Federico Mecozzi: giovanissimo direttore d’orchestra al Festival di Sanremo

Federico Mecozzi nasce a Rimini nel 1992. Fin da piccolo capisce che la musica è la sua strada e che il violino sarà il suo migliore amico per sempre. Polistrumentista, a partire dal 2009 collabora stabilmente con il celebre compositore e pianista Ludovico Einaudi, che affianca tuttora dal vivo in lunghe tournée nei più prestigiosi teatri e arene del mondo oltre che nella realizzazione dei dischi come musicista e assistente musicale.

Lo scorso 25 gennaio è uscito “Awakening” (Warner Music Italy), l’atteso album d’esordio è un viaggio sonoro che racchiude e sintetizza le esperienze, i gusti e le contaminazioni sperimentate dall’autore in diversi anni di attività musicale, collaborazioni e viaggi. Un risveglio anche molto personale: con “Awakening”, Federico Mecozzi vuole esprimere la totalità più intima della sua personalità artistica, attraverso un linguaggio che intreccia sonorità pop, etniche, classiche ed elettroniche.

«”Awakening” – sottolinea l’artista – è un risveglio in luoghi e tempi diversi, lontani ma vicini. È anche un po’ la mia soggettiva concezione di musica, priva di confini, categorie, etichette. Ogni brano rappresenta per me un momento o un luogo, o più momenti o più luoghi: sono storie, esattamente come le canzoni, che vorrebbero invitare chi ascolta a viaggiare, con la mente ma anche col corpo, attraverso ritmi ora ampi ora incalzanti».

Inoltre Federico Mecozzi sarà il più giovane direttore d’orchestra di questa prossima edizione del Festival di Sanremo e uno dei più giovani di tutti i tempi. Dirigerà sul palco dell’Ariston l’orchestra di Sanremo nell’esecuzione del brano “Nonno Hollywood”, del cantautore Enrico Nigiotti, in gara fra i big dopo il successo a X Factor.

Ciao Federico, partiamo subito dicendo che sei il direttore d’orchestra più giovane di questa edizione del Festival di Sanremo. Come ti senti?

Mi sento molto eccitato. È un’esperienza che non capita proprio tutti i giorni… Anzi, l’enormità e l’importanza del Festival potrebbero anche mettere un po’ di ansia, però in fondo mi sento tranquillo, carico di energia ma rilassato e positivo (sicuramente anche grazie alle prove che già abbiamo fatto e al clima molto sereno che si è creato).

Porterai con te un portafortuna per le serate sanremesi?

Non sono mai stato troppo superstizioso, probabilmente non lo sarò neanche questa volta…è più probabile che mi porti dietro il violino, che oltre ad essere uno strumento necessario per la mia quotidianità, finora è sempre stato a suo modo un gran bel portafortuna!

Hai già fatto le prove all’Ariston con Enrico Nigiotti. Cosa si prova a stare su quel palco?

Al primissimo ingresso in teatro ho provato una certa suggestione, ma ho anche sfatato un mito: in televisione mi era sempre apparso immenso, invece le dimensioni sono molto più normali di quello che sembra…e anche questo ha aiutato a sentirsi bene. In più, l’orchestra si è dimostrata da subito non solo estremamente professionale (ovviamente) ma anche ben disposta e accogliente; Enrico, poi, è una persona deliziosa che sa metterti davvero a tuo agio, e con lui tutto il suo team.

Quale ruolo pensi che svolga ancora oggi il Festival di Sanremo nel panorama della musica italiana?

Penso che, piaccia o non piaccia, il Festival abbia fatto e continui a fare la storia della musica italiana: alla fine sono pochi quelli che non passano da lì, in gara o come ospiti, giovani o meno giovani, nuovi o veterani. Logicamente la canzone italiana non è solo Sanremo, sia chiaro, ma Sanremo è una bella tradizione alla quale credo si debba voler bene.

Sei un violinista e polistrumentista e suoni da anni con Ludovico Einaudi, pur essendo giovanissimo. Come è cambiata la tua vita in questi anni e quando hai capito che la musica sarebbe stata il tuo mestiere?

È difficile individuare un momento preciso in cui abbia realizzato che avrei vissuto di musica. È accaduto gradualmente ma allo stesso tempo così in fretta da non accorgersene: a livello lavorativo, ho iniziato a 13 anni a suonare liscio romagnolo, musica da ballo in genere, ed è stata un grande palestra (nel frattempo frequentavo violino al conservatorio). Pian piano ho ampliato le vedute e le esperienze, fino a che a 17 non ho incontrato Ludovico, che mi ha coinvolto in questa grande avventura (che continua tuttora, sempre di più) che è girare il mondo al suo fianco: e così scopri orizzonti sempre diversi, apri la mente, conosci realtà umane e musicali distanti dalle nostre che non possono che arricchire il tuo bagaglio, non solo artisticamente.

Il 25 Gennaio è uscito il tuo primo album, dal titolo “Awakening”. Se dovessi scegliere tre aggettivi per descriverlo, quali useresti?

Cosmopolita, luminoso, blu.

Come sono nati i pezzi di questo disco? C’è un momento della giornata in cui ti senti più ispirato?

Sono nati nelle situazioni e nei luoghi più diversi tra loro. Ci sono brani venuti fuori nelle serate riminesi, a volte anche fra amici, e altri nati nel silenzio di una camera d’albergo in Giappone o in America, oppure durante un’escursione in paesaggi australiani meravigliosi. Però una cosa accomuna la genesi di quasi tutti: c’è decisamente un momento della giornata in cui mi sento più predisposto alla creatività e quel momento è notturno.

Non sei certo un violinista classico, ti definirei più pop/moderno. Secondo te i giovani di oggi sono interessati solo alla musica indie, alla trap e al rap o c’è spazio anche per il genere di musica che fai tu?

Chiaramente me lo auguro! …Quello che seriamente mi piacerebbe è poter avvicinare un pubblico anche giovane, che magari difficilmente ascolterebbe un concerto o una sonata classica, ad un genere come il mio che è difficilmente etichettabile, ma contiene sicuramente elementi pop, moderni, utilizzando però uno strumento considerato tra gli emblemi della “classicità” come il violino.

A Marzo partirà il tour che ti vedrà in giro per diverse città italiane. Come ti stai preparando e cosa ti aspetti da un’esperienza del genere che ti vedrà a stretto contatto con il pubblico?

Per la prima volta porterò in giro la mia musica e questo mi emoziona molto, sono a dire il vero curioso di scoprire l’impatto che questa può avere su un pubblico sempre diverso; suoneremo in diversi club e ne sono contento perché ritengo che il club possa essere uno spazio che dona al mio progetto una luce ancora diversa rispetto al teatro. Al momento, comunque, non posso che ritenermi elettrizzato dalla meravigliosa risposta che ho ricevuto nelle due date di presentazione del disco, al Teatro Galli di Rimini.

Grazie per la chiacchierata, un saluto ai lettori di Le Rane…

Grazie a te e a tutti i lettori di Le Rane!

Prossimi appuntamenti live:

2 marzo – Suoneria Settimo (Torino)

4 marzo – Santeria Social Club (Milano)

5 marzo – Bravo Caffè Pagina Ufficiale (Bologna)

6 marzo – Largo venue (Roma)

date in aggiornamento…

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