L’Un-popular opinion di Claudym: ritrovarsi e riaffermarsi come volto del nuovo pop

Bassa statura, capelli colorati, vestita oversize. Claudym è la ragazza che ti intriga, ma che guardi da lontano. Non è per paura che non ti avvicini, ma di fatto non riesci a spiegarti cosa ti blocca dall’andarle a parlare. Che è una tipa fuori dagli schemi si capisce, ma non riesci a decifrare nient’altro. Poi la ritrovi sul palco del MI AMI e le idee si schiariscono.

Togliamoci subito di torno le cose pese: Claudym appartiene alla generazione covid, quella cerchia di artisti emersi mentre gli italiani, relegati in casa, facevano zapping tra Netflix, Instagram e Whatsapp. La playlist “New Music Friday” mi consiglia LA PARTE PEGGIORE DI ME, reminiscenza di una relazione interrotta in caps lock.

Primo ascolto: rimango impietrito. Realizzo immediatamente di aver scoperto qualcosa di prezioso.

La voce flebile e misurata si insinua fra le costole provocandomi una strana commozione. Ad amplificare il tutto, una strumentale atipica rispetto ai canoni, che riempie e svuota lo spazio nel quale melodia e vocalizzi fluttuano eleganti come le meduse nei reel di Instagram.

Definire Claudym un diamante grezzo è lecito, ma solo se con grezzo si intende che la sua carriera è appena iniziata, perché il talento della giovane milanese è indiscusso.

Claudia Maccechini è un personaggio da tenere d’occhio.

Artista poliedrica: prima di essere cantante è illustratrice (e non solo, seguire il suo Instagram per credere). Le sue miniature ispirate al mondo pop creano interesse sui social e ben presto si trova a collaborare con brand del calibro di Lavazza, Adidas e Vans. La sua è una vocazione: l’iperattività artistica la spinge ad ampliare gli orizzonti e nel 2019 il secondo grande amore per la musica si prende lo spazio che si merita. E per fortuna.

One e Recovery, i primi pezzi in inglese da indipendente, scalfiscono la superficie e le fanno guadagnare un posto all’interno della playlist Spotify “Italians do it better”. È nel 2020, proprio con LA PARTE PEGGIORE DI ME, che la cantautrice si fa notare. Nightmare, il brano successivo, esce sotto la benedizione di Island Records e premia la cantante come artista del mese di marzo 2021 per MTV.

Claudym – Un-Popular [Ascolta qui]
La carriera da cantante è ufficialmente avviata.

Fast forward ad oggi: il 6 maggio esce UN-POPULAR, prima raccolta di brani ufficiale curata dalle produzioni di Okgiorgio (membro degli Iside) e avvalorata dal featuring con Sethu. Un’EP d’esordio che guarda al futuro sia dal punto di vista musicale che da quello personale per l’artista.

Claudym ci ha abituati al racconto dell’incertezza e della paura in modo forse un po’ troppo rassegnato. È grazie a questa precedente impostazione che si coglie al meglio il valore di UN-POPULAR, in cui Claudia, con mano ferma, taglia i ponti col passato. La sensazione è che dopo aver dato troppo di sé agli altri, ci sia la necessità di ritrovare equilibrio. Ma questo, si sa, non è un lavoro semplice.

La scelta del titolo è abbastanza eloquente: un meta-discorso sulla questione del genere, ormai diventato un problema solo per noi che la musica non la facciamo, ma ne scriviamo. Claudym è al corrente del potenziale del suo progetto. Alla guida di Okgiorgio, UN-POPULAR diventa manifesto del cosiddetto pop underground, ovvero quelle canzoni che non suonano esattamente come quelle alla radio, ma condividono un trasporto orecchiabile e coinvolgente nonostante i suoni inediti.

La voce soave di Claudia attira la preda come una pianta carnivora per poi intrappolarla nella tela di Giorgio: alle ormai celebri percussioni provenienti dalla trap (già inglobate sotto il cappello del pop) si aggiungono modulazioni, bassi distorti e sequenze drum n’ bass. Nelle canzoni di UN-POPULAR non manca la personalissima firma di Okgiorgio: svuotare e riempire il suono mentre la voce della cantante continua la sua danza.

Non solo elettronica però.

Chitarre, bassi e batterie hanno un’importanza capitale nel bilanciare i brani, aggiungendo solennità in precisi passaggi del disco. Di fatto, l’intero album è una questione di equilibrio: da una parte la delicatezza di Claudym, dall’altra la solidità delle produzioni. Un dialogo che mette la verità nel mezzo, confermando Okgiorgio tra quei produttori in grado di entrare in sintonia con l’artista per trarne il meglio.

La dicotomia è un concetto familiare a Claudym. “Se fai arti visive, perché fare musica?” le avranno detto, quando in realtà fa molto più di questo. Nelle 6 tracce dell’EP non si riconosce tanto un percorso di crescita, ma di riaffermazione dell’artista rispetto agli eventi che l’hanno ferita (vedasi la copertina). Claudia è ora molto più cosciente della persona che è e, per citare un rapper, è riuscita a fare di sé la sua cosa preferita.

