Se il Festival di Sanremo fosse MasterChef e fossimo noi a decretare il podio

Martedì 6 febbraio 2024, ora di cena. Ci si prepara ad un banchetto di almeno 30 portate, contorni esclusi. Potremmo essere benissimo a MasterChef, ma è il Festival di Sanremo e saremo noi a servirvi il podio su un piatto d’argento.

Per cominciare, un antipasto di Caesar La Sad, a salvare la vita e anche il peso forma, accompagnata da Ghali di pollo per prendere Il Volo e “sognare un po’ d’America”.

Poi Il Tre di primi: un assaggio degli ormai tradizionali Nek e Renga cacio e pepe (con l’aggiunta di un pizzico di sale Diodato, così da raggiungere il giusto livello di sapidità), strozzapreti alla BigMama e Mahmood all’arrabbiata (opzione sostituibile col sapore più leggero e classico di Maninni al pesto).

Per quanto riguarda i secondi, l’offerta diventa se possibile ancora più ampia e prelibata.

Si parte con un piatto di Gazzelle all’ischitana, proseguendo con un gâteau di Mannoia, dal retrogusto libero e selvaggio, una fetta di Irama al forno (da perdonare se qualche nota non è ben cotta), straccetti di un luccicante Geolier in crosta, spezzatino di Ricchi e poveri (o quel che ne rimane) e l’opzione decisamente più piccante di tutte: Emma al curry.

Da bere, un Ber-Tè pazzerello quanto indimenticabile oppure il succo analcolico, ma acuto e zuccherino, di Angelina (gusto Mango). Altrimenti, una vasta gamma di vini Santi (cantine Francesi). Per chi preferisce invece un bicchiere di Rose, ma senza troppi accenti, abbiamo a disposizione anche qualche bottiglia di Villain d’annata, oltre ad un Sangiovanni frizzantino.

Per dessert, assolutamente da provare l’Annalisa bread, con o senza olio De Palma, un tortino di Dargen D’Amico dal cuore fondente, oppure l’altrettanto morbido Alfa al cucchiaio o una fetta di Amoroso tenerina, sempre fedele a se stessa, nel bene e nel male.

A concludere, l’AMA-zzacaffè: un bicchiere di sempreverde Negramaro della casa, o in alternativa i più esotici shottini superalcolici di Bnkr44, Mr. Rain e The Kolors. Questi ultimi siamo sicuri ci accompagneranno fino all’estate. O almeno fino all’alba.

Okay. Se fosse un menù, la prima serata di questo quinto festival di Sanremo targato Amadeus risulterebbe più o meno così. Ma se, altrettanto per assurdo, fossimo noi Rane a doverne decretare i vincitori? Il risultato è in questi nostri pronostici sul podio, realistici o meno che siano.

SANREMO IS THE NEW CHRISTMAS

Che senso ha perdere il sonno nell’attesa che 30 artisti rivelino finalmente al pubblico altrettanti brani inediti? Già solo formulare questa domanda significa rispondervi: perché recuperare l’attesa, nell’epoca dei nostri ascolti mordi e fuggi spotify-centrici, è cosa rara e quanto mai preziosa. La verità è che il festival è un nuovo Babbo Natale. E a Natale non sono tanto i regali a farci felici quanto il fatto di poterli immaginare prima ed aspettarli con bramoso desiderio. La magia finisce quando li scarti, a meno che non vi sia dentro qualcosa di ancora più imprevedibile.

Ecco allora il mio personale pronostico sul podio, a metà fra attese e sorprese:

  1. Loredana BertèPazza  
  2. The KolorsUn ragazzo una ragazza
  3. Diodato Ti muovi

(menzione speciale meritano i Ricchi e Poveri, letteralmente un regalo da scartare)

di Monica Malfatti

IL FESTIVAL DI SADREMO (ma dove sono i lowtempo e le canzoni tristi?)

