Zecchino D’Oro, un 64enne che è rimasto bambino

Will you still need me, will you still feed me, when I’m sixty-four?

Così cantava una vecchia canzone. E sixty-four, sessantaquattro, sono gli anni appena compiuti da una delle kermesse più amate della musica italiana. No, non sto ovviamente parlando del festival di Sanremo, anche se forse potremo considerare lo Zecchino D’Oro una sua controparte infantile. Polemiche comprese, come la minacciata vertenza di plagio per uno dei brani in gara quest’anno.

Ma andiamo con ordine. Fra gli autori di testi e musiche più blasonati che troviamo in questa 64esima edizione, spiccano senza dubbio Giovanni Caccamo, Marco Masini, i BNKR44 e Claudio Baglioni. Di questi, solamente gli ultimi due non hanno mai partecipato ad un festival di Sanremo: i primi per evidenti motivi anagrafici e il secondo per una scelta artistica che lo ha portato però a condurne ben due edizioni.

Lo Zecchino D’Oro sembrerebbe invece mettere d’accordo sempre tutti, pacificando qualsiasi scelta. Quella che si respira a Bologna nel mese di dicembre – quest’anno, per la precisione, il 3, 4 e 5 (in diretta su Rai 1 i primi due giorni alle 17.05 e domenica alle 17.20) – è forse l’atmosfera più autenticamente nazionalpopolare che la musica e la televisione italiane abbiano mai conosciuto. Complici, forse, la beneficenza e i bambini: due elementi su cui andare d’accordo è veramente molto facile.

Bambini, per l’appunto: gli unici che probabilmente sono davvero in grado di esprimere giudizi e opinioni su canzoni scritte appositamente per loro.

E proprio la proposta di seguire lo Zecchino D’Oro è arrivata in redazione parallelamente ad un’offerta di lavoro indirizzata invece alla sottoscritta. Di qui a trasformare la mia supplenza in una seconda elementare nell’occasione più adatta a far riscoprire l’importanza della forma canzone anche ai più piccoli, il passo è stato breve. Ho così deciso di far ascoltare le canzoni dello Zecchino D’Oro di quest’anno ai miei alunni, tentando con loro un’interpretazione, una recensione e una valutazione dei brani in concorso.

Il risultato è contenuto in questo articolo.

ALI DI CARTA

Testo e musica di Stefano Rigamonti, cantata da Sara, 10 anni, di Faenza (RA)

Il tema del primo brano in gara è la lettura e la sua importanza. “Il testo è bello, perché in un mondo dominato dai videogiochi e dalla tecnologia ti fa riscoprire il piacere dei libri” commenta Viktoria. “Sono d’accordo” le fa eco Leonardo, “in più questa canzone è piena di fantasia e di rime”. “Sì” interviene Gaia, “le rime mi piacciono davvero molto”. “La lettura può sconfiggere il brutto tempo: più dei videogiochi, che quando viene il temporale si spengono” dice Gioele. “Però qui si parla anche del brutto tempo dentro di noi, quando siamo tristi: soltanto la fantasia e l’immaginazione possono farci star bene di nuovo” conclude Nossaiba.

AUTO ROSA

Testo e musica di Dario LombardiDuccio Caponi e Marco Vittiglio (BNKR44), cantata da Michele, 8 anni, di Melicucco (RC)

“Il sound di questa canzone mi piace davvero molto: è ritmata, fa venire voglia di muoversi” commenta subito Bassma, dopo il primo ascolto. “E poi il testo è super divertente” aggiunge Gioele, “la nonna che tira i piatti, il bambino che va a fare la spesa”. “Sì, ma di cosa parla?” si interroga Riccardo, “Non è molto chiaro”. “Bisogna interpretarla, secondo me” risponde Nossaiba. “Nel video ci sono due robottini che si innamorano” esclama Valeria. “Già” interviene Amedeo, “e la nonna del robottino maschio ha un’auto rosa, che presta al nipote per andare a trovare la sua innamorata: parla di amore allora”. “Ma tutte le canzoni parlano di amore!” conclude, con grande saggezza, Inas.

