Leon Faun, il “fantasy rap” tra Harry Potter e Le Cronache di Narnia

Il 2020 sembra essere un anno ricco di evoluzioni anche per il genere che domina le classifiche italiane da tempo. Da un lato i fan di Sfera Ebbasta scalpitano per ascoltare il nuovo lavoro della trapstar, che ha generato un hype consistente soprattutto per i possibili featuring internazionali. Intanto si fanno largo nuove leve di stampo più emo-drill e screamo (vedi il chiacchierato collettivo FSK, fenomeno del momento). Anche certi veterani non sono rimasti certo a guardare: GarbAge di Nitro, ad esempio, è uscito proprio all’inizio del lockdown. I tempi in cui si discuteva se fosse giusto far partecipare Junior Cally o no a Sanremo sembrano ormai lontanissimi. Certo è che la banalità (badate, ho parlato di banalità, non di esposizione) dei contenuti nei testi pare essere ormai prerogativa del settore, eccetto qualche raro caso. Fino ad oggi. Leon Faun, classe 2001, è sicuramente la scommessa più interessante del momento.

Non sono soldi, donne, droghe o armi i protagonisti dei suoi pezzi, ma una miriade di citazioni cinematografiche (Harry Potter, i Pirati dei Caraibi, Le cronache di Narnia), letterarie e provenienti da fumetti o videogames.

Qualcuno l’ha già definito fantasy rap. Potrebbero sembrare tematiche puerili se non fosse che il ragazzo sfodera particolare talento nel fonderlo con il mondo attuale, condito da flow e capacità di linguaggio superiori alla media dei suoi coetani (e anche colleghi, oserei dire). Il suo team di lavoro è già ben consolidato. Ai beats troviamo un altrettanto giovane e ingegnoso Duffy (ok-ok), mentre a dare vita all’immaginario di Mairon c’è un curioso bianconiglio che si fa chiamare ThaEvil.

Mairon è l’universo dal quale provengono Leon e i suoi fauni e dentro a cui ci catapultano tracce come “Cioccorane”, “Horia”, “Taboo”, fino alle più recenti Oh Cacchio – che ha superato i 3 milioni di visualizzazioni su YouTube, e Gaia (oltre 1 mln di views), droppata lo scorso 23 Marzo.

Leon Faun (pseudonimo di Leon De la Vallée) ha sviluppato un’identità precisa e un concept insolito, fresco, che piace. Ha già attirato l’attenzione di nomi che lo supportano e lo tengono d’occhio. Tra questi Izi che – a sua insaputa – aveva già incontrato il fauno nel 2016 sul set di ”Zeta”, dove quest’ultimo aveva fatto una comparsa tra il pubblico nella battle finale contro Ensi.

Il legame di Leon Faun con il cinema si percepisce dalla sua musica ma anche dalla sua spontanea presenza scenica nei clip.

Recentemente ha infatti dichiarato di aver preso parte ad una produzione di prossima uscita e non ci stupiremo se lo vedremo coinvolto in altri progetti dietro la macchina da presa.

Ancora nessun featuring annunciato, se non una collaborazione antecedente alla nascita del progetto Mairon, e non proprio un nome qualunque. Il nostro fauno con gli occhiali steampunk – prima di diventare tale – ha infatti condiviso per qualche traccia il suo percorso con nientepopodimeno che Tha Supreme (“Endless”, “Snake”), ma dopo qualche collaborazione i due hanno imboccato strade diverse.

La nostra attenzione è quindi rivolta tutta allo sviluppo del mondo di Mairon e al seguito della sua storia, sperando sia presto raccolta nel suo primo disco (Thaurus l’ha già portato sotto le proprie ali), e – considerata la sua incursione nelle playlist di Spotify – questo potrebbe proprio essere l’anno d’esordio.

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