La “Isla Diferente” di Populous: una lunga notte estatica

Isla Diferente, il nuovo lavoro di Populous, può essere classificato solo con un termine: infestante.

L’ho ascoltato in treno lasciandomi alle spalle i mille colori primaverili del Cilento per rientrare nel melting pot romano. Nel distacco violento che ogni viaggio provoca sul mio precario equilibrio sensoriale, il lavoro dell’artista leccese ha prima attutito il colpo e poi alterato la geolocalizzazione tra le lamiere di Trenitalia.

Isla Diferente è, infatti, un altro modo di coccolare le coordinate geografiche di Lanzarote, misteriosa isola delle Canarie e culla compositiva del disco. Luogo selvaggio, esoterico, punto di fusione tra natura e civiltà millenarie, abbraccio orgiastico tra ritmi senza tempo e anime vogliose di evaporare dai rigidi confini corporali.

Il rituale è presto servito: ogni singolo suono, ogni singola parola contribuisce a sparare fiotti di sangue ossigenato e profumato verso il cervello. Il centro di comando risponde rielaborando sensazioni e predispone il corpo a prepararsi ad un altro singolo suono, ad una nuova singola parola.

isla diferente
Isla Diferente
Come fossimo su una enorme spiaggia senza confini, come fossimo ammaliati da presenze notturne capaci di chiuderci gli occhi ed allontanarci dalla fatica dell’esistenza.

Approfondendo l’analisi musicale, il percorso di ricerca e di decostruzione operato da Populous tra ritmi tribali/etnici e plasticità elettroniche riesce a contaminare etichette e narrazioni molto lontane tra loro. Dietro gli scambi naturali di energia si celano occhiate furtive alla Mediterranean Progressive, all’electrofolk, ad elettronica nordica e ad una attitudine quasi blues nel racconto delle emozioni più semplici e nucleari dell’essere umano. Da Ravel a Cosmo, dalla laguna oscura ai suoni ovattati che filtrano nei lavandini di un Club.

Populous è sarto e chimico, è sciamano e vestale, ha scarpe sporche di sabbia e mantelli di fumo bianchissimo.

Il lavoro è impreziosito dalle alchimie di Javier Arce (dal Costa Rica), Eva de Marce (Messico), Esoterica Tropical (Caraibi) e Fuera (Napoli). I testi sono preghiere di rituali collettivi, le parole formule di benedizioni e litanie orgasmiche.

In Luna acida, condivisa con il collettivo napoletano (Fuera), l’italiano si fonde con la habla canaria in un mostro straniante e nelle intenzioni universale. È il punto più alto del disco.

Menzione d’onore alle illustrazioni e al progetto grafico di Daniele Castellano, degne di un disco prog.

Populous – Isla Diferente [Ascolta qui]

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