BARTOLO IL BARATTOLO

Testo di Carmine Spera e Flavio Careddu, musica di Giuseppe De Rosa, cantata da Walter, 6 anni, di Firenze

“Il gioco di parole che c’è nel titolo mi piace già moltissimo” esclama Riccardo. “Il bambino che canta poi è davvero bravo” interviene Gioele. “Questa canzone parla della raccolta differenziata: una cosa importantissima, che anche noi bambini dobbiamo imparare” commenta Amedeo. “Ma c’è una parolaccia nel testo?” domanda Riccardo. “Ma no! Cavolo non è una parolaccia” gli risponde Viktoria. “Si tratta di un altro gioco di parole” le fa eco Gioele, “alla fine, se il barattolo di latta finisce nell’umido con le cipolle e i cavoli, non potrà essere riciclato e non potrà fare più un cavolo, letteralmente”

CI SARÀ UN PO’ DI VOI

Testo di Maria Francesca Polli e musica di Claudio Baglioni, cantata da Veronica, 9 anni, di Gorle (BG)

La struggente canzone dedicata al rapporto genitori-figli ha sconvolto, sia in positivo che in negativo, l’intera classe. “Mi piace, solo che adesso mi viene da piangere!” grida Riccardo. “A me non è piaciuta tantissimo: è molto lenta e ripetitiva, preferisco scatenarmi” commenta Gaia. “Sembra triste” le fa eco Inas. “Ma no, non è triste!” interviene Leonardo, “Piuttosto la definirei tranquilla e rilassante”. “La musica però mi fa ricordare cose tristi” puntualizza Gioele. “C’è da dire che il testo è dedicato ai genitori, dunque non può essere una canzone triste: è semplicemente commovente, perché c’è dentro tanto cuore” conclude Valeria.

CLAP CLAP

Testo di Mario Gardini e musica di Marco Iardella, cantata da Giulia, 8 anni, di Guidonia (RM)

“Questa canzone si chiama CLAP CLAP per il rumore che fanno le mani quando applaudono” esclama Alessandro. “Si vede anche dal video: i protagonisti battono le mani in continuazione, perché sono felici, allegri e contenti” interviene Gioele. “Anche qui, come in quella prima, ci sono alcuni riferimenti ai genitori” commenta Inas. “Sì, ma il tema principale secondo me è l’allegria” puntualizza Teresa. “Non è troppo lunga né troppo corta e mi piace un sacco perché è piena di suoni” dice Viktoria. “CLAP CLAP è un’onomatopea” spiego allora alla classe, “riproduce il suono dell’applauso. Un po’ come DIN DON, che sta invece ad indicare il rumore del campanello”.

IL BALLO DEL CIUAUA

Testo e musica di Antos Zarrillo Maietta e Giovanni Caccamo, cantata da Camilla, 7 anni, di Viareggio (LU), Francesco Paolo, 10 anni, di Salsomaggiore Terme (PR) ed Elisa, 9 anni, di Roma

“Questa canzone resta proprio in testa, è bellissima!” esclama Alessandro. La gara di ballo fra un chihuahua e i suoi amici animali ha fatto proprio breccia nel cuore dei miei alunni. “Mi ricorda un tormentone di quest’estate” interviene Teresa. “Anche a me!” le fa eco Gioele, iniziando a cantare Bongo Cha Cha Cha. Prima che la situazione degeneri, decido di dirottare la conversazione. “Non c’è solo il cha cha cha però: nel brano vengono citati anche un sacco di altri balli, ve ne ricordate qualcuno?” Ecco che fra rumba, lambada, tango e macarena, apriamo la strada anche ad un altro ritmo: quello che caratterizza il prossimo brano.

IL REGGAETONNO

Testo e musica di Andrea Casamento, Gianfranco Grottoli e Andrea Vaschetti, cantata da Irene, 8 anni, di Fondi (LT) e Giuseppe, 7 anni, di Perfugas (SS)

“In questa canzone c’è un pesce tonno che balla il reggaeton” commenta subito Amedeo. “È un altro gioco di parole” interviene Inas. “Che canzone super ritmata!” esclama Bryan. “Hai ragione, fa venire voglia di ballare: come quella del chihuahua” dice Gaia, “sembra che mentre sulla terraferma c’è una gara di ballo fra il chihuahua e gli altri animali, sotto il mare ci sia la festa del REGGAETONNO”. “A me piace moltissimo la musica reggae e questa le somiglia parecchio” dichiara Nilo. “Esatto, solo che è più ballabile forse” aggiunge Viktoria. “Più che il ballo, è proprio la musica la vera protagonista di questa canzone” conclude Leonardo.

