In “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi c’è più realtà di quanto pensi
Nel 2017 a Venezia, nel mio periodo da fuorisede universitaria in laguna, andai a una mostra di uno degli artisti contemporanei più controversi del nostro tempo: Damien Hirst. So benissimo che la reazione sentendo il suo nome è da schieramento quasi ideologico. Ok, non è arte che fa commuovere e vi starete chiedendo perché ne stia parlando in un approfondimento di un disco; ma il progetto della mostra “Treasures from the Wreck of the Unbelieveble” era geniale e aveva diverse analogie con “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi.
La mostra era costruita su una crasi tra fantasia e realtà
Girava intorno al finto ritrovamento di un incredibile tesoro nascosto, che non era niente meno che costituito dalle opere dell’artista. Un allestimento gigantesco di verosimili testimonianze, convinceva lo spettatore di aver ritrovato il relitto antichissimo in fondo al mare, in un periodo accavallato tra storico e inventato. “La verità non è importante, è il dubbio a esserlo” questa la massima ben stampata ovunque, con cui Hirst ci induceva all’immaginazione.

A mille ce n’è, in quel mondo fatato per sognar.
Un po’ di anni dopo, in un’era che considera le cose solo se hanno un fine utile e ne ricerca la verità più intrinseca, c’è Lucio Corsi. Con un’altra forma d’arte, quella della musica, ci ricorda quanto sia bello e salvifico immaginare, ma c’è molto di più. È fortemente sinestesico. Le sue musiche sono visive e colorate tant’è che verrebbe quasi naturale provare ad illustrarle.
Passiamo al disco. Volevo essere un duro era tanto aspettato: sia da noi che lo seguiamo da anni, intimoriti che quella bomba scoppiata improvvisamente al Festival di Sanremo potesse fisiologicamente snaturare la bella musica di Lucio, sia da quelli che lo hanno conosciuto solo da qualche mese, curiosi di aprire lo scrigno del tesoro nascosto appena ritrovato.
Volevo essere un duro: dualismo tra realtà e finzione
Siamo a Milano, primi giorni di primavera, cielo azzurro che è un punto in più per questa città. Primi fiori rosa fiori di pesco, un pianoforte, una chitarra e un gruppo definito di giornalisti. Nella cornice retro dei Bagni Misteriosi ad attendere Lucio per farsi raccontare tutto in anteprima.
Volevo Essere un duro è un passo avanti nell’immaginario di Corsi. I suoi primi lavori potevamo definirli esopici. Animali e natura con sembianze umane, protagonisti di una favola con una morale alla fine, che per noi, ascoltatori di Lucio è: essere genuini, autentici e vedere il mondo dalla prospettiva dei sogni.
Da un universo antropomorfo e quasi ovattato, qui, il cantautore toscano, si sposta più verso di noi.
Porta la fantasia a incastrarsi con la realtà, facendoci quasi perdere il senso dell’orientamento nel distinguere ciò che è vero dalla pura invenzione.
Parla di storie di amore, di amicizia e di infanzia, di personaggi esistiti e non, che descrive a volte con tratti fiabeschi caricaturali, tirando in ballo perfino i Promessi Sposi e altre, con tecniche veriste da narratore onnisciente.
A mo’ di Dalla, reinventa i ricordi così da meravigliarsi e inventare un mondo più bello di quello che ci tocca. Non mancano comunque quegli “alberi dell’ombra” maremmani di contorno che, seppur epici, ci confida che mantengono sempre quel potere reale di fare allergia.
Siamo in un limbo, danziamo sulla linea sottile tra la realtà e la magia
Appoggiata sulla coda del piano c’è l’immancabile sciarpa dai mille colori ormai iconica, riflesso tenero di una mente visionaria. Credo che Lucio non abbia ancora ben capito è di essere davvero trendy. D’altronde, la persona più alla moda è quella che con il proprio stile riesce a fare un manifesto dei propri interessi e del proprio modo d’essere.
Per quanto riguarda la musica in sé, con Volevo essere un duro Lucio Corsi spazia molto; la conoscenza armonica è impeccabile tant’è che le canzoni non hanno un giro di accordi ricorrente e ogni esibizione è sempre riarrangiata rispetto alla precedente. Ballad, sonate maggiori, ritmi blues, e pop cantautorale si incrociano con le sue parole. Evidenti sono gli ascolti dei grandi del passato che Lucio cita con orgoglio: Ivan Graziani, Dalla, Rino Gaetano ma anche Blues Brothers e John Cale.
Lo stesso orgoglio con cui Lucio parla della copertina dell’album, riproduzione di un dipinto del ’91 della madre:
È bello vedere che un quadro con cui sono cresciuto, diventi dopo anni una canzone.