Claudym

La traccia d’apertura si intitola Come ed è un’overture perfetta. Un brano alla Billie Eilish che trasforma la quiete in esplosione emotiva: Claudym libera gli assilli nella sua testa, finalmente senza remore. Ad essere troppo logici ci si perde. Una volta scrollato di dosso il cinismo, c’è spazio per la pura espressione di sé.

Come è il primo passo con cui Claudym comincia a conoscersi di nuovo.

Il dubbio del “come” non può che nascere da un “Sad Love”. Solo un consiglio: abituatevi a questo tipo di suono.

Facile è la psicosi di una ragazza contemporanea. Le grandi narrazioni della cultura occidentale non sono del tutto sparite come affermava Francois Lyotard. L’identità, soprattutto quella femminile, è troppo spesso regolata dal volere di qualcun altro. Nel caso specifico delle relazioni interpersonali si diramano una serie di domande a cui, vogliono farci credere, esiste una sola risposta. Claudym, ad esempio, la vogliono “vivace, affabile, sensibile, simpatica, spontanea”, un profilo che anche nel il più irreprensibile social network si farebbe fatica a mantenere.

Divisa tra ciò che è e ciò che la gente vuole che lei sia, l’artista riafferma la sua unicità in faccia a quelli che la vogliono così maledettamente facile.

La quarta traccia “A/B” vede la collaborazione con Sethu, personaggio in grado di stabilire il suo peculiare immaginario in ogni brano che lo vede presente.

L’intro di batteria cita quella di BREAKOUT v10, sodalizio esplosivo tra gli Iside e il rapper, indirizzando il pezzo verso mari mossi. È il momento di ballare sopra le proprie crisi isteriche a ritmo di drum n’ bass. Anche qui il contrasto tra la voce dolce di Claudym (non le parole, che sono tutt’altro che dolci) e l’aggressività di Sethu si mischiano in un connubio ad effetto. Si riprende il tema del dialogo tra squilli di cellulare e voci che rimbombano nella testa.

Nemmeno lo psicologo sa spiegare le crisi di Claudia, ma le consiglia di stare tranquilla. Si sente.

La cover di Razzi Arpie Inferno e Fiamme dei Verdena traghetta verso la fine del disco. Un esperimento rischioso vista l’ecletticità del brano e degli interpreti che lo hanno scritto. Un testo ermetico a cui Claudym riesce a dare connotazioni nuova, in linea con il concept dell’EP. La cantante si misura con una produzione più sognante rispetto all’originale, dando sfoggio di un controllo vocale ammaliante.

Okgiorgio ci ricorda che siamo pur sempre nel 2022: all’attacco della strofa inserisce le sue percussioni, quelle del nuovo pop, che grattano il fondale. In superficie l’artista dai capelli verdi disegna traiettorie armoniose rispettando il carattere enigmatico del testo.

Sul finale si rende onore l’iconico giro di chitarra, rivisitato e velocizzato, che ha reso immortale il brano dei Verdena.

La chiusa è Apatia, la naturale conseguenza di una serie di sensazioni strenuamente investigate. Nonostante il titolo, la chitarra risuona di un’estate felice mentre Claudym ci dà il permesso di ascoltare il suo silenzio. Stare bene e stare male si somigliano così tanto da non trovare un punto di discontinuità. Tutto sembra fermo immobile, come la solita volontà di vedere quell’unica persona al mondo. Negli ultimi versi si sintetizza il pensiero di Claudia:

“Curo l’apatia che mi conosco / Chiudo le ferite mi comprendo”

La situazione ora è ribaltata: se in Come la cantautrice non si riconosceva più, nell’Apatia risiede il ritorno a sé stessi. La persona che si era annullata proiettandosi eccessivamente verso gli altri, adesso comprende chi è e si comprende come soggetto imprescindibile nel racconto di se stessa.

Claudym
Dopo l’ascolto dell’EP, il volto contuso della copertina assume un nuovo significato.

Non solo Claudym ha resistito alle botte della vita, ma si erge come eroina di una riaffermazione personale in un mondo che ci strattona su più fronti: lavoro, social, relazioni, delusioni, aspettative e risultati. Il tutto con uno sguardo minaccioso quanto sensuale, decidete voi. Tanto lei già lo sa che la gente la vorrà comunque un po’ più Facile.

Analizzando la tracklist si nota come la disposizione dei brani tracci una direzione precisa per Claudia. Come rimanda alla sfera della modalità e della competenza, perdute a causa di un Sad Love, una relazione venata dal disappunto di chi la vuole Facile. In A_B esplode la crisi latente per essere sublimata. Razzi Arpia Inferno e Fiamme figurativizza lo stato emotivo della cantante che infine ritrova la quiete nell’Apatia. Una sinusoide che si presenta senza sorriso per mettere alla prova chi ha davanti e vedere se ci si può fidare.

Il potenziale di UN-POPULAR è palpabile quanto quello della sua autrice che ora, alle porte della stagione estiva, potrà calcare i palchi dei festival italiani. Dopo anni di stasi e lavoro nell’ombra, chiusa dentro casa, Claudym può finalmente uscire dal guscio e dimostrare al mondo che il pop underground è pronto ad emergere in superficie. I presupposti ci sono, è solo questione di tempo.

P.S.: Che non si dica che non ci sono artiste donne. Siete stati avvisati.

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