Trenta canzoni sono tante, un ascolto è poco – queste le rituali premesse. Quest’anno, non c’è nessun brano alla Due Vite – che lo ascolti e dici, eccolo, è lui, non può che essere lui. Ci sono tanti pezzi dimenticabili, tanti pezzi che portano a casa il compito certamente senza lode, tantissimi bpm, ma ben poche canzoni che restano impresse nell’eterna carrellata della prima sera.

E quindi, rimane la quota del cuore, punk-ma-in-fondo-boyband-innocua al terzo posto, anche solo per rispetto verso tutte le volte che ho urlato che STO NELLA SAD (e chi avrebbe mai pensato, un giorno, di poterlo fare all’Ariston). Angelina Mango porta forse non il suo pezzo migliore, ma la sua vocalità e il talento da performer sopperiscono egregiamente, e la consacrano. Mahmood fa gara a sé: appare quasi sotto traccia, ma se partecipa a Sanremo, è perché ha il pezzo, e sa come cantarlo. E scusate se è poco.

  1. Mahmood Tuta gold
  2. Angelina MangoLa noia
  3. LA SADAutodistruttivo

di Filippo Colombo

Sanremo e la teoria della relatività

La prima cosa che balza all’orecchio di questa edizione sono sicuramente i bpm (battiti per minuto), ovvero la “velocità” dei brani (il che in parte ne spiega anche la brevità). Sembrano decisamente lontani i tempi in cui Sanremo rallentava (quasi a fermare) lo scandire del tempo “normale” a colpi di ballate e lentoni struggenti. Più le canzoni sono veloci e brevi, più la serata è lunga, con buona pace di Albert Einstein.

I 30 concorrenti (se non li chiamiamo tutti artisti, magari torniamo a dare un senso alla parola “arte” al netto del sottosegretario alla cultura Sgarbi) in gara fanno lo stesso mestiere (o almeno così dovrebbe essere). Ma quando poi da una parte hai La Sad e dall’altra Il Volo, ti viene il dubbio di essere al “La Corrida” dove vale tutto ed il suo contrario.

In questo tourbillon però ciò che brilla si nota anche ad una certa distanza di sicurezza:

  1. Mahmood Tuta gold (al tour de France sarebbe una salita Hors Catégorie)
  2. Ghali Casa mia (mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso)
  3. Angelina MangoNoia / Rose VillainClick Boom! / Annalisa Sinceramente / Bigmama La rabbia non ti basta

Perché alla fine le canzoni devono avere il pregio di sapersi far ascoltare e non di essere dei capolavori millenari.

di Manuel Tomba

Sanremo 74 anni dopo: Less is more… o quasi!

Ci sono due tipi di persone che si sono svegliate oggi con l’elenco completo delle canzoni in gara: chi le ha ascoltate tutte fino alle due di notte (tipo me) e non sarà più lo stesso e chi terminerà l’ascolto oggi o nei prossimi giorni, con calma.

Di una cosa sono assolutamente certa: Amadeus, con tutti i pregi e i difetti del caso, ha avuto il merito di svecchiare il festival trovando delle vie parallele (prima tra tutte la scelta di invitare in modo sempre più massiccio personaggi del web) per avvicinare il pubblico dei giovanissimi. 

Ma sganciare 30 canzoni di fila in prima serata è un suicidio annunciato nella misura in cui dopo trenta canzoni l’effetto che suscita a chi ascolta è annullare ogni tipo di memoria, perfino quella a lungo termine. E quindi chi siamo noi? Cosa ci facciamo qui.

  1. Loredana BertèPazza
  2. Angelina MangoLa Noia
  3. DiodatoTi muovi

di Carmen Pupo

Perché Sanremo è Sanremo (anche dopo 74 anni)

Nella città dei fiori, patria del Festival della canzone italiana, si respira una ventata di aria fresca. E se da una parte questa edizione riporta sul palco artisti facenti parte della storia della musica in Italia, dall’altra lo rinnova con un progressivo svecchiamento della kermesse, a partire da Angelina Mango, che col suo brano “La Noia” non annoia affatto ma propone delle strofe dal ritmo incalzante e melodie allegre, a cui si aggiunge una gran voglia, da parte dell’artista, di mangiarsi il palco e dare il massimo. Mahmood che non si smentisce mai con un brano dai tratti rap e La Sad, novità di questa edizione sanremese che mi ha sorpresa positivamente.

