Del perché andremmo tutti a cantare ad un concerto di Tiziano Ferro

Al mondo esistono due tipi di persone: quelli che cantano “Sere Nere” e chi mente.

Succede che una sera, durante l’emergenza Covid, Tiziano Ferro va ospite da Fazio (si fa per dire) e dalla sua casa di Los Angeles interpreta una versione intima, piano e voce, de “Il conforto”.  Succede che dopo due secondi piango, ma quello riguarda me e chi, come me, ha passato anni a sperimentare “la differenza tra prossimità e vicinanza”.

Tiziano Ferro non si esprime pubblicamente, se non per cause importanti, perché si sa, in Italia rischi di essere frainteso tanto velocemente quanto io riesco a trattenermi dal piangere ogni volta che lo sento parlare.
E così Tiziano approfitta della vetrina di “Che tempo che fa” per dare un messaggio: ok, belle le dirette in cui si canta e si trasmette speranza, ma la musica ha bisogno di risposte, non tanto per me, quanto per le persone che lavorano dietro agli spettacoli e anche per i fan che chiedono continuamente rassicurazioni.

Piovono critiche, Fazio sembra anche un po’ stizzito dalla polemica. Insomma perché uno come Tiziano Ferro sfondato di soldi, dalla sua casa di Los Angeles, pensa ai suoi concerti e a fare soldi?!

Strano ma vero, grazie a Tiziano Ferro, l’annosa questione delle persone che lavorano dietro ad un palco, ad ogni tour, i musicisti, gli operai e tutta la macchina organizzativa che sfama migliaia di famiglie, sia finalmente portata al pettine da uno che potrebbe campare di rendita per il resto della vita.

Il fatto è questo: siamo cattivi e se qualcuno si spende per aiutare il prossimo, sicuramente è per un suo tornaconto. “Pensa al tour mentre la gente muore”, scrive l’utente medio dei social.

Tiziano accetta le critiche, resta in silenzio e lascia parlare, come sempre, la sua musica.

Di Tiziano Ferro ho sempre amato una cosa fondamentale: ovvero la capacità di insegnarmi qualcosa in ogni disco, a partire dall’uso di termini che, diciamocela tutta, proprio “pop” non sono. Dalle astanterie di “Per dirti ciao” alle recrudescenze  di “Fotografie della tua assenza”.

Il Tiziano dei primi tre dischi si caratterizza per una scrittura che potremmo definire quasi ermetica, figlia di quel rapporto complicato con l’accettazione della sua identità che lo ha sempre visto lontano dagli schermi e dagli schemi di un’onda della popolarità da cavalcare a tutti i costi. Per questo dopo aver conquistato dischi di diamante e di platino si trasferisce in Messico, dove consegue una laurea come interprete (parla perfettamente inglese e spagnolo). Tiziano Ferro vuole sentirsi normale, al passo coi suoi coetanei.

Sono questi gli anni in cui firma i successi che lo consacreranno come uno degli artisti italiani più apprezzati in Italia e in Europa: da “Sere nere” a “Imbranato”, fino a “Non me lo so spiegare” della quale uscirà un duetto anche con l’amica di sempre Laura Pausini.

Nel 2006 esce “Nessuno è solo” che mette al centro ancora la sua introspezione, con un titolo che contiene anzitutto un messaggio da lanciare a se stesso. Tiziano sperimenta, gioca con gli arrangiamenti e con le parole: “Stop! Dimentica” è una provocazione rispetto all’impossibilità di cancellare i ricordi che definiscono traguardi e sbagli. E poi ancora “Ti scatterò una foto”, “Ed ero contentissimo” “E fuori è buio”.

Sono tutti singoli che consolidano l’immagine di un cantautore che mettendo sul piatto le proprie paure e insicurezze in maniera più o meno velata, si perde una fetta di pubblico che attraverso la musica non vuole prendersi sempre troppo sul serio. E forse “E Raffaella è mia”, risponde proprio a questo “rimprovero”. Una canzone per esaltare un mito internazionale come la Carrà: “Ho girato il Latino America, Cuba, Messico, Argentina e non c’è nome più potente, non c’è nome più importante.”  che nei live si trasforma in tripudio di colori e casino.

Nel 2008 esce “Alla mia età” che si affida ancora alla produzione di Michele Canova per consegnare i suoi testi a delle sonorità quasi esclusivamente elettroniche.

Tiziano ha 28 anni e canta del bisogno di lasciarsi andare, di abbracciare le proprie fragilità, anche affidandosi ad entità superiori “Perché dio mi ha suggerito che ti ho perdonato e ciò che dice Lui, va ascoltato!” Un grido che arriva dritto all’anima, per imparare a perdonare se stesso  e quella dimensione di pace che ancora gli manca.

Ma che dalle crepe si incominci a vedere una piccola luce ne sono una prova “Il sole esiste per tutti”, una canzone che dichiarerà di aver scritto per i fan che nelle moltissime lettere gli chiedono se ci sia una chiave per non arrendersi. E poi ancora “Il regalo mio più grande” grazie alla quale quel sorriso regalato alla luna è diventato colonna sonora di milioni di amori adolescenziali e non. Infine “Indietro”, un vero e proprio tormentone estivo.

