“Controtempo” di Godot: un album d’esordio dai suoni gentili

Autenticità, brillantezza e chiarezza sono gli elementi principali del disco d’esordio di Godot, Controtempo, uscito lo scorso 20 novembre per Costello’s Records. Cresciuto a Cinisello Balsamo, ormai battezzata patria della trap, il cantautore si è sempre sentito un pesce fuor d’acqua. Dice che le sue canzoni sembrano già vecchie e che il suo negozio preferito è un vecchio negozietto dell’usato in una dimenticata via di Milano.

Con la sua preparazione cantautorale, Godot ha pubblicato un album d’esordio dai suoni gentili che sembrano accarezzarti il volto mentre le ascolti. Accompagnato dal suo ukulele, in Controtempo, il cantautore ha raccolto alcuni frammenti della sua vita che partono dall’adolescenza fino ad arrivare agli eventi che lo hanno portato nel mondo dei grandi. Godot ci ha raccontato le tappe di un giovane artista e di come questo passi dal cantare canzoni in classe per i suoi amici durante le ore buca, al bisogno di uscire dalla sua comfort zone e di farsi ascoltare da altri.

Godot – Controtempo [Ascolta Qui]

Quando è partito il disco mi ha subito colpito la scelta del primo brano. Si chiama Oppure, una ballad malinconica con degli archi in sottofondo che mi sono entrati subito in testa. Dal primo ascolto si percepisce che in questo brano Godot parla di una storia finita che sa di rimpianto e di consapevolezza. Un brano forte e struggente che ti lascia con l’amaro in bocca e che ti spinge a pensare.

Tu non chiedevi nulla in cambio/ Io davo retta solo a me / Con l’egoismo di chi vuole / Tracciare strade e decidere.

Il secondo brano si chiama Tralicci e qui il protagonista sembra essere più maturo. Se nel primo brano si ascoltano parole che sanno di egoismo, qui sembra avvenire il contrario. L’impossibilità di incontrarsi spinge il protagonista a scegliere strade diverse e a vivere di ricordi.

E ho chiuso dentro le stanze dei miei occhi / Il mare a ferragosto, il mare, questo posto.

Quando tutto sembra perduto arriva qualcuno che ti stravolge e ti fa sentire un incapace. In questo terzo brano, Sono un fesso, Godot parla di come ci si sente stupidi quando non si sa cosa fare quando si vuole approcciare. Si immaginano situazioni, discorsi e sguardi e alla fine accade sempre, quasi, il contrario.

Ma perché non mi hai baciato prima / prima che baciassi io te? / Sai com’è, non l’ho capito mica, come devo fare con te.

A metà album arriva Controtempo, il brano che ha dato nome al disco. Anche questa una ballad, con Controtempo è come se partisse il secondo atto del primo brano del disco. Dopo un amore finito e ricco di rimpianti, arriva qualcuno che ti stravolge la vita e fa sembrare il tutto più bello. Due persone che si scoprono simili e che decidono di viaggiare insieme fondendo un sentimento all’unisono.

E ho imparato troppo tardi che il sole / Sorge per tutti / mica solo per chi non ha dubbi mai.

I mesi, le settimane e i giorni scorrono velocemente soprattutto se vivi a Milano, dove un giorno sei una matricola alla Statale e il giorno dopo stai scegliendo la tappezzeria per la tua nuova, prima, vera casa. In Milanomonamour, quinto brano, come si evince dal titolo, parla della città meneghina la quale, seppur con i suoi stereotipi, resterà sempre la città del cuore del cantautore. Il brano, il più movimentato del disco, metaforicamente parlando ricorda una giornata di sole in cui sei spensierato, esci a fare una passeggiata e ti sdrai in un parco a non fare niente e ad ascoltare il suono delle foglie sugli alberi.

Le notti eterne a guardar la luna riflettersi e ballare / nella Darsena che fa sognare

Improvvisamente, quando tutto sembra andare per il verso giusto, ti rendi conto che quello che hai sempre sognato non fa per te. Nel brano Star bene (di più) il protagonista si rende conto che forse, a volte, la scelta più giusta, e anche più difficile, è proprio quella che va contro quello che stai vivendo.

Mi preferivo in costume a Saint Tropez / Lo so sembra un cliché / Ma è meglio di sto gilet

Come se non bastasse anche l’amore ritrovato ti sta stretto. Per amore si è disposti a cambiare, a migliorare e anche a peggiorare. Si ingoiano spine e si accettano verità amare, tutto per il semplice fatto di essere accettati. Giostra è il settimo brano del disco e il titolo allude a una metafora su un amore ormai giunto al capolinea. Scendere dalla giostra insieme per curare le ferite separatamente.

Per scoprire che l’unica certezza / È quella di vivere a metà.

Segue Bianca (e le sue sigarette), il brano più sperimentale del progetto. Bianca può essere visto come un alter ego del protagonista il quale è costretto a lottare con le difficoltà di accettare se stessi.

Guarda che gli uomini non sono sigarette / Ma non dovevi smettere?

Il disco si conclude con un brano semplice dal punto di vista esecutivo e testuale. Come Ciliegie è una canzone sull’amicizia duratura, quella che instauri da piccolo e che non ti molla più. Essere amici equivale a essere una ciliegia: cresciuti sullo stesso albero e sempre uno accanto all’altro.

Siamo cresciuti tra un sogno e l’altro / Dondolandoci, avendo cura uno dell’altro.

Controtempo è un album discreto ed elegante

La penna di Godot è di un uomo di altri tempi, come lui stesso ha affermato. Dal punto di vista tecnico la sua musica passa dalla magistralità alla semplicità. Il disco, infatti, non ha una linearità equa: a tratti sembra di ascoltare Cremonini e a tratti un giovane Battiato. Seppur ci sia un mix di sonorità, le parole descritte dal cantautore sono un diario aperto dove ogni giovane può rispecchiarsi.

Foto di Chiara Turati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *