Andate a comprare un biglietto per il Multisala di Franco126

È successo. Dopo due anni a immaginarci di bere Peroni da 66 cl e a camminare sul Lungotevere, è accaduto. Multisala, il secondo disco di Franco126 per Bomba Dischi/Island, è nato. Prima o poi doveva succedere e io, come tutti del resto, mi sono chiesta: sarà al livello di Stanza Singola? Franchino ci ha abituati bene: ci ha regalato un bel disco d’esordio e come tale, ci aspettiamo un lavoro che lo eguagli. Adesso non sto qui a riscrivere di quanto abbiamo cantato a squarciagola Brioschi, i nostri video segreti nel cellulare la dicono lunga.

Due anni di lavorazione. Multisala non è nato subito, ma è stato un progetto lento e tranquillo. Franchino è uno che non ha fretta (a differenza nostra) e se una cosa la deve fare la deve fare bene. Multisala è un disco scritto mo’ di copione. Parla di amore, di amicizia, di analisi personale, di tutti quei temi che viviamo ogni giorno. La produzione è stata diretta da Ceri il quale in un dolce post su Instagram ha scritto:

“Quando iniziammo a lavorare ai pezzi mi trovavo in un momento delicato per la mia creatività: pensavo di aver finito le idee e non essere più in grado di produrre. Dopo Stanza Singola inoltre un po’ di pressione la sentivamo tutti. Ma quando trovi l’empatia giusta tutto diventa più semplice”.

Le chitarre sono di Giorgio Poi, alcuni cori di Frah Quintale e i fischi di Gianni Bismark. Come in Stanza Singola, un intero disco con un solo featuring: Calcutta nella ballad Blue Jeans.

E delle volte per vederci chiaro, serve stare al buio / E per essere davvero sicuri, occorre avere un dubbio

Ogni volta che viene pubblicato un disco mi chiedo: “ma davvero è così figo o piace solo a me?”. Così provo a fare una specie di analisi antropologica e uso come fonte quello che è il medium per eccellenza: Instagram. Girovagando di qua e di la ho letto un sacco di commenti. Quello che mi è rimasto più impresso è stato: “una scopata con gli auricolari“. In tutta la giornata non ho letto un feedback negativo che sminuisse l’artista e il lavoro. Che questa estasi sia una conseguenza del grande hype che si è creato nelle ultime settimane? Chi lo sa e sinceramente a me poco importa.

Franco126 – Multisala [Ascolta Qui]
Sono canzoni che parlano di noi

Con questo disco Franchino è entrato ufficialmente nel cantautorato italiano. Non che prima facesse canzonette, per carità, ma in Multisala si sente una maturità musicale, nonostante la sua età. Diciamocelo, la penna di Franchino fa venire la nostalgia anche a chi, i suoi tempi, li ha già vissuti e ha rinchiuso i ricordi in un cassetto.

Di generi ce ne sono diversi. Multisala passa dalla canzone d’autore fino ad arrivare a ritmi funk passando per qualcosa di più disco. Il lavoro si apre con Che senso ha, uno dei brani che ne ha anticipato l’uscita. Il brano parla di cause perse e del fatto che, una volta che il treno è passato, non ha senso difendere qualcosa che alla fine è cambiato.

E lo sai che delle volte non va come deve andare / Ma d’altronde è così che vanno le cose / Che poi restare qua / Che differenza fa?

Seguono poi Blue Jeans e Miopia. Quest’ultimo ha tematiche dolci, ma allo stesso tempo amare. È un brano triste e malinconico: due persone che ci provano, ma che in realtà stanno correndo troppo.

Noi due che ridiamo sempre / Ma non sorridiamo mai

Guardare sé stessi…

Simone e Vestito a fiori sono brani autoriflessivi. Simone parla di amicizia e tutte le contraddizioni che ruotano attorno ad essa facendo, però, anche un mea culpa riguardo gli sbagli e le fragilità. Vestito a fiori, invece, con le sue sonorità bossa nova racconta di un periodo di vita in cui tutto sembra andare storto, e l’unica cosa che vuoi fare è sparire.

Chiudere gli occhi e non vederti più / In un attimo che brucia in fretta / Come un fiammifеro a testa in giù

… e il tempo che passa

E poi è lì, la canzone che canterai a squarciagola per le prossime settimane. Maledetto tempo, brano melodico con sonorità “califanoniane”, è un continuo crescendo. La paura del tempo che passa ci fa dimenticare cosa è veramente importante. Senza dubbio il brano più riflessivo di tutto il disco, un piccolo bignami che ci ricorda di tenere gli occhi aperti e di goderci quei frammenti di vita che passano in fretta.

Il tempo passa / E penso a che avrei fatto in quei momenti / Però con degli occhi diversi / E non lo sguardo che avevamo ieri

Più pop, con uno stile cantautorale degli anni Settanta, sono i brani Accidenti a te, Ladri di sogni e Nessun perché. Anche quest’ultimo fa parte del carousel dei brani pubblicati prima dell’uscita del disco.

E il cielo è solo una stanza senza pavimento / E ti ci puoi perdere dentro in un momento

Si chiude il sipario con Lieto fine, che poi un lieto fine, in fondo, non è. Iniziano a fiorire i dubbi, si preferisce il “non dire” al “dire”, la disperazione di aspettare un momento che, in realtà, non arriverà mai.

Chissà che succede / Dopo un lieto fine / Quando il pubblico in sala si alza e si appresta ad uscire / E restiamo da soli, senza controfigure / Senza più i riflettori / Senza più le battute da dire

Grazie Franchì

Il nostro compagno di notti insonni con questo disco è come se avesse ufficialmente abbandonato quell’idea di giovane artista agli esordi. Per carità, il nostro Franchino è ancora il ragazzetto di Trastevere che passava i suoi pomeriggi sui famosi 126 scalini. Con Multisala è ufficialmente entrato nella musica dei grandi, quella musica che racconteremo ai nostri figli.

Foto in copertina di Gabriele Micalizzi x Rolling Stone

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