo migliore per presentarlo. Bresciano, per la prima volta alle prese con un progetto solista, lo scorso 9 Gennaio ha pubblicato il suo primo EP “come*te” per la Grooviglio Records, etichetta con sede a Milano.

Il suo primo album è meravigliosamente pop: tra i suoi brani spicca la voglia di raccontare e di farlo in un modo tutto suo.
YTAM vuole arrivare e sa come farlo, anche inconsapevolmente: la scelta di titoli inconsueti, l’orecchiabilità delle sue canzoni, la voglia di farsi conoscere e ricordare regalando le proprie demo in giro per le città. Tutto di lui ci incuriosisce. Inconsueto è anche il modo di arrivare sul web: nell’era dei social network, YTAM quasi li ignora, utilizzando Facebook per gli annunci fondamentali e concentrandosi comunque su Instagram, ma anche lì in modo essenziale, usando linguaggi attraenti e mai noiosi.

Da qualche mese è in giro a presentare le sue canzoni: il suo tour che, oltre a mamma Brescia, ha toccato città come Viterbo, Milano, presto si allargherà con nuove date.

Io l’ho incontrato lo scorso 29 Gennaio prima del suo live bolognese al Cortile Café, organizzato da dischirotti.

Un mese fa è uscito “come*te“, scritto in questo modo particolare che gioca molto sul termine “comete”. Mi ha colpito il fatto che nell’ep i titoli siano più o meno tutti originali: c’è sfq – se fossi qui -, (che fiasco). Come scegli questi titoli e come decidi di giocare con le parole?

Il titolo è nato dal fatto che nei miei testi ci sono molti riferimenti alle comete.
La cometa è qualcosa che vedi, fa una luce pazzesca, è bellissimo, ma poi finisce tutto. L’ep parla di qualcosa che c’è stato, qualcosa di bello che poi purtroppo è finito. Questo tema ricorre spesso in ogni pezzo, più o meno. L’album parla di un periodo particolare della mia vita che volevo in qualche modo raccontare.
(che fiasco) è tra parentesi perché è come se lo avessi pensato bisbigliando, tipo “che fiasco…”

Prima di questo EP c’era una demo, #sonosolodemo. Ti chiedo di spiegarmi se ti va com’è stata la diffusione di questa demo, ho letto che veniva distribuita in giro…

Sì, erano le prime demo che avevo registrato in camera, le primissime registrazioni. Volevamo farle avere in modo diverso da adesso: se pubblichi qualcosa su internet nel giro di due ore c’è un album nuovo di qualcuno, è un continuo rinnovarsi. Invece il CD è qualcosa di fisico. Trovarli in giro per la città, appiccicarli alle fermate era come regalare qualcosa a qualcuno inaspettatamente, che poi rimane: lo puoi regalare, lo puoi tenere in macchina…

Ho letto che su Instagram ricondividevi le storie o pubblicavi i feedback della gente che aveva ascoltato il disco. Vuoi che i tuoi fan o chi ti ascolta abbia un contatto a tutto tondo con te?

Semplicemente era per far vedere come nelle varie città arrivava il cd. Se lo ascoltavano, condividevano, incuriositi.
Non ti aspetti di andare alla fermata e trovare qualcosa tipo un cd con scritto “prendilo”.
Qualcuno mi chiedeva “ma devo pagarterlo in qualche modo?” (ride) No, tienitelo, è lì apposta!

A tal proposito, sei poco reperibile sul web, se non su Instagram. Come mai questa scelta proprio nell’era dei millennials? Non che non sia una cosa figa!

Credo che ormai il social che sta spingendo di più è Instragram, semplicemente, perché è più immediato: lo apri, trovi una foto o un video, continui a scrollare e trovi materiale nuovo.
Facebook invece ha superato il suo momento di grande boom.

Leggevo nel kitpress, c’è un mix di generi che però hanno un minimo comune denominatore: il pop. A chi ti ispiri?

Parte tutto dal fatto che mi piace cambiare costantemente. Non ascolto solo un genere preciso. Mi sono ispirato molto ai The 1975, Troye Sivan, The Weekend, ma anche artisti del passato come Depeche Mode… che sembra che non c’entrano niente, però alla fine è un frullatore di suoni.
Questo ep naviga sul pop/indie e andando avanti probabilmente il genere cambierà ancora, lo stile diventerà ancora più pop. E’ un continuo evolversi.

Ho letto che prima avevi delle band (The Collapse, Lemille), adesso sei solista. E’ stata una tua scelta/sentivi che doveva andare così? E com’è passare da una band ad essere solista?

E’ stata più che altro un’esigenza personale: una band è molto difficile che faccia strada nel tempo, a meno che i componenti non si conoscano da una vita o c’è un’amicizia fortissima. Autogestirsi non è facile. Sono arrivato in un punto in cui volevo partire con le mie idee, con la mia musica. Effettivamente all’inizio è stata un po’ dura cambiare strada, da solo devi fare tutto te: scrivo i testi, scrivo la musica. Devi un attimo gestire tutto da solo. Poi ovviamente vieni aiutato, però è un bel salto.

La tua etichetta è Grooviglio records. Come li hai conosciuti? Ci avevi lavorato prima?

Siamo in contatto ormai da due anni, nell’ultimo anno abbiamo intensificato il lavoro con l’ep come*te, speriamo in un futuro ricco di cose.  Loro sono giovani, sono bravi. Sono di Brescia, ma operativi a Milano. Mi hanno aiutato molto con le idee di produzione, con l’artwork.
d esempio l’idea dello scotch, che è stato poi usato per appiccare i dischi per strada – cosa che ha unito la demo e l’ep.

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