9 storie in 9 canzoni
Le canzoni, scritte con Tommaso Ottomano, anche regista dei videoclip, alcune sono nate recentemente, altre anni fa. Ora si incastrano in questo disco “come se fossero tante abitazioni di un condominio e se c’è una che non ci sta perché dà fastidio, bussa all’altra.“
Tu sei il Mattino apre l’album con il riconoscibile giro armonico di pianoforte, che fa da culla a una raffinatissima e allegorica dichiarazione d’amore; amore antidoto allo scorrere del tempo.
Tolse le orecchie dai libri per non farci trovare / mantieni il segreto
Passa dal piano alla chitarra per Sigarette, una canzone che per i più pigri potrebbe apparire not politically correct, ma in realtà è una metafora della vita. È un invito a non fermarsi alle apparenze e al ricrearsi la propria bolla di carezze anche quando sembra difficile.
Spesso infatti non si riesce a divenire ciò che si sognava. Si ha difficoltà, infatti, nello stare in equilibrio su questa terra tonda, pur avendo in testa fin da piccoli un unico credo.
Di Volevo Essere un duro, terza canzone dell’album, con cui ha avuto inizio a Sanremo questa Luciocorsizzazione, cos’altro dire? La conoscete a memoria e ormai ne avrete letto ovunque.

Francis: l’amico immaginario condiviso a più occhi
Francis Delacroix esiste ed è il nome di un fotografo, ma è anche del tutto immaginario, chi può dirlo. Il brano è l’emblema del magico ingarbugliamento tra finzione e realtà di cui parlavamo prima. È un talkin’ blues italiano con cui Lucio racconta le storie del primo amico immaginario condiviso da 4 occhi, quelli suoi e di Tommaso. Un personaggio di Volpiano, che ha il potere magico di “imprigionare in fotografie le voci della gente”.
Francis è un personaggio della bit generation che dorme ovunque, dice che ha fumato a Napoli col Buddha nel camerino di Bob Dylan; lo operano perché cade in un tavolo pieno di bicchieri e poi la domenica va da Mara Venier a farsi i selfie. Dà il titolo alla quarta canzone di Volevo Essere un Duro, poi ritorna anche più tardi, tant’è che Lucio non nega ci possa essere in futuro un Francis Delacroix 2.
L’epicità degli sgangherati
Nell’universo di Lucio Corsi, la Maremma è popolata anche da altre figure che agli occhi degli adulti sono sciatte, ma a quelli dei bambini appaiono mitologiche. Ritmo trionfale e spirito giocoso tipico di un cartone animato d’essai, arricchiscono l’epicità di una divinità di provincia: Il Re del Rave. Con lo sguardo fanciullesco, Lucio descrive il fascino di una figura sgangherata ma mistica.
Il Re del Rave, che hanno messo incinta con dei marchingegni, che arriva a vedere Gesù Cristo che vende i braccialetti, San Francesco alla ricerca dello stregatto e la Madonna che balla sotto cassa.
L’altro affascinante inno degli sciatti e dei reietti è Let There Be Rocko. La sesta traccia è il racconto sfrenato di un compagno delle medie, mostruoso come solo a quell’età si riesce ad essere.
La sua raffinata ironia trova poi l’apice in “Situazione Complicata“.
È una canzone tragicomica, che prende musicalmente in prestito il motivetto da Astronave Giradisco e cita pure Francis Delacroix. È semiseria e ingarbugliata, perché come ci fa riflettere in Questa Vita:
Questa vita ci schiaccia, ma non ha alcun peso, siamo talmente tante ombre diverse che formano l’arcobaleno.
Tutto si chiude con il piano che gira e rigira torna sempre lì, ininterrottamente, nel reale. Nel cuore della notte, dove solo la vera amicizia ci può salvare.