  1. Angelina Mango – La Noia
  2. Mahmood Tuta gold
  3. La Sad Autodistruttivo

di Alessia Roccheggiani

Mal di denti 

Nel rileggere le pagelle della prima serata (a mio insindacabile giudizio) ho confermato tutte le insufficienze date al primo ascolto. Un festival senza spinta, canzoni sospese tra la voglia di intortare l’ennesimo ritornello da Tik Tok e la voglia di strafare/stravolgere (che non sempre è una cosa positiva). Salvo poco, pochissimo: Mengoni (campionato a parte), il FantaSanremo, l’idea della settimana santa in cui tutti parliamo e commentiamo come fossimo in piazza con la birra in mano. Salvo poco: a mia discolpa ho mal di denti da una settimana però. 

  1. Santi Francesi: eleganti, compatti, canzone ben costruita. Si distinguono nella paccottiglia generale.
  2. La Sad: la prossima rivoluzione musicale. L’indie è definitivamente morto.
  3. Negramaro: fare musica è anche esperienza, sudore, visione e ricordo. 

di Francesco Pastore

Podio Santi Francesi

Primo posto per Marco Mengoni, ah no? Non si può?

Avrei voluto mettere Mengoni sul podio ma mi dicono che è già stato fatto e non si può replicare. Quindi ecco un personalissimo podio, la top 3 (tre come le nostre ore di sonno) frutto di poche idee molto confuse:

  1. Loredana Bertè. E sono pazza di me. Sì perché mi sono odiata abbastanza”: Lori, hai il mio cuore.
  2. Irama. Ad ogni sua partecipazione ripetiamo “quest’anno podio” ma poi lo sfiora sempre e non ci arriva mai. Sarà la volta buona? 

Potrebbe starci anche Gazzelle. Non so scegliere, teniamoci il beneficio del dubbio.

  1. Mahmood perché non si può vincere sempre, ma lui resta comunque uno dei migliori talenti della scena.

di Chiara Montesano

Podio Irama

Il Festival del Tagadà

Trenta artisti in una sera: un bel tour de force. Il palco dell’Ariston ieri è stato un trionfo italo dance. Se siete del sud come me molti di voi hanno immaginato queste canzoni come sottofondo alle giostre delle feste patronali. Un bel mix di zarraggine glamour con piccoli spazi sanremesi che non mancano mai. Un mio collega durante il festival ha commentato: “uno dei festival con i bpm medi più alti della storia” e c’ha ragione.

Ogni anno il podio che ci immaginiamo non è mai quello reale e se anche quest’anno devo unire la ragione con il sentimento vi dico:

  1. Mahmood – Tuta Gold
  2. Loredana Bertè – Pazza
  3. Angelina Mango – La Noia

Menzione a parte per Dargen D’Amico, l’unico a parlare di Gaza.

di Lucrezia Costantino

Podio Dargen

Non succede, ma se succede

La prima serata è passata. Le impressioni sono freschissime e probabilmente prone a cambiare altre cinque o sei volte. Sarà l’anno di una trionfatrice? Oppure l’anno di una incredibile tripletta? Non succede ma se succede!

  1. Loredana Bertè – Con Pazza non tradisce la sua anima regalandoci comunque un altro manifesto femminista. Ce lo meritiamo.
  2. Angelina Mango – Forse un po’ scontata, ma il richiamo a Rosalia e la padronanza del palco mi fanno dire: Sì!
  3. Mahmood – La tripletta non è possibile, ma Mahmood non sembra mai sbagliare il pezzo da portare a Sanremo, quindi perché non premiarlo?

di Victoria Beni

Quale sarà secondo te il podio finale? Diccelo nei commenti sui nostri social!

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