E se il mio compito e il compito di questo articolo è di sfatare miti e svelare arcani, “Alla mia età” e “Il tempo stesso” vantano una collaborazione con Battiato. Una lucida analisi di come il tempo scandisce il significato che attribuiamo alle cose: “L’evidenza degli eventi che rinneghi favorisce il trascorrere del tempo e il logorio che lo pervade.”

Però, la vera perla, un po’ nascosta in quel disco è “La paura non esiste”, nata da uno scambio di messaggi con la Pausini che gli diede provocatoriamente un titolo a partire dal quale costruire un testo:

“Spesso vorresti un paio d’ali, / spesso le cose più banali, / spesso abbracci le tue stelle, / spesso ti limita la pelle. / E ti amerò più in là di ogni domani, / più di ogni altro, di ciò che pensavi, […] magari io sapessi perdere, / senza mai dovermi arrendere / ma l’errore non esiste / e la paura non esiste.”

Dopo ben 4 anni di silenzio esce “L’amore è una cosa semplice”. Tiziano Ferro è cambiato e il fandom oscuro insorge: ma come?! Abbiamo passato 11 anni a tagliarci le vene e te ne esci così?!

Eppure il messaggio di Tiziano è chiaro: è facile innamorarsi di qualcuno, siamo noi con le nostre incomprensioni, i nostri egoismi a complicare tutto. Le chicche di questo disco? “…ma so proteggerti” nella quale un Tiziano in versione Michael Boublé racconta un amore al quale donarsi senza filtri.

E “TVM” una Bossa nova ricolma di sarcasmo, nella quale richiama ironicamente i titoli degli esordi in un brano che aveva tutte le carte in regola per essere un singolo estivo:

“La nostra fine non fu niente di speciale, rispetto al fatto che poi tutto sa passare, ma mi perseguitano queste tre parole: ti voglio male.”

Il 2015 è l’anno della raccolta, del primo tour negli stadi: una festa per segnare un punto nel suo percorso artistico e personale.

“The best of TZN” conquista ben 7 dischi di platino. Dentro ci sono i duetti internazionali come la versione tedesca de “L’amore è una cosa semplice” o la versione portoghese di “Sere nere” con Liah. Ci sono anche delle “rarità”, ovvero demo registrati di singoli che Tiziano ha regalato ad altri artisti. In questa categoria meritano una menzione speciale “Difendimi per sempre” (cantata da Alessandra Amoroso)  e “L’amore e basta!” (contenuta nel primo album di Giusy Ferreri).

Nel 2017 esce il Mestiere della vita. Tiziano Ferro vive ormai stabilmente a Los Angeles e le atmosfere urban di questo disco ne sono la prova lampante. È il lavoro nel quale forse più di prima si apre alle collaborazioni a partire dalla title track scritta con Raige, e “Il conforto” scritta con l’amico Emanuele Dabbono.

Se dobbiamo essere critici, Tiziano sembra essersi un po’ adagiato su se stesso, comprensibile per un artista che partendo dai club semivuoti arriva alla soglia dei quarant’anni triplicando SanSiro.

Eppure, se ancora lo spettacolo inizia cantando a denti stretti e trattenendo le lacrime per l’emozione, vuol dire che tutto sommato Tiziano c’è, è presente a se stesso e a quel percorso che lo ha portato a essere semplicemente grato dell’amore “dato, preso e mai reso”, in un tempo che sembra sempre più avaro di sentimenti.

Perché in fondo, andare ad un concerto di Tiziano Ferro, è come appartenere ad un’identità collettiva nella quale c’è spazio per ognuno di noi: ci sono i millennials, indispensabili per creare quel sottofondo urlante che fa tanto “concerto”, con tanto di slogan e pupazzetti vaganti che dicono “TIZIANO SEI BELLISSIMO”. Ci sono i premillennials (come me) che fanno casino, cantano a squarciagola (e male) pensando alla foto di Lee Ryan sul diario del 2008, ci sono le coppie (quelle sono ovunque) e ci sono le cinquantenni che assistono al concerto ondeggiando composte, come i cantanti dei cori gospel, che tra una canzone e l’altra dicono: ma che casino fanno questi!

Perché l’onestà riguarda tutti, così come la capacità di riconoscersi in un sorriso, nella passione, nell’arte di chi, arrivato a quarant’anni, ci insegna ancora che la timidezza è solo un luogo privilegiato attraverso il quale osservare le cose.

Tiziano Ferro ha imparato ad accettare il miracolo della vita con le sue imperfezioni, ha sposato (si è unito civilmente “nota del cantautore” rido) l’uomo che amava, commuovendosi ogni volta che osservava quella fede al dito.

Insomma, avremmo tutti qualcosa da cantare ad un concerto di Tiziano Ferro perché quando abbiamo voglia di sentirci tristi, incompresi ma anche compresi e meno soli, la droga più potente, la più efficace, la meno costosa, è una sola:

1 Comment

  1. Marianna 28/05/2020 at 12:44 pm

    Bellissimo articolo! Complimenti!


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