Tocca sempre a Pop X salvarci dal nostro deludente tedio quotidiano!

È uscito il 5 novembre l’ultimo progetto discografico della crew Pop X in collaborazione con l’artista rumena IIOANA,  lo-fi TikTok-ready che si muove tra hyperpop, kawaii-pop e altre cose da millennials che mi fanno già sentire vecchia dall’alto dei miei 27 anni (quasi). Dodici tracce sornione dai titoli, urlati e urlanti che mi hanno dato una certa consolazione. Anzitutto perché “studiando” POP X ho scoperto che è attivo dal 2004 e che questo è acclamato dalla critica come il disco della maturità.

Questa lettura mi ha fatto in un certo qual modo prendere dimestichezza con l’idea che c’è tempo.

C’è tempo per raccontare la vita, l’amore, la quotidianità, il sesso, le dipendenze, l’incertezza, le pandemie, con noncuranza. Mi sono riappropriata del rapporto con la musica perché avevo bisogno di concedermi una tregua e francamente sono stanca di prendere, tutto, sempre, faticosamente, instancabilmente sul serio. Ma cosa intendo qui con noncuranza? Non voglio certamente intendere che si può fare e dire tutto fregandosene. Voglio dire che si può parlare, cantare e scrivere liberamente, solo per la libertà che l’arte significa, senza preoccuparsi del giudizio altrui. Ma l’arte si alimenta sul giudizio, direte voi. Bravi. Il trucco è evitare di diventarne vittime e alimentare, continuamente, l’indignazione di chi si ferma a commentare a sentenziare come se avesse in  mano l’unica arma che ci salverà tutti dal peccato originale: la morale.

Parto con una premessa sulle intenzioni: QUESTA NON è UNA RECENSIONE. Non voglio arrogarmi il diritto di dire, da semplice ascoltatore, tipo che il sound di POP X è quietamente disturbante e rassicurante allo stesso tempo.

Quell’auto-tune volgarizzato e demonizzato dai più quale strumento per occultare le nefandezze della voce è utilizzato sapientemente da Davide in un gioco di frastuoni ritmati. Questi ultimi, tra alti e bassi, conferiscono alla prosa del cantante trentino l’aspetto di un’esperienza onirica, surreale nella quale la liberalizzazione di ogni divieto di tutte le sessualità e di tutte le identità non smette neppure di indignare la lobby dai gay (ovviamente in questa trattazione sia il termine prosa che l’espressione lobby gay non hanno l’intenzione di essere prese come classificatorie, né in un senso letterale nel primo caso, né ideologico nel secondo). Questa precisazione rende a sua volta conto di come non si possa scherzare troppo con le definizioni, per certi versi affatto.

Pop X + Iioana – Enter Sandwich [Ascolta qui]
Trascinati da questo gioco onirico scopriamo che la strada per la redenzione conduce per POP X al bidet.

Davide ha infatti dichiarato in una recente intervista a Rolling Stone che i continui riferimenti al sanitario più discusso e invidiato dagli europei e in particolare dai Francesi sono dovuti semplicemente al fatto che il suo bidet non funziona. E in effetti, mentre mi sforzavo di rintracciare qualche sottotesto con tanto di radice freudiana, ho riflettuto sul fatto che, dopo aver lasciato la residenza universitaria nella quale ho abitato per tre anni e che mi sembrava un baluardo di indipendenza, avere ora un bagno in camera in una casa vera, nel quale c’è addirittura il bidet (quindi non devo fare tre docce al giorno anche in inverno), mi sembra una grande conquista verso la vita vera, quella degli adulti che riescono addirittura a guadagnare con le cose che scrivono.

Tornando a POP X, mi sono chiesta come mi sono avvicinata a questo eccentrico mondo di musica dove si può giocare laconicamente con gli arrangiamenti e prendere le parole e i significati per quelli che sono e se ti va (ma solo in quel caso) trovarci qualcos’altro. Così scavando nella mente, mi sono ricordata che l’ho ascoltato per la prima volta su You Tube perché avevo trovato una cover di una sua canzone eseguita solo piano da Einaudi. Ho provato a cercarla diverse volte, digitando diverse parole di ricerca e ho cominciato a sospettare che fosse tutto frutto della mia immaginazione. Oppure, semplicemente, You Tube ha deciso di privarmi della gioia della riscoperta. Probabile.

Ho poi riflettuto, ascoltando il disco, sul nome del gruppo che nella mia mente, già proiettata lontano dai primi anni 2000, suonava come POP ICS, e ho poi scoperto che invece sta per POP PER.

E ho immaginato una continuazione, un proseguo: POP per tutti, per gli scettici, per quelli che storcono il naso, per quelli che parlano di normalità e considerano il sesso un tabù, per quelli che ne parlano, per chi ne fa una ragione di vita, per chi ascolta la musica senza pretese, per chi ascolta i dischi con l’intento di trovare un significato, un senso, che sia del mondo o della propria vita o semplicemente conforto.

Per chi fa della musica un pretesto per non prendersi sul serio, per chi solo con la musica riesce ad afferrarsi e a guardarsi dentro, per chi crede che l’amore sia uno, a chi colora la sua vita di grigio, a chi pretende di racchiudere l’esistenza intera in categorie e a chi ha deciso di usare la musica per dire agli altri: smettetela di giudicarmi.

Ai posteri l’ardua sentenza. Ma sappiate, quando leggerete i libri di storia, voi del futuro, che ci fu nel 2021 un collettivo triestino che aveva previsto tutto:

Tra un paio d’anni ci saremo solo noi/perché nel resto dell’Italia settentrionale ci sarà soltanto spazio per il mare. /
Non dovremo più pensare al cazzo dove andare/ le nostre ferie le faremo sulle scale.

Andate ad ascoltare il nuovo disco di POP X , ne vale la pena. Soprattutto se siete tra coloro che hanno iniziato a chiedere: Che fai a Capodanno e stanno già organizzando le ferie di agosto.

Firmato: una che poi, arriva ad agosto senza mai sapere che cazzo fare.

Viva la musica e viva l’amore che ci salvano dal perbenismo e dalla normalità, qualsiasi cosa essa sia.

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