Con l’album di Daniela Pes si re-SPIRA finalmente qualcosa di nuovo
È uscito a metà aprile per Tanca Records, e si è fatto notare soprattutto tra gli addetti ai lavori rappresentando qualcosa capace di distinguersi, di emergere, di brillare rispetto all’enorme quantità di produzione discografica contemporanea. Attenzione, non voglio che il mio appaia un giudizio di merito (anche se lo è, tiè), ma mi piace sottolineare come ancora ci sia lo spazio (purché si abbia la voglia ed il coraggio di farlo) di uscire dai binari del mainstream, dell’easy listening, del catchy (mi scuserà l’onorevole Rampelli per il florilegio nel non italico idioma). Sto parlando di “SPIRA”, l’album di Daniela Pes prodotto da Jacopo Incani (IOSONOUNCANE).
Un viaggio attraverso brividi e pelle d’oca, attraverso sensazioni ed emozioni, dove la voce è la traghettatrice e i suoni (oculatamente scelti) remano in direzione ostinata e contraria rispetto a tutto ciò che normalmente, quotidianamente ci viene fatto ascoltare. Ho avuto la possibilità di scambiare alcune parole con Daniela Pes e di farci raccontare di questo viaggio, di come è nato e di cosa abbia rappresentato per lei.
Domanda forse banale, ma necessaria. Come è nato l’incontro con Iosonouncane e, soprattutto, come è nata la decisione di lavorare insieme a questo tuo progetto?
Dopo anni trascorsi a esplorare vari mondi musicali, ho sentito l’esigenza di fermarmi e comprendere quale fosse la nuova strada da percorrere. Così, in un periodo in cui cercavo di riordinare le tante idee musicali che avevo, grazie a un amico in comune a cui ho chiesto il contatto, ho scritto una mail a Iosonouncane. Ho mandato a Jacopo alcuni brani che avevo tra le mani esprimendogli le mie perplessità, ricevetti da lui conferma dei dubbi che io stessa avevo su quelle mie prime produzioni.
Dopo questo primo scambio di idee, mi ritrovai a scrivere la prima versione di quello che è poi diventato il brano di chiusura del disco, “A Te Sola”. Jacopo, dopo aver ascoltato questo primo nuovo brano, mi ha chiesto di inviargli qualsiasi cosa avessi scritto e arrangiato da li in poi. È iniziato cosi uno scambio di idee che ci ha portato un anno dopo ad incontrarci per iniziare a lavorare sulle produzioni.
Affidarsi ad un produttore importante e carismatico come lui può generare quella che nel calcio viene definita “sudditanza psicologica”, ovvero il rischio di essere sopraffatti nelle scelte e nella visione artistica. Per voi è stato invece facile trovare il vostro equilibrio artistico, mediando nelle scelte e nelle decisioni o, addirittura, non c’è nemmeno mai stato il bisogno di mediazione perché la visione di entrambi era la medesima?
La mediazione è parte integrante della collaborazione tra due artisti che si trovano in uno stesso viaggio creativo. Per questo parlerei più di “Direzione Artistica Condivisa” con un artista che stimo immensamente. Le idee di entrambi hanno sempre trovato naturalmente un punto d’incontro. La capacità di Jacopo di saper descrivere l’immagine dei singoli brani, ha reso più chiara e nitida la direzione che stavamo intraprendendo. Non ci sono mai state scelte forzate. Mi rende molto orgogliosa il risultato del lavoro svolto assieme. Non avrei potuto portare avanti un lavoro di questo tipo in maniera cosi accurata, rispettando i miei tempi creativi e fisiologici, con nessun altro.
Sardegna-musica. Ho imparato da voi sardi che il legame con “s’isula” è qualcosa che di intimo, intenso e difficilmente spiegabile a noi continentali. Quanta Sardegna c’è nella tua musica e quanto è importante scrivere e comporre vivendo in Sardegna?
Confermo di avere un legame molto profondo ed intimo con la mia terra. Non mi sento di dire che sia diverso da quello che ogni persona ha con il suo luogo di nascita. Ho scritto “SPIRA” quasi interamente in Sardegna: sono stati tre anni di lavoro, di cui due vissuti in “lock-down”. Questa dimensione ha amplificato i paesaggi e i silenzi che caratterizzano il posto in cui sono cresciuta, influenzando sicuramente la creatività e l’ispirazione di quel periodo.
C’è una non-lingua nel tuo cantato, o meglio, non c’è una lingua definita e definibile. Si mescolano il dialetto gallurese, l’italiano e fonemi che hanno il compito più che di “far capire”, di “far sentire” (nell’accezione di “sentimento”). Questa è sicuramente una scelta forte e coraggiosa, e ancora di più se applicata a sonorità non certo mainstream. Ti chiedo da dove nasce questa scelta e se pensi che la porterai avanti facendola diventare caratterizzante della tua musica o è strettamente legata a questo progetto specifico?
La scelta nasce proprio dalla voglia di “sentire” e non limitarsi ad un unico messaggio o senso. Non volevo che fosse un lavoro legato ad una lingua o ad una regione. Sentivo di voler andare in un certo senso “oltre” lasciandomi guidare dall’istinto, avevo voglia di fare un lavoro che arrivasse direttamente “alla pancia” e che trovasse un senso diverso per ognuno. Questa scelta ha significato tanto per me in questo lavoro, ma nulla è certo e definito sul futuro.
Restando in ambito del “ciò che sarà”, questo lavoro per vari motivi ha avuto una gestazione particolarmente lunga (anche legata agli accadimenti del pianeta degli ultimi anni); senti quindi già ora la necessità di scrivere e pubblicare nuova musica o, nonostante tutto (e al di là della promozione ovviamente), questo progetto al momento è rappresentante del tuo presente non solo artistico, ma personale?
Completare questo disco ha richiesto tre anni di lavoro intenso e nonostante abbia già diverse altre idee in testa, sento il bisogno di godermi l’aver portato a termine anni di ricerca musicale e sperimentazione creativa in studio, suonando tutto questo dal vivo. Sono costantemente alla ricerca di nuovi input ma mi sento tutt’ora pienamente rappresentata dal lavoro che ho fatto, pur avendo già una grande voglia di esplorare altrove.
Ultima domanda, abbiamo parlato un po’ di ciò che è stato, di ciò che è… tocca al ciò che sarà. L’anno scorso hai avuto la possibilità di aprire alcuni live di Iosonouncane proponendo al pubblico uno scorcio della tua musica. Stai già lavorando ad un live tutto tuo da proporre questa estate? Ci puoi già fare degli spoiler
Per il tour estivo presenterò “SPIRA” con un live-set in duo, accompagnata da Maru, musicista con il quale eseguirò integralmente il disco.