Perché ci piacciono i vinili (anche se siamo giovani)

Nell’era dello streaming digitale, dove ogni brano è a portata di click, i vinili hanno compiuto un inaspettato ritorno di fiamma, conquistando i giovani. Ma cosa ci affascina di questi dischi antichi?

Viviamo in un’epoca in cui tutto è accessibile, è a disposizione, semplicemente perché tutto si può acquistare. Ma in verità l’unica cosa che ci manca è il tempo. Acquistiamo libri e li riponiamo sul comodino, in attesa di leggerli. La musica non è più musica, non è più arte: è, come tutte le produzioni odierne, mero intrattenimento. Un sottofondo, una playlist da ascoltare mentre facciamo palestra, mentre cerchiamo di concentrarci perché gli stimoli, ahinoi, sono sempre, decisamente troppi. E dunque, perché ci piacciono i vinili?

Un vinile è più di un semplice supporto musicale. È l’ultimo tassello di un viaggio che comincia da lontano, molto lontano.

Ascoltare un album in vinile è come fare un viaggio nel tempo, condividendo un’esperienza che attraversa generazioni.

L’idea dei vinili si basa sul desiderio di preservare e apprezzare la musica in un formato fisico che offre una qualità sonora distintiva e una connessione tangibile con l’opera. La creazione dei vinili, a partire dal XX secolo, ha permesso agli appassionati di musica di collezionare, condividere e godere delle registrazioni in un modo che va oltre il semplice ascolto, trasformando ogni album in un’esperienza visiva, tattile e auditiva. 

Questa forma d’arte continua a resistere nonostante l’avanzare della tecnologia digitale, grazie al suo valore nostalgico e alla qualità unica dell’ascolto.

Il vinile offre una caldezza e una profondità sonora uniche, che gli audiofili giurano essere insuperabile. C’è qualcosa di magico nell’ascoltare il fruscio dell’ago che incontra il disco, un rituale che trasforma l’ascolto in un’esperienza.

Cosa cambia dal vinile al giradischi?

Per avviare lo streaming basta sfiorare lo schermo del mio smartphone, scorrendo tra app e playlist fino a trovare la traccia del desiderio. Con un tocco, la musica fluisce immediatamente, senza attese né preparazioni.

Qualcuno ha definito la traccia come la prova non provata della presenza di un’assenza. La traccia audio incorporata nei dispositivi mobili è la prova intangibile di una dematerializzazione che comporta la rinuncia alla proprietà. 

Online non acquistiamo dischi ma brani. Acquistiamo tutt’al più, il sostegno ad un artista. E mentre prima acquistare un disco era un’esperienza fisica, ora l’acquisto è sempre subordinato ad una connessione rete, al pagamento di un servizio, all’accesso ad una piattaforma. 

Il vinile ci fa tornare al concetto classico di proprietà che in qualche modo ci riconnette ad una dimensione di esperienza, di tangibilità, di durabilità, afferrabilità e possesso.

A quell’idea romantica, se vogliamo, delle cose che nascono e non muoiono in un istante ma possono essere tramandate e raccontate perché semplicemente sono incise, impresse su un supporto. Un supporto alla nostra memoria, alle nostre memorie, interiori ed esteriori che fissano tutto ma solo se abbiamo eseguito correttamente il backup. A quando risale il tuo l’ultimo? Ti vedo che stai andando a controllare…

Poi, c’è il fascino dell’oggetto. Un vinile è un pezzo di storia.

Ascoltare un album in vinile è come fare un viaggio nel tempo che attraversa generazioni.

Quando nasce un vinile…

Il processo di creazione di un vinile inizia con la preparazione della lacca, che visivamente appare come un disco nero lucido. Questa viene incisa con precisione per riflettere l’audio desiderato. Segue la creazione dello stampo in metallo, un processo che trasforma la lacca in un negativo robusto e resistente. I dischi in vinile grezzi, prima di essere pressati, appaiono come piccole pastiglie nere di PVC. 

Il PVC, o policloruro di vinile, è un tipo di plastica molto versatile e ampiamente utilizzato in diversi settori. È noto per la sua resistenza, durabilità e flessibilità. Viene impiegato in una vasta gamma di prodotti, dai materiali edilizi come tubature e finestre, ai prodotti di uso quotidiano, come giocattoli e imballaggi. Il PVC può essere sia rigido che flessibile, a seconda degli additivi usati durante il suo processo di produzione.

Durante la pressatura, queste pastiglie sono scaldate e compresse tra gli stampi, adottando la forma definitiva con le incisioni audio. Il disco, ora completo, ha una superficie liscia e incisa che riflette la luce, pronta per essere riprodotta su un giradischi, dove l’ago segue le incisioni, creando la musica che ascoltiamo.

Questa forma d’arte continua a resistere nonostante l’avanzare della tecnologia digitale, grazie al suo valore nostalgico e alla qualità unica dell’ascolto.

Ogni disco aggiunto alla propria collezione diventa così il pezzo di un puzzle che racconta non più solo la storia della musica ma anche la storia di chi quella musica la ascolta, la sperimenta e la consuma. E poi ci sono anche i perfezionisti. Ovvero quelli che si rifiutano perfino di aprirli, pur di non deturparli.

Analogie (giochi di parole) e differenze

La differenza principale tra vinili e CD risiede nella qualità e nel tipo di suono, oltre che nella natura fisica e nel modo in cui vengono prodotti. I vinili registrano il suono analogicamente, il che può offrire una qualità sonora più calda e ricca di sfumature. 

I CD, invece, utilizzano una registrazione digitale che può catturare un intervallo più ampio di frequenze e ridurre il rumore di fondo, risultando in una riproduzione del suono più pulita ma per alcuni meno “viva”. Inoltre, il vinile richiede un’interazione fisica per la riproduzione, mentre i CD sono più comodi e resistenti nel tempo.

Nel mondo effimero dell’ascolto digitale, dove la musica fluttua intangibile attraverso i nostri dispositivi, il vinile emerge come un simbolo permanente di tangibilità. Acquistare un vinile non è solo un atto di supporto verso un artista; è un ritorno a una dimensione di esperienza palpabile che sfida la caducità del digitale. 

In questo universo di tracce evanescenti, il vinile ci offre non solo un suono, ma una storia da tenere in mano, da tramandare. 

In un’epoca dominata dall’inafferrabilità, il vinile ci ricorda che alcune cose, come la musica che amiamo, meritano un posto permanente sia nelle nostre cose che nei nostri ricordi a lunghissimo, lunghissimo termine.

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