Se “Tenebra è la notte”, Murubutu allora ne è il faro

Dimenticate la Trap, gli spray al peperoncino, le polemiche sterili, i tatuaggi compulsivi, le tematiche gonfie di nulla. Fatto? [CIT.] Bene, è solo questo il modo migliore per approcciarsi a “Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli“, il nuovo album di Murubutu. Qui non si parla di fenomeni di costume, di mode, si parla di un artista che, proprio attraverso l’assoluta indipendenza da tutto ciò che “funziona”, sforna un album di una profondità unica.

C’è l’hip hop, quello vero. Senza autotune, senza ritornelli buoni per le pubblicità estive. Le liriche arrivano tutte dritte addosso, senza fronzoli. Ovviamente Murubutu non è rapper di primo pelo, lui la scena italiana la conosce sin dalle sue origini, ed il suo percorso è il frutto di una consapevolezza e di una conoscenza di cosa sia esattamente l’hip hop.

Ascolta qui il nuovo album di Murubutu

Tutti i brani sono piccoli racconti, immagini che nell’ascolto la nostra mente è in grado di disegnare in modo impeccabile.

Il singolo, accompagnato dal video, “La vita dopo la notte” è un piccolo gioiello dove ogni pietra è incastonata in modo da creare un equilibrio perfetto. Le basi sono quadrate, essenziali, e anche in questo caso non si cerca il suono “di moda”, ma tutto risulta funzionale al messaggio delle parole. Che sorpresa sentire quanto sia ancora efficace uno “scratch”.

Se la notte è il tema del disco, Murubutu riesce a renderla più luminosa del giorno stesso attraverso i testi, mai scontati, e zeppi di citazioni e riferimenti poetici, letterari ed artistici.

Una nota a parte la meritano anche i featuring che l’album può vantare.

Da un Caparezza che si mette a servizio di Murubutu in “Wordsworth” con tanto di citazione del primo da parte del secondo (“L’uomo visto dalla luna“), a esponenti recenti della scena italiana di un rap di qualità come Willie Peyote e Dutch Nazari (“Occhiali da luna“).

Tenebra è la notte, ma Murubutu la vede benissimo, la racconta benissimo, in un modo che a volte (se non addirittura spesso) può essere definito poesia. Tecnica, talento, conoscenza, ma soprattutto ispirazione trasudano da ogni traccia. Non è facile di questi tempi, e forse è una mossa che non paga, ma forse è proprio solo in questo modo che è possibile sfornare album belli dall’inizio alla fine e che non ti lasciano indifferente all’ascolto.

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