Verso l’Eurovision con la musica autentica in primo piano
Se per quanto riguarda i testi c’è un dualismo offuscato e per nulla definito tra ciò che immaginario e ciò che appartiene al ricordo, al passato; per quanto riguarda la musica, Lucio ci regala un’esperienza autentica e reale.
Lucio Corsi punta tutto sulla verità della musica, quella suonata, sudata, quella ben distante dalla perfezione. Si tiene attentamente lontano dai prodotti patinati del mainstream, dalle basi preparate e dal playback. La sua è di quella musica che preferisce le spie agli in-ear, perché creano un qualcosa di unico e irripetibile.
Proprio per questo, all’Eurovision ci ha spoilerato che non porterà mega coreografie con fronzoli e fuochi di artificio, nemmeno Topo Gigio che è impegnatissimo. In linea con Sanremo, darà luce a musica e parole di Volevo Essere un duro con l’aggiunta dell’armonica, perché: “almeno ho qualche strumento che risuona nel microfono della voce!”.
Le canzoni di Lucio Corsi nascono da dialoghi toccanti col silenzio e la noia.
Sono le parabole attraverso cui ha deciso di affacciarsi al mondo e condividerne la visione. Sono intrise di figure retoriche e ci piacciono perché recuperano quella vena descrittiva e narrativa tipica della musica cantautorale degli anni ’70; da molti anni sostituita da quella con focus su momenti e puri sentimenti.
Con Corsi possiamo iniziare a dire che ogni epoca ha il suo Lucio. Le sue sono canzoni resisteranno ai tempi che cambiano, perché hanno qualcosa di molto potente in loro; quel dubbio, evidenziato anche da Hirst, che rende liberi di re-immaginare la realtà, in tutte le epoche.
Volevo Essere un duro ne è un fantastico ma reale esempio.

Il 10 Aprile inizia il suo lunghissimo tour:
CLUB TOUR 2025
- 10 aprile 2025 – Perugia – Afterlife (data zero) (tutto esaurito)
- 13 aprile 2025 – Bologna – Estragon (tutto esaurito)
- 15 aprile 2025 – Venaria Reale (TO) – Teatro Concordia (tutto esaurito)
- 16 aprile 2025 – Firenze – Teatro Cartiere Carrara (tutto esaurito)
- 18 aprile 2025 – Roma – Atlantico (tutto esaurito)
- 23 aprile 2025 – Napoli – Casa Della Musica (tutto esaurito)
- 28 aprile 2025 – Padova – Hall (tutto esaurito)
- 29 aprile 2025 – Milano – Alcatraz (tutto esaurito)
- 4 maggio 2025 – Milano – Alcatraz (tutto esaurito)
ESTATE 2025 & IPPODROMI 2025
- 12 giugno 2025 – Mestre (VE) – Parco Bissuola
- 14 giugno 2025 – Saint Nicolas (AO) – Musicastelle
- 17 giugno 2025 – Cagliari – Arena in Fiera
- 21 giugno 2025 – Roma – Rock In Roma, Ippodromo delle Capannelle
- 25 giugno 2025 – Bologna – Sequoie Music Park
- 27 giugno 2025 – Trento – Trento Live Fest
- 28 giugno 2025 – Genova – Altraonda Festival – Arena del Mare
- 29 giugno 2025 – Lido di Camaiore (LU) – La Prima Estate – Parco Bussoladomani
- 6 luglio 2025 – Perugia – L’Umbria Che Spacca
- 8 luglio 2025 – Collegno (TO) – Flowers Festival
- 10 luglio 2025 – Arezzo – Mengo Festival
- 13 luglio 2025 – Caserta – Un’Estate Da Belvedere – Belvedere di San Leucio
- 18 luglio 2025 – Sassari – Festival Abbabula
- 19 luglio 2025 – Lanusei (NU) – Rocce Rosse & Blues
- 23 luglio 2025 – Termoli (CB) – Termoli Summer Festival
- 24 luglio 2025 – Montecosaro (MC) – Mind Festival
- 27 luglio 2025 – Laghi di Fusine (UD) – No Borders Music Festival
- 2 agosto – Locarno – La Rotonda by la Mobiliare (Locarno Film Festival)
- 6 agosto 2025 – Catania – Sotto il Vulcano Fest – Villa Bellini
- 7 agosto 2025 – Castelbuono (PA) – Ypsigrock
- 10 agosto 2025 – Locorotondo (BA) – Locus Festival
- 11 agosto 2025 – Lecce – Cave del Duca
- 12 agosto 2025 – Lamezia Terme (CZ) – Color Fest
- 17 agosto 2025 – Gavorrano (GR) – Teatro delle Rocce
- 30 agosto 2025 – San Mauro Pascoli (FC) – Acieloaperto Festival – Villa Torlonia
- 31 agosto 2025 – Mantova – Mantova Summer Festival – Palazzo Te
- 7 settembre 2025 – Milano – Milano Summer Festival, Ippodromo Snai San Siro
Claudia Verini
Sinologa e Musicista. Made in Umbria, ma vivo altrove. Lavoro nella moda, ma solo con la radio in sottofondo. Devo avere ogni giorno qualcosa da raccontare, tant'è che mi piace viaggiare fisicamente e mentalmente. La Sinestesia è la mia figura retorica preferita.