Mentre nessuno guarda Mecna, marketing e catarsi si uniscono

Stai per uscire con il tuo nuovo album dal titolo “Mentre nessuno guarda” e intanto Richard Wilson ti dipinge piangente con un murales altezza gigante su un muro a Milano mentre, invece, tutti guardano.

L’hai deciso tu, perché vuoi promuovere te stesso prima di tutto e poi il tuo disco, con un effetto scenico ed “ingombrante”, uno di quelli che non cancelli facilmente come un post su Instagram. Diventerà presto un’immagine iconografica e non semplicemente una rappresentazione di te che piangi e basta. Sarà l’icona di chi oggi scrive musica aggrappandosi alle debolezze. Sarà la sponsorizzazione di quello che Gazzelle e Calcutta iniziarono a fare da subito, quando proprio come te, capirono cosa piace alla gente: lacrime mainstream sparse ovunque in modo che tutti sappiano quanto siamo delicati in questo mare di stronzi, che poi saremo noi.

Dura e cruda è la vita di chi non piange oggi, cosa gli resterebbe da cantare altrimenti? In fondo, chi è che non piange? Nessuno, ma tanti lo fanno mentre nessuno guarda.

Chiamiamolo così dunque questo disco: un elogio alle debolezze.

Il marketing è fatto di strategie. Spesso questa parola viene assimilata con accezione negativa, ma in questo campo non ci sono accezioni giuste o sbagliate da legarvi. Quello che fa Mecna è combinare ciò che più gli viene meglio e ciò che piace. Le critiche sono fini a se stesse quando un marketer-artista ha ben in mente la sua strada. Ancor di più quando l’artista in questione produce partendo dal suo punto di forza. Ed è così che nascono album vestiti da elogi alle debolezze. Debolezze cantate quando sei solo sotto gli occhi di nessuno, promosse però nella maniera più plateale possibile. Aggiungeteci pure un corto da otto minuti girato da Enea Colombi in cui tutto è perfetto, tranne la voce da narratore del nostro Mecna in questione, che in effetti rompe la delicatezza delle immagini con tutte quelle “e” aperte nel pieno del suo stile rap.

Ma non siamo qui per parlare di dizione. Ci sarà pur un motivo se Corrado Grilli, nome all’anagrafe di Mecna, ha scalato ogni possibile vetta del successo esplodendo nelle playlist di tutti. E non saranno certo quelle “e” aperte la ragione di tanta fama.

Il motivo c’è, e potrebbe risiedere in due punti: il primo vede Mecna come il cantautore di un rap molto semplice e facilmente fruibile – i testi rap richiedono delle skills anche solo per ascoltarli, oltre che per produrli. Il secondo vede Mecna come un grande marketer, come uno che nel 2012 vinse il Premio Social in qualità del giovane artista che fa il miglior utilizzo dei nuovi social media.

La chicca dell’album

Poi c’è una bella chicca che mi ha fatto apprezzare con orecchie diverse l’intero album. Si parla della campionatura di un piccolo tratto di Love Sensation di Loleatta Holloway in Ho guardato un’altra, per cui Mecna ha estrapolato accuratamente quel secondo in cui la forte voce della Holloway canta “up with your love”. La scelta si abbina bene al “ti sparo o ti ammazzerò”, frase che mira in alto, proprio lì dove c’è quell’amore. Lo stile ricorda un po’ la bellissima Feed your head del dj tedesco Paul Kalbrenner e, quando un brano unisce così bene le cose, tra evocazioni musicali, pezzi di strofa scardinati e rubati, e pezzi di storia, allora ha già vinto così, con o senza murales.

Arriva così un particolare momento catartico dell’album

Sei indaffarato, stai facendo le tue cose, hai le cuffie nelle orecchie, una playlist casuale delle hit del momento e sei già stanco di tutto questo susseguirsi di parole a cui non riesci a trovare un ordine. Ne hai già troppe di cose da ordinare, non c’è tempo per distrarti con la musica sbagliata. Eccoti dunque che stai per lanciare le cuffie sul letto sbuffando, pronto a strapparle violentemente dalle orecchie. Ma non lo fai, perché senza volerlo ti sei imbattuto nella voce di chi le parole le ha già messe in ordine e tu, finalmente, non devi far niente. Puoi rilassarti. Dunque ascolti il brano mentre continui a far avanti e indietro tra le stanze di casa tua. Stavolta però inizi a rallentare il passo. Ti allunghi in cucina, apri il frigorifero, lo scruti, ci pensi un po’ e poi scegli proprio quella cosa che non sapevi di volere tre secondi prima. Da quando bevi il latte alle tre di pomeriggio?

La senti nell’aria quella patina di dolce espiazione infantile, vero?

Quella che abbraccia i bambini quando si sentono in dovere di chiedere scusa e lo fanno con la testa china e voce bassa. Tu invece abbracci il tuo bel bicchiere di latte, guardi il fondo di vetro, ti appoggi con i gomiti sull’isola in cucina, e pensi. Un po’ ti chiedi quanti anni sono che non bevi latte il pomeriggio, un po’ ti chiedi quand’è stata l’ultima volta che hai chiesto scusa. Forse le date coincidono, e mentre lo realizzi sorridi preoccupato dal lungo passare del tempo, e vai a metterti comodo sul divano.

La senti nell’aria quella volontà repentina di voler chiedere scusa per tutte le tue mancanze alle persone che se lo meritano? La senti forte e chiara. Come le scuse che rivolge pazientemente Mecna in Scusa citano nomi e fatti (reali?).

Come la dolcezza di chi sa che eccederebbe nell’intimità del perdono solo mentre nessuno guarda.

Ah, ecco, ora si spiega tutto.

Nell’era dove il marketing regna sfarzosamente in ogni angolo della quotidianità, l’antitesi promozionale di questo disco lanciato con una plateale campagna alla vista di tutti e denominandolo proprio “Mentre nessuno guarda”, è la strategia migliore che un artista potesse adottare affinché qualcuno, un giorno, avrebbe parlato perfino di momenti catartici ascoltando le sue canzoni.

Qui puoi ascoltare “Mentre nessuno guarda”, nuovo disco di Mecna

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