IL RICCIO CAPRICCIO

Testo e musica di Antonio Buldini e Franco Fasano, cantata da Giuseppe Karol, 4 anni, di Messina

“Che canzone tenera” commenta subito Valeria. “È proprio bella” interviene Nilo, “parla di un animale schivo e diffidente: il riccio, che però se gli vuoi bene sa aprirsi e volertene tanto anche lui”. “Tutti i ricci hanno una corazza” aggiunge Viktoria, “per proteggersi dalle persone che vogliono far loro del male, però dentro sono morbidi e teneri come questa canzone”. “Ha un ritmo davvero piacevole” dice Bryan, “ti fa venir voglia di… non so come dire!” “Ciondolare” conclude Amedeo, “come il riccio del video”. “Possiamo riascoltarla?” mi domandano quasi in coro. Da questa richiesta finale intuisco già quale sarà il loro brano preferito.

LA FILASTROCCA DELLE VOCALI

Testo di Vincenzo Incenzo e musica di Flavio Premoli, cantata da Simona, 7 anni, di Terrasini (PA)

“Parla delle vocali” esclama subito Riccardo. “Sì, ma non solo” puntualizza Bryan, “ci sono un sacco di riferimenti a quando facevamo scuola da casa, con la didattica a distanza”. “Già” interviene Amedeo, “sia nel video che nel testo, la maestra fa lezione dal computer mentre il bambino è seduto alla sua scrivania”. “Ma nel computer poi ci sono anche i nonni” precisa Valeria. “Sì, quando non potevamo andare a trovarli per via del Covid” le fa eco Leonardo. “A parte il testo, il ritornello è molto bello” continua Bassma, “ti fa tenere il ritmo con i piedi”. “E poi ti fa riflettere sulle parole: basta cambiare qualche vocale e cambiano anche loro” conclude Viktoria.

NG NEW GENERATION

Testo di Luca Mascini, musica di Valerio Baggio e Walter Buonanno, cantata da Stefano, 8 anni, di Milano

“All’inizio non capivo bene di cosa parlava” ammette Viktoria. “Però contiene dei messaggi molto belli” interviene subito Amedeo, “si parla di pace, unità, amore e divertimento: tutte cose positive”. “Da quello che ho capito io, c’è un gruppo di bambini che forma una gang e che vuole portare tutte queste cose belle nel mondo” aggiunge Nilo. “Sì” rincara Riccardo, “per renderlo migliore”. “Sono bambini pieni di fantasia” commenta Alessandro. “E di buoni propositi” conclude Leonardo, “un mondo in cui si sta tutti tranquilli e uniti, dove ci si vuol bene e si può fare i pazzi finché si vuole sarebbe proprio il paradiso!”.

POTEVO NASCERE GATTINO

Testo e musica di Lodovico Saccol, cantata da Vittoria, 6 anni, di Pergine Valsugana (TN)

“La storia del video inizia con una bambina senza una gamba e un cane senza due zampe” comincia a raccontare Nossaiba. “Che allegria!” commenta ironico Riccardo. “Comunque non è una canzone triste” interviene Valeria, “perché alla fine del video, per esempio, la bambina diventa grande, fa la dottoressa/scienziata e costruisce delle protesi per chi è come lei”. “Anche io voglio diventare scienziata!” esclama Teresa. “In generale il testo parla di diversità” commenta Nilo. “Esatto!” conclude Amedeo, “ognuno nasce come nasce ed è bello così, poi si può sempre sognare e diventare quello che sogniamo”.

RI-CER-CA-TO

Testo di Alberto Pellai e musica di Paolo d’Errico, cantata da Davide, 6 anni, di Parma

“Ma questa canzone parla dei pidocchi!” esclama stupito e divertito Alessandro. “È davvero fantasiosa” aggiunge Leonardo, agitando i suoi lunghi capelli. “Il pidocchio sembra uno strano ricercato” commenta Bassma, “che si nasconde fra ricci, ciuffi e trecce”. “Quante c in queste ultime tre parole!” ride Nossaiba. “Sembra anche simpatico questo pidocchio” continua Alessandro, “le mamme lo cercano impaurite ma i bambini invece si divertono”. “Alla fine basta farsi lo shampoo e tutto passerà in fretta” dice Gaia. “È strano che una canzone parli di pidocchi, secondo me è la più originale di tutte” conclude Leonardo.

SUPERBABBO

Testo e musica di Marco Masini, Emiliano Cecere e Veronica Rauccio, cantata da Zoe, 9 anni, di Impruneta (FI)

“In questa canzone c’è un lupetto che immagina il suo papà come un supereroe” commenta Bryan. “I suoi superpoteri sono strani ma importanti” interviene Nilo, “ad esempio nasconde le bugie del lupetto dentro un armadio finché lui non riconosce di avere sbagliato”. “È un papà che vola, naviga, gioca e combatte le cose brutte” continua Bassma. “Alla fine del video diventa un supernonno però, perché anche il lupetto è diventato papà” aggiunge Teresa. “È vero: chissà se anche il lupetto diventerà poi un superbabbo come il suo papà” conclude Gaia, “così la canzone può continuare”.

UNA PANCIA

Testo e musica di Antonio Iammarino e Valentina Farinaccio, cantata da Leonardo, 6 anni, di Mele (GE)

“Questa canzone parla di un fratellino o di una sorellina che sta per arrivare” esordisce Teresa. “Però nel ritornello il bambino immagina un sacco di altre cose che possono esserci dentro la pancia della sua mamma” aggiunge Nossaiba. “Una palla colorata e magica” interviene Valeria. “Una pizza enorme con le patatine su” le fa eco Bryan. “E poi un castello, due biciclette e il sole” commenta Inas. “Forse sono vere anche tutte queste cose” conclude Bassma, “perché quando il bebè nascerà potrà giocare a palla, mangiare la pizza, visitare un castello e andare in bici sotto il sole insieme al suo fratello più grande”.

Il pronostico finale per questo 64esimo Zecchino D’Oro si è tradotto in una classifica a tutti gli effetti:

  1. IL RICCIO CAPRICCIO
  2. IL BALLO DEL CIUAUA
  3. POTEVO NASCERE GATTINO
  4. CI SARÀ UN PO’ DI VOI
  5. BARTOLO IL BARATTOLO
  6. LA FILASTROCCA DELLE VOCALI
  7. RI-CER-CA-TO
  8. IL REGGAETONNO
  9. AUTO ROSA
  10. SUPERBABBO
  11. ALI DI CARTA
  12. UNA PANCIA
  13. CLAP CLAP
  14. NG NEW GENERATION
E, per me, lavorare sulle canzoni dello Zecchino D’Oro direttamente con i bambini è stata una scoperta.

Grazie a questa opportunità, ho avuto modo di pensare seriamente ad una domanda che non mi pongo quasi mai: quand’è che la musica è entrata a far parte della mia vita in modo così preponderante? La mente va a ritroso, e si ferma nel momento esatto in cui ho scoperto l’esistenza di John Lennon, il mio mito: era una semplice recita natalizia, in terza elementare, con Happy XMAS a fare da sfondo alle timidezze mie e dei miei compagni di classe, portate sopra un palco. Ma potrei andare ancora più a ritroso, fermandomi nel tepore degli innumerevoli viaggi in macchina che compivo per andare a slittare. Inverno 2001, con mamma al volante e una sola cassettina che passava a ripetizione nell’autoradio, consumando tutto il nastro: era Bufalo Bill di De Gregori, con “culo di gomma famoso meccanico” a farmi ridere come una matta ogni volta che l’ascoltavo.

Tutte memorie che forse con lo Zecchino D’Oro non c’entrano poi molto, ma che nello Zecchino D’Oro trovano compimento. Le canzoni e la musica sono il linguaggio primordiale che ci portiamo addosso dacché nasciamo. Un linguaggio che il mondo, talvolta, ci costringe a dimenticare. Le canzoni e la musica sono il vento tiepido che ci fa vivere bene, consentendoci di dire e ascoltare ciò che davvero anima i nostri cuori e le nostre menti, quando tutte le parole del mondo non sembrano bastare più.

Ecco che forse il fine ultimo di una manifestazione come lo Zecchino D’Oro, oggi e 64 edizioni fa, è proprio quello di lasciare aperta una finestra: per non far dimenticare ai bambini che un vento del genere esiste.

Will you still need me, will you still feed me, when I’m sixty-four? 

Un grazie ad AMEDEO, RICCARDO, VALERIA, NOSSAIBA, BASSMA, LEONARDO, GIOELE, GAIA, 
ALESSANDRO, INAS, TERESA, VIKTORIA, BRYAN e NILO per avermi aiutato a scrivere
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