La serie tedesca Dark negli ultimi mesi si è imposta come una delle più seguite su Netflix. La trama è legata a doppio filo, un infinito loop temporale in cui i personaggi viaggiano nel passato e nel futuro, ritrovandosi più giovani o più vecchi in epoche differenti. Nell’intreccio di questi mondi paralleli, la patina fantascientifica copre soltanto il vero protagonista della storia che è il tempo. Quel tempo che, sia in avanti che indietro, invecchia e ringiovanisce continuamente i protagonisti. Questi ultimi, in qualche modo, provano a controllarlo spinti dalla voglia di trovare una propria collocazione nella realtà, il loro posto nel mondo. È per questo che quando è uscita la canzone de La Municipàl, La terza stagione di Dark, è come se si fosse aperta una falla temporale, anche nel percorso della band salentina.
I testi di Carmine Tundo, da qualche anno e qualche album a questa parte, raccontano la precarietà e la tenacia della generazione a cavallo dei trenta. Una generazione che prova a fare i conti in modo definitivo con l’ingresso nell’età adulta, ma che fatica a liberarsi (e forse non lo vuole del tutto), dal retaggio dei tratti adolescenziali; fluttua nel limbo di un’esistenza incerta e transitoria, popolata da differenti solitudini; subisce, allo stesso tempo, le spinte di una realtà che prova costantemente a risucchiarla ai margini.
Cazzo fai il giovane? Oh, sei vecchio e non lo sai / E l’aria brucia come brucia la cenere/Su tutto ciò che hai trascurato dentro di te.
Perché a volte la mia testa si sbriciola / sulle rughe del tuo collo e precipita. Quando ti cerco nel buio / Dentro un loop temporale / A volte vorrei sparire / Dentro un’altra stagione “di Dark”.
Molti dei titoli dell’ultimo lavoro Per resistere al tuo fianco, sono perfettamente in linea con questa interpretazione, da “Fuoriposto” a “Quando crollerà il governo”.
Ma c’è di più, perché andando a ritroso, a partire dall’album d’esordio di qualche anno fa Le nostre guerre perdute (2016), fino al più recente Bellissimi Difetti (2019), si costruisce un solido immaginario incentrato sulla ricerca di sé, della propria identità, tra alti e bassi, amori finiti e inseguiti, città vissute con grosse aspettative dalla prospettiva degli studenti fuorisede, o abbandonate dopo una notte di sesso, fino al rifugio nella certezza dei luoghi d’infanzia, in questo caso il Salento, quello nascosto, senza sole e senza turisti, degli inverni lenti
E me ne resterò quaggiù / A marcire con gli ulivi / Che quasi non ci sono più.
Al Salento Carmine Tundo ha dedicato anche un progetto parallelo sotto lo pseudonimo di Diego Rivera. L’album Gran Riserva vale davvero la pena ascoltarlo, tra suggestioni acustiche, quasi western e storie di provincia.
Per resistere al tuo fianco è il culmine di un progetto di undici tracce dal titolo Per resistere alle mode, che mesi addietro è partito lanciando due singoli per volta a distanza di qualche mese, con dei 45 giri in vinile a tiratura limitata, per poi raccogliere tutto con l’aggiunta di alcuni inediti. Le sonorità questa volta si avvicinano maggiormente al tiro live che la band ha sempre avuto. Un pop rock dal sapore british, con le venature rock ora maggiormente in evidenza; l’intreccio delle voci di Carmine e Isabella Tundo a disegnare melodie e storie su una tela sonora sempre più ampia, ondeggiante da momenti rock, come Al diavolo, fino all’intimità acustica di Finisce qui.
La Municipàl è un progetto in crescita costante
Lo dimostra chiaramente l’andamento di alcuni indici decisivi, che cominciano a delineare una fanbase di tutto rispetto, come i milioni di ascolti in streaming, che non si basano (solo) su picchi momentanei ma su una costante ascesa, così come il crescente numero di persone ai concerti, stoppato, come tante cose della vita di tutti, solo dalla pandemia. Ma questa crescita è manifesta soprattutto nelle canzoni e nel repertorio che dopo quattro album la band si è costruito. Un repertorio solido, credibile, senza ricorso a “feat” o marchingegni commerciali per dopare le apparenze. Sono canzoni sincere che si giocano talvolta su quella sottile linea di confine che separa il bisogno di sentirsi tristi e la continua rinascita attraverso il sapore della più poetica e necessaria malinconia.
Perché ho bisogno di sentirmi triste come Robert Smith / Perciò lasciamoci andare / Perché ho bisogno di sentirmi vivo quando ascolto i Cure.
Forse quella de La Municipàl è davvero la strada giusta, per trovarsi un posto nel mondo, per restare nel tempo, e “per resistere alle mode”, rafforzando la propria identità artistica. Perché si sa, le mode, tutte le mode, anche le più irresistibili, prima o poi passano. Magari, invece, le loro canzoni continueranno a spuntare da infiniti loop temporali, proprio come i personaggi della terza stagione di Dark.