La Municipàl: storia di un fratello e una sorella che non litigano quasi mai

Prendiamo un fratello e una sorella, prendiamo una passione per la musica coltivata fin da bambini, aggiungiamo la voglia di raccontare lo spaccato di una generazione spesso insoddisfatta ma speranzosa, mescoliamo e otterremo La Municipàl.

Il duo originario di Galatina ha da pochi mesi tirato fuori due singoli: Italian Polaroid e I mondiali del ’18. Il nuovo disco uscirà nei primi mesi del 2019, intanto oggi è uscito il nuovo singolo Mercurio Cromo

Vi va di raccontarmi chi sono Giulio e Ludovica? I protagonisti del vostro singolo Italian Polaroid uscito lo scorso Luglio..

Carmine: Italian polaroid è un’istantanea che ritrae la nostra generazione. Giulio e Ludovica sono due ragazzi tra mille e proprio come tanti altri si ritrovano ad affrontare nuove esperienze e a capire che la vita è una grande vasca di m… 🙂

Dobbiamo aspettare ancora molto per il disco nuovo? Ci date qualche anticipazione?

Isabella: L’uscita del nuovo disco è prevista per i primi mesi del 2019, disco che includerà “Vecchie dogane”, “I mondiali del 18”, “Italian polaroid” e il nuovo singolo che si chiama “Mercurio Cromo”.

Il 2016 è stato per voi un anno importante, oserei dire quello della svolta. Infatti avete debuttato con il primo album Le nostre guerre perdute. Prima di arrivare a quel traguardo, quali esperienze avevate alle spalle?

Carmine: Ho cominciato a suonare con la mia prima band a 15 anni, i Cruska, facevamo ska punk, pubblicando poi un Ep per Camion records. Poi ho iniziato a scrivere canzoni di un genere differente e il mio primo progetto solista Romeus è nato poi più tardi grazie alla collaborazione con l’etichetta discografica Sugar con la quale ho pubblicato un album nel 2010, anno in cui ho partecipato anche a Sanremo Giovani. Dopo tanti altri tour e progetti come strumentista, nel 2013 nasce Nu-Shu, dove sono batterista cantante e La Municipàl, nata con mia sorella Isabella un po’ per gioco, in casa ci si ritrovava spesso a suonare insieme e da “Via Coramari” è partito questo percorso insieme.

Faccio un coming out e vi dico che la mia (vostra) canzone preferita è L’universitaria fuorisede. Credo che sia una perfetta fotografia della mia generazione. Vi siete ispirati a qualcuno in particolare o a un momento vissuto in prima persona?

Isabella: Entrambe le cose in realtà. È un brano che parla di lontananza e delle mancanze vissute non solo da chi decide di intraprendere un percorso di vita lontano da casa ma anche da chi resta e in entrambi i casi si è costretti ad accettare la realtà e ad andare avanti, anche se con quella malinconia che è tipica del distacco.

Un altro gran bel pezzo è I mondiali del ’18.. altra istantanea di uno spaccato così reale, se chiudo gli occhi mi sembra di vedere davanti a me quella scena di chi legge il giornale al bar e un po’ si sente vecchio anche se ha appena 30 anni. Da cosa nasce questa canzone? Quanta rabbia c’è e quanta speranza invece?

Carmine: Più che rabbia è presa di coscienza, è consapevolezza della distanza tra i tempi passati e quelli odierni. Ci sentiamo spesso fuori dai giochi, nello sport come a volte nella vita e le due cose si sovrappongono. Il tifare Islanda è però appunto una sorta di auspicio, forse uno spiraglio di speranza nello scommettere altrove, lontano dallo sguardo e dalla convinzione comune.

Io voglio tanto bene a mio fratello più piccolo ma dopo un po’ che stiamo insieme non ci sopportiamo. Trovo dunque molto coraggiosa la scelta di formare un duo musicale composto appunto da fratello e sorella. Quando litigate come fate? Minacciate l’altro di sciogliere il duo? (risata)

Isabella: In realtà andiamo abbastanza d’accordo, certo le peggiori litigate sono state da bambini, ma io ora non graffio più (risata). Il progetto è nato come una scusa per passare del tempo insieme dato che io studiavo a Roma e ora invece siamo molto più a contatto di quanto non ci saremmo mai aspettati! Per questo cerchiamo di non litigare, in realtà ci capita raramente.

Carmine, il 6 Giugno è uscito un tuo nuovo lavoro lontano dal genere che fai con tua sorella. Si tratta di “Nocturnae Larvae Volume Uno” un album in cui esprimi a pieno la tua libertà artistica. L’hai definito il primo capitolo di un concept album, l’altro lato della stessa medaglia. Ti va di dirmi qualcosa in più?

Carmine: “Nocturnae larvae” non è un album con degli scopi ben precisi, non sarà seguito da un tour per scelta, è stato un modo terapeutico per buttare fuori pezzi del passato ed esorcizzare alcune paure profonde; più che una raccolta di canzoni, è una raccolta dei miei incubi in veste elettronica. Deriva dal mio istinto di sperimentare un qualcosa di diverso, distaccandomi un po’ dai miei progetti precedenti, qui emerge sicuramente la mia parte più intima e più oscura.

Che consiglio vi sentite di dare ai giovani che vogliono intraprendere il vostro mestiere?

Carmine: Sicuramente quello di essere se stessi, di non cedere agli artefatti o alle mode e di fidarsi del proprio intuito. Fare quanta più esperienza possibile, la strada più corta non è sempre la migliore soluzione.

Arrivate dal profondo sud, precisamente da Galatina. Quanto vi è pesato venire dalla provincia e quanto invece ha giocato a vostro favore?

Carmine: Le difficoltà maggiori per un musicista che viene dal meridione sono sicuramente a livello logistico, le distanze si allungano ed è sicuramente meno immediato riuscire a suonare e portare in giro la propria musica così lontano da casa. Dall’altro lato invece nella provincia i ritmi sono più lenti ed è un po’ come se il tempo si fermasse e questo, a mio avviso, ti consente di dare maggiore spazio alla riflessività e di conseguenza alla creatività; ogni piccolo paese, pur nelle distanze molto ravvicinate, ha le sue peculiarità e questa è un’enorme ricchezza e fonte di ispirazione.

Un saluto per i lettori di Le Rane…

Un saluto da Carmine e Isabella de La Municipàl, grazie a tutti voi che ci sostenete e che venite a cantare con noi ai nostri concerti, questo è il regalo